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 2009  agosto 22 Sabato calendario

ADDIO BARBIERI SALONI IN ESTINZIONE


Rasatura off limits nei paesi. E in città il parrucchiere diventa unisex

ROMA - Si danno appuntamento una volta al mese per organizzare delle spedizioni nel paese vicino. Sono gli "inconsolabili" di Manoppello, cittadina in provincia di Pescara, da tempo orfani di un barbiere. Pur di non rinunciare al gusto di quella pelle vellutata, a quel taglio di capelli fatto all´antica e, soprattutto, a un´ora di piacere misto a relax, partono in missione per raggiungere la barberia del vicino comune di Lettomanoppello. Tutto questo da quando il salone del vecchio artigiano del paese ha appeso un laconico, ma irreversibile, avviso: "Chiuso per lutto". Da allora non c´è stato verso di trovare un sostituto. E gli orfani di Manoppello non sono certo gli unici. In tutta Italia, da qualche anno a questa parte, la caccia accomuna i maschi di ogni età. Le vecchie barberie, infatti, sembrano inghiottite nel nulla. Scomparse dai paesini e sostituite, nelle più organizzate metropoli, da negozi all´ultima moda. Vetrine high tech e pubblico unisex. Taglio in perfetto stile George Clooney ma, di barba col morbido pennello, manco a parlarne. Insomma, tutta un´altra storia.
«Non ci sono più i barbieri anche perché non esistono più le scuole», spiega Gino Sasso, vice presidente del Collegio dei barbieri di Roma e proprietario di una boutique a due passi da Piazza Navona. «Adesso i giovani possono frequentare la scuola per acconciatore da uomo che però non insegna come fare la barba», aggiunge. Ma, la vera fine delle barberie è l´inevitabile conseguenza di situazioni analoghe a quella di Manoppello. Erano infatti gli artigiani dei paesi ad alimentare la professione. Loro, tra un colpo di forbice e una spruzzata di schiuma, insegnavano il mestiere ai più giovani che, una volta carpito il segreto del taglio perfetto, si trasferivano in città. Adesso tutto questo non esiste più. «La stessa Comunità europea ha cancellato la figura del barbiere - precisa Sasso - e i nuovi acconciatori non sono più capaci di fare la sfumatura con le forbici. Tagliare i capelli è come una pittura, un lavoro di strati che deve tenere conto dei difetti di ogni testa».
Come vanno le cose lo sa bene il fotografo Armando Rotoletti che ai barbieri siciliani, i più antichi per tradizione, ha dedicato una mostra fotografica: «Sono tornato negli stessi luoghi che avevo visitato negli anni ´90 per realizzare "Barbieri di Sicilia" e le barberie erano scomparse del tutto. Come polverizzate». Per Rotoletti la bottega del barbiere era un luogo senza tempo. Di più: «Un´istituzione sacra e più temibile della chiesa che dominava la piazza principale».
Tra i pochi ancora in grado di domare zazzere arruffate e basette asimmetriche c´è Antonio Di Renzo, il giovane barbiere di Lettamanoppello. Quello, insomma, dove si recano in singolare cordata i cittadini del comune confinante. «Ho tentato invano di prendere in gestione il salone del barbiere defunto a Manoppello - racconta - ma niente da fare, l´Asl ha sollevato questioni insormontabili». Di Rienzo, 33 anni, sa di essere una rarità. E lavora per questo: «Ho studiato alla scuola professionale di Chieti e mi sono specializzato nei tagli al maschile. Faccio continui corsi di aggiornamento e so di essere quasi il solo che esercita questa professione intorno ai 30 anni».
Le poche eccezioni metropolitane, invece, sono un lusso a "cinque stelle". il caso di Francesco, coiffeur napoletano antico nello stile ma giovane di età che armeggia con sofisticato strumenti da Wonderfool, una spa maschile nel centro della capitale. Per lui è stata allestita una sala all´antica. Tra i rischi dei nuovi parrucchieri per uomo, inoltre, c´è quello del taglio eccessivamente unisex. Quello che, insomma, trasforma le donne in tante maschiette e viceversa. Da Wonderfool le cose vanno diversamente: «Gli uomini hanno dato segno di apprezzare tantissimo questa figura», spiega il proprietario prospero Di Veroli. «Paiono aver recuperato il tempo dedicato al relax perduto».