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 2009  agosto 24 Lunedì calendario

DA WALL STREET ALLA BICI LA BROKER CAMPIONESSA


Benedetta crisi. Cancelli il passato, fissi gli obiettivi. Basta coi numeri, i soldi da investire, i folli ritmi di lavoro, le montagne russe di Wall Street. E fuga dalla scrivania, liberandosi di tailleur e affini, abbigliamento da donne in carriera. Il presente è sempre denso di fatica, alleviata però dal piacere di inseguire una passione. In sella a una bici, prima compagna di fugaci avventure da ciclista della domenica, ora fedele scudiera di scorribande lungo le strade del successo. Evelyn Stevens, chi era costei? Nessuno o quasi, prima d’ora. A 26 anni compiuti, un’illustre sconosciuta nel mondo dello sport, perfino in quello a stelle e strisce, vale a dire quello di casa sua.
La conoscevano a malapena tra Wall Street e dintorni. Un buon lavoro, il suo. Dispendioso ma remunerativo. Cinquanta ore a settimana, sempre con l’occhio e la mente rivolti ai movimenti del mercato borsistico americano. Il passato sportivo se l’era messo alle spalle già da tempo: le piaceva il tennis, l’aveva giovato a livello di college. Niente più racchette per lanciarsi nella mondo della finanza, via Lehman Brothers, il colosso che sarebbe diventato il simbolo della crisi mondiale. E da lì a Gleacher Mezzanine, il fondo per cui ha lavorato fino a un paio di mesi fa. Giugno scorso, il momento della svolta. stato allora che Evelyn ha deciso di cambiar vita.
Cambiare per provare. Una bici da corsa, a dire il vero, l’aveva presa più di un anno prima. Obiettivo primario: tenersi in forma. Poi, si sa, l’appetito vien mangiando: prime uscite con gente più esperta, tanto per vedere l’effetto che fa. E che effetto. Una volta, insieme a due amici, ciclisti veri, nel New Jersey, inerpicandosi su per una collina, dalle rive del fiume Hudson salendo per un miglio e mezzo. Un uomo ben allenato in media ci impiega 6 minuti, lei fermò il cronometro a 5 giri d’orologio.
Qualcuno cominciò a farsi l’idea che lei fosse nata per correre in bici. Allora meglio provarci, sempre a livello amatoriale. Un po’ di corse, tanto per capire fin dove poteva arrivare. Vita dura, però, conciliare lavoro e passione. Dura ma esaltante. Durante l’inverno, i primi seri allenamenti. Agli ordini di Matt Koschara, uno che se ne intende. Poi, roba della primavera scorsa, ecco le sue qualità che hanno preso ad emergere: successi in serie, a livello amatoriale. Prima nel Tour of the Battenkille, poi nella cascade Cycling Classic. Tanto valeva provare a fare sul serio, chiudendo per sempre i conti con Borsa e investimenti (la crisi finanziaria ci ha messo del suo nel farle prendere la decisione) per giocarsi la carta del ciclismo.
Una carta vincente piazzata sul tavolo del ciclismo internazionale. Non un miracolo, secondo gli esperti. Comunque una storia su un milione, come l’ha definita il Wall Street Journal. Non l’esempio di come sudore e sacrificio aprano tutte le strade possibili. Piuttosto il quasi casuale incontro con un talento che pareva nascosto.
Perché Evelyn Stevens i segreti delle sue qualità le aveva dentro. Non nei muscoli che non ha, non nel gran fisico che neppure possiede. Qualità segrete, appunto, a lungo nascoste. Quelle che le permettono di produrre un’energia inimmaginabile per una ragazza col suo fisico e la sua ben relativa dose di allenamento.
Al primo vero test cui s’è sottoposta fu capace di produrre 310 watt di potenza per 5 minuti, quando una ragazza del suo peso riesce a produrne a malapena poco più di 200 e un’atleta professionista riesce al massimo a spingersi a 350. Fisico da peso mosca, grande potenza: una miscela esplosiva che le consente di scalare con una velocità senza eguali tra le rivali finora affrontate e, soprattutto, «il segreto che fa di lei la star che è diventata», per dirla con parole del suo allenatore. Roba da autentico fenomeno.
La Route de France è stata la sua consacrazione. Non fosse stato per una caduta, forse sarebbe stata in corsa per il successo finale. Non male neppure il secondo posto ottenuto, a un tiro di schioppo dalla vincitrice Kimberly Anderson, con tanto di successo parziale nella quarta tappa della celebre corsa in terra francese, la Vierzon-St Pourcain sur Sioule.
Niente male per chi fino a un paio di mesi fa lavorava nella finanza e che ora si gode la nuova vita: «Mi sento bene quando corro, e poi al ritorno a casa navigo su Internet, cucino, spedisco e-mail, leggo libri, esco. molto bello, davvero». Si gode la nuova vita, senza grilli per la testa. Anche se adesso viene il bello. Tra un mese, sarà tempo di Mondiali. Nessuna garanzia, in attesa delle convocazioni.
Ma c’è chi giura che un posto nella squadra femminile statunitense lo merita fin da ora. Del resto, se gli esperti dicono il vero, è lei il più grande fenomeno del ciclismo americano da decenni. Connie Carpenter, connazionale, medaglia d’oro alle Olimpiadi del 1984, la definisce «incredibile», ma attende conferme: « già bravissima, ora dovrà dimostrare di potere diventare davvero grande».
Solo questione di tempo, secondo Matt Koschara, il suo allenatore: « la ciclista più completa con cui mi sia mai capito di lavorare. incredibile. Ho grande fiducia in lei. Sono certo che prima o poi diventerà la nuova campionessa del mondo».
Il miracoloso approdo di un incredibile viaggio, lungo solo un paio di mesi. Dalla scrivania alla bicicletta. Dai fondi d’investimento alle corse, dal mondo della finanza allo sport. Dalla fatica mentale a quella fisica, passando per una nuova vita. Lei si allena con l’amata bici, fa fatica, suda, e si gode non solo le salite ma anche l’aria aperta, gli allenamenti e una dimensione che le permette di avere più tempo per se stessa. Mentre i suoi colleghi ne seguono le imprese su internet, con un misto di ammirazione e invidia.