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 2009  agosto 25 Martedì calendario

Notizie tratte da: Eva Cantarella, Dammi mille baci, Feltrinelli 2009, pp. 192, 15 euro.Baci Nell’antica Roma basium era il bacio erotico di Catullo, savium quello scambiato con l’amante o una prostituta, osculum il bacio in famiglia

Notizie tratte da: Eva Cantarella, Dammi mille baci, Feltrinelli 2009, pp. 192, 15 euro.

Baci Nell’antica Roma basium era il bacio erotico di Catullo, savium quello scambiato con l’amante o una prostituta, osculum il bacio in famiglia. Baciandole sulla bocca, gli uomini potevano accertarsi che le donne di casa non avessero bevuto vino, bevanda vietata al sesso femminile nei primi secoli della città. Una legge attribuita a Romolo consentiva al marito di uccidere la moglie sorpresa in cantina, dove il vino era conservato.

Padri Il pater familias romano, padrone assoluto. Un’altra legge attribuita a Romolo gli dava il potere di percuotere i figli, incarcerarli, costringerli a lavorare nel proprio fondo, venderli e ucciderli. Il potere sui figli non cessava con la maggiore età: dalla sottoposizione al padre i figli si liberavano solo nel momento della sua morte.

Figli Dopo il parto, il neonato maschio veniva deposto a terra ai piedi del capofamiglia, che lo sollevava, alto sulle braccia. Se il neonato era una bambina, il capofamiglia si limitava a dare l’ordine di allattarlo. Non sollevare il bambino significava non accettarlo: l’ordine implicito di abbandonarlo.

Aborto Al tempo di Romolo l’aborto procurato dalla moglie all’insaputa del marito era una giusta causa di ripudio. All’inizio del III secolo d.C. diventa un illecito penale pubblico, non per motivi etici ma perché viola un diritto maschile: è considerato indegno che la donna possa defraudare il marito della prole.

Aspettativa Per i romani il feto è spes animantis, l’aspettativa di una vita umana.

Maschi I figli maschi, anche una volta raggiunta la maggiore età, continuavano a non possedere un patrimonio proprio. Disponevano del peculio, una somma di denaro che il padre dava loro ma che poteva anche revocare. «Frequentemente coloro che erano oppressi dai debiti insidiavano la vita dei loro genitori» (Giustiniano, VI sec. d.C.).

Delle pene La pena del sacco: i parricidi chiusi in un sacco con un cane, un gallo, una vipera e una scimmia. Il sacco, ricoperto di pece, veniva issato su un carro trainato da un bue nero, condotto sulle rive del Tevere e gettato nelle sue acque. La pena per il debitore insolvente: nei primi secoli di Roma veniva ucciso e il suo cadavere, tagliato a pezzi, distribuito tra i creditori.

Matrone Nel 390 a.C. a rendere la libertà a Roma conquistata dai Galli furono le matrone che offrirono tutto il loro oro. Le donne conquistarono così il diritto all’elogio funebre, fino a quel momento riservato agli uomini.

Amanti « male amare la propria moglie come se fosse un’amante» (Seneca).

Prostitute. Lupae, scorta (neutro scortum, anche per i prostituti), meretrices (dal verbo merere, meritare, guadagnare), ambulatrices (passeggiatrici), circulatrices, noctilucae (lucciole, se esercitavano di notte), bustuariae (tombarole, se frequentavano le vie dei sepolcri, al di fuori delle mura) ecc.

Capelli rossi A differenza delle matrone, le prostitute indossavano la stola, una veste maschile che lasciava scoperte le ginocchia, e avevano i capelli tinti di rosso, o una parrucca di questo colore.

Prezzi Tariffe di una prostituta: da due assi (mezzo sesterzio, l’equivalente di un bicchiere di vino), fino a otto volte tanto (più della paga giornaliera di un soldato). Nel IV secolo d. C. Costantino introdusse una tassazione regolare per le prostitute.

Dissolute «Da quella che va scalza per le strade della città a quella che si fa portare in lettiga da schiavi siriani, le donne, tutte, senza scampo, sono dissolute» (Giovenale, sesta satira).

Piacere Il vero maschio romano doveva prendere piacere, non procurarlo.

Potere Il civis romanus deve imporre sempre la propria volontà. Mai, nemmeno in campo sessuale, deve essere sottomesso. L’usanza di sodomizzare i nemici sconfitti.

Dissoluti Il pallore e la calvizie come segni di passività sessuale. Cesare, che era calvo e chiaro di carnagione, aveva fama di grande amatore di donne ma era notoriamente bisessuale, amante anche passivo, almeno in gioventù. Nel II secolo a.C. il pretore aveva stabilito che i passivi non potessero fare gli avvocati. Nel IV d.C. la repressione si fece più feroce: «Quando un uomo si accoppia come se fosse una donna... comandiamo che le leggi si levino, che il diritto sia armato dalla spada vendicatrice» (dall’editto di Costanzo e Costante, figli di Costantino).