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 2009  agosto 25 Martedì calendario

Autunno caldo sui salari aziendali - Spaccatura sulla proposta del governo in materia di contrattazione territoriale e sugli sgravi - Ha diviso i sindacati la proposta del ministro del welfare, Maurizio Sacconi, sulla differenziazione dei salari e sulla contrattazione di secondo livello detassata al 10%

Autunno caldo sui salari aziendali - Spaccatura sulla proposta del governo in materia di contrattazione territoriale e sugli sgravi - Ha diviso i sindacati la proposta del ministro del welfare, Maurizio Sacconi, sulla differenziazione dei salari e sulla contrattazione di secondo livello detassata al 10%. Tema sul quale sindacati e parti sociali l’anno scorso avevano raggiunto un accordo che non fu firmato dalla Cgil. Contro la posizione del governo si annuncia un «conflitto durissimo in autunno» a giudizio di Giorgio Cremaschi, segretario nazionale dei metalmeccanici della Fiom perchè «il governo», ha affermato, «vuole limitare in maniere autoritaria la libertà di contrattazione e ridurre il salario del contratto nazionale. E lo fa usando la leva fiscale in maniere discriminatoria tra i lavoratori quando questi sono tutti allo stesso modo creditori di una maggiore giustizia fiscale».« chiaro», ha proseguito Cremaschi, «che in questo modo il governo propone una soluzione al problema dei salari che è persino peggiore delle gabbie salariali proposte dalla Lega: quelle infatti sarebbero regione per regione, secondo Sacconi invece dovremmo avere le gabbie azienda per azienda. Siamo alla rottura e l’autunno sarà segnato profondamente da queste scelte del governo». La necessità di collegare i salari al territorio e alla produttività è stata riaffermata ieri dal ministro per lo sviluppo economico, Claudio Scajola, mentre il segretario confederale della Cgil, Agostino Megale, in polemica con Sacconi ha affermato che è impensabile «distribuire produttività che non c’è quando in autunno la crisi produrrà licenziamenti e difficoltà di occupazione». Una posizione conservatrice, l’ha liquidata il portavoce del Pdl, Daniele Capezzone, che ha definito «coraggiosa e innovativa» l’iniziativa del ministro Sacconi che ha trovato concordi le parti sociali e la gran parte delle forze sindacali, dalla Cisl alla Uil all’Ugl. I segretari generali di Cisl Raffaele Bonanni e Uil Luigi Angeletti hanno rilanciato chiedendo la detassazione integrale del secondo livello mentre il segretario confederale della Cgil Susanna Camusso ha accusato il ministro di avere una «visione paleoindustriale». Favorevole Confindustria a spostare il baricentro della contrattazione dal livello nazionale a quello aziendale mentre l’a.d. di Intesa San Paolo, Corrado Passera ha definito corretta la linea di Sacconi che intende premiare le imprese che investono e ha detto di vedere favorevolmente l’ipotesi di «premiare fiscalmente i salari di produttività». «I salari dei lavoratori vanno collegati al territorio e alla produttività delle imprese mentre le gabbie salariali sono un fenomeno del passato e non le vuole nessuno», ha sottolineato il ministro Scajola, «se pensiamo di poter tornare indietro ed agganciare al costo della vita le retribuzioni, incorreremo irrimediabilmente in una difficoltà insormontabile. Dobbiamo riuscire a premiare la produttività e le imprese che investono gli utili proprio nell’ammodernamento». Secondo il ministro «ci sono distretti che hanno una necessità di avere una particolare attenzione», ha affermato, «la Brianza, uno dei distretti produttivi che maggiormente esporta nel mondo, nel secondo trimestre di quest’anno ha avuto un aumento di ordini dall’estero del 7,6%. Questo significa che quei distretti, che sono uno strumento dell’economia concreta e reale italiana molto importante, devono essere un perno per la ripresa dell’economia del nostro Paese. E allora anche in quei distretti si può ragionare di trattamenti e di contrattazioni particolari». Se Confcommercio si è dichiarata d’accordo con la proposta Sacconi, perchè, ha sostenuto, la costruzione di ricchezza, l’efficienza e la produttività delle imprese, più che la loro localizzazione, sono la priorità del paese, e occorre «partire dall’accordo sulla riforma dei modelli contrattuali quale base utile per proseguire il confronto tra le parti sociali», secondo Rivolta, presidente della commissione lavoro di Confcommercio, Stefano Fassina, responsabile finanza pubblica del Pd, ha puntato il dito contro Sacconi reo di aver «compiuto uno strappo unilaterale sull’accordo per il modello contrattuale» e per la volontà di realizzare le gabbie salariali per via contrattuale attuando così, è la tesi, il diktat della Lega «che ricatta le parti sociali sulla detassazione, per una ricetta che peggiorerà le retribuzioni per milioni di lavoratori». E a dargli man forte contro Sacconi è sceso in campo anche l’ex ministro del lavoro, Cesare Damiano, ora responsabile lavoro del Pd, che ha parlato di «grottesco ricatto sulla contrattazione decentrata con la minaccia di togliere gli incentivi», sostenendo che l’unica strada è quella «dell’aumento del potere d’acquisto delle retribuzioni, per ridare fiato ai consumi e all’economia».