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 2009  agosto 25 Martedì calendario

MULTA MA NIENTE ESPULSIONE PRIMA CONDANNA PER CLANDESTINITA’ - FIRENZE

Senza saperlo Samer, un ladro di biciclette di origini giordane, da ieri ha bat­tuto due record: è il primo ex­tracomunitario ad essere stato condannato in Italia per il nuo­vo reato di clandestinità e pro­babilmente sarà il primo clan­destino che, nonostante la con­danna, resterà in Italia. Sempre da irregolare, naturalmente.

Samer Al Shomalij, 28 anni, residenza ufficiale in Palestina, è stato processato ieri mattina dal giudice di pace di Firenze che, su richiesta del pm, gli ha inflitto una sanzione di 5 mila euro in alternativa al provvedi­mento di espulsione. Samer sta scontando una condanna a tre mesi di carcere a Solliccia­no per aver rubato una biciclet­ta nel centro di Firenze. Si giu­stificò sostenendo che gli servi­va per lavoro e poi l’avrebbe re­stituita, proprio come nel film di De Sica.

Una volta scontata la pena Samer sarà un uomo libero. Fatto giuridicamente strampa­lato perché il giovane è stato raggiunto anche da un provve­dimento di espulsione deciso – stavolta in sede amministra­tiva – dal prefetto perché, do­po essere stato bloccato dalla polizia, si rifiutò di mostrare documenti e fornire le proprie generalità. Insomma un caso complicato. «Non per la natura dei reati commessi, ma per la difficile interpretazione della nuova legge ricca, quella sul­l’immigrazione, costellata di punti poco chiari e incongruen­ze – spiega Graziella De Rio, l’avvocato difensore ”. Anche in aula si capiva che c’erano dif­ficoltà evidenti sia per la dife­sa, che per l’accusa e per lo stesso giudice». Oltretutto la legge italiana parla chiaro: nes­suno può essere condannato per uno stesso reato. Dunque Samer, una volta libero, sarà un clandestino non imputabile per clandestinità. Anche se, una volta fermato e identifica­to, potrebbe essere espulso in ottemperanza del provvedi­mento del prefetto. Oppure fi­nire nuovamente in carcere (si­no a 5 anni) come previsto dal­la nuova legge per poi uscirne ancora da «libero clandesti­no ». Insomma, il classico circo­lo vizioso.

Dietro la burocratica fred­dezza dell’intricato caso giudi­ziario si nasconde anche una vicenda umana. Samer ha rac­contato al giudice di pace di es­sere arrivato in Italia dopo un lungo cammino della speran­za, dalla Palestina sino alla Gre­cia. L’Italia sarebbe dovuta es­sere solo una tappa del viaggio prima dell’arrivo alla destina­zione: la Germania. Poi la deci­sione di restare a Firenze a la­vorare nel negozio di pellami di un cugino. La difesa aveva chiesto al giudice di disporre una perizia psichiatrica sull’im­putato. «Ho sollevato dubbi sulla sua capacità di intendere e di volere», ha detto l’avvoca­to De Rio. Richiesta respinta.

Durante l’udienza il giudice avrebbe dovuto discutere le po­sizioni di una ventina di altri immigrati, controllati e denun­ciati per clandestinità. Ma, in accordo con i difensori degli imputati, il giudice ha applica­to la sospensione feriale dei ter­mini processuali. Nuova udien­za il 25 settembre.