Guido tiberga, la stampa, 24/8/2009, 24 agosto 2009
Non si corre per mangiare, si mangia per correre. Chi ha una certa familiarità con il jogging lo sa benissimo, presto lo scopriranno anche i corridori del dopo vacanza, quelli che come ogni fine estate si presenteranno nei parchi convinti di poter imitare Bolt e Bekele
Non si corre per mangiare, si mangia per correre. Chi ha una certa familiarità con il jogging lo sa benissimo, presto lo scopriranno anche i corridori del dopo vacanza, quelli che come ogni fine estate si presenteranno nei parchi convinti di poter imitare Bolt e Bekele. Ottimisti convinti che dieci minuti di corsa siano un bonus per abbuffarsi impunemente. Fachiri involontari convinti che sudare significhi dimagrire, che corrono sotto il sole avvolti in tute impermeabili buone al limite per le piste da sci. Delusi prossimi venturi, destinati ad abbandonare la corsa per avere sfidata con l’atteggiamento (e l’abbigliamento) sbagliato. Peccato, perché correre è bello, a patto di saperlo fare. Il vantaggio, rispetto a tutti gli altri sport, è che imparare è facilissimo. Quando correre? Tolte le ore più calde, ogni momento è buono: uscire al mattino permette ai polmoni di respirare un po’ meno smog, uscire la sera aiuta a scaricare i nervi accumulati sul lavoro. Insomma, correte quando avete tempo. Sappiate però che quasi tutti gli esperti consigliano di correre appena svegli. «Anche digiuni e senza lavarsi nemmeno la faccia - spiega Stefano Baldini, campione olimpico di maratona ad Atene -. La doccia di ossigeno appena alzati aiuta ad affrontare con lucidità il resto della giornata, correre a stomaco vuota aiuta l’organismo a bruciare i grassi. Inoltre correre di mattina mette in moto un complesso meccanismo di depurazione del corpo: si smaltiscono le scorie e si affronta la giornata con un peso in meno...». Dove correre? Il bello della corsa è che si può fare dappertutto: non servono né campi, né palestre né piscine. Potendo scegliere, meglio evitare l’asfalto e soprattutto il cemento: all’inizio siete elastici come una palla da bowling, ogni passo è una botta che dai piedi risale alle caviglie, alle ginocchia e persino ai reni. Un parco, una via sterrata sono l’ideale: attenzione agli ostacoli, però, quando si è stanchi infilare il piede in una radice può avere conseguenze pesanti. E poi non esagerate con l’autoseverità: correre nel verde e tra gli alberi è più bello che girare intorno a un parcheggio. Le gambe faranno la stessa fatica, ma la testa sarà più contenta. Quanto correre? All’inizio andate piano, alternate la corsa al passo e concedetevi un giorno di riposo dopo ogni uscita. E se proprio volete battere il vostro «primato personale» cercate di correre un minuto di più, piuttosto che percorrere lo stesso percorso in un minuto di meno. L’importante è non smettere, specie se volete dimagrire. «Una persona che corre, priva di qualsiasi allenamento, brucia in media una quantità di grassi equivalente a un granellino di sabbia ogni mezzo secondo. Bastano però quattro settimane di attività e il corpo consumerà una misura cinquanta volte superiore a quella iniziale...». Perché correre? La domanda non esiste: si corre perché si vuole correre. Tutto il resto non conta, qualunque sia la ragione che vi ha portato a fare il primo passo. Dopo le prime settimane di fatica, le motivazioni della corsa staranno tutte «dentro» la corsa. Voglio vedere se riesco a correre per un’ora senza fermarmi. Se riesco ad arrivare in cima a quella salita. Se riesco a fare dieci chilometri in meno di cinquanta minuti. Troverete sempre qualcuno - vostra moglie, il vostro fidanzato, i vostri colleghi - che continuerà a tormentarvi con i suoi perché. Fregatevene, gli «altri» non possono capire. Loro, in cima alla salita, non ci arriveranno.