Pablo Trincia, La stampa 22/8/2009, 22 agosto 2009
IL GRANDE BUSINESS DEL RAMADAN
Chiedete a un businessman musulmano quale sia il mese peggiore dell’anno per fare affari nel suo Paese, e quasi sicuramente vi risponderà: il Ramadan. Quattro settimane di digiuno e purificazione spirituale dall’alba al tramonto significano orari di lavoro ridotti, impiegati più svogliati e irritabili, produttività al minimo in molti settori dell’economia. In Europa però qualcuno ha capito che il Ramadan è anche un potenziale nuovo mercato, rivolto a una comunità tanto estesa quanto finora ignorata: gli immigrati. In Francia grandi catene di supermercati come Auchan, Leclerc, Super U e Casino in questi giorni hanno riempito gli scaffali di cibi halal, ovvero consentiti ai musulmani: dalla carne di animali macellati secondo il rigido rituale della dhabihah (il cui scopo è quello di non far soffrire l’animale) a una gamma di vegetali e latticini utilizzati per ogni pietanza, marocchina o indonesiana che sia. Le regole sono semplici. Niente carne di maiale o derivati. Niente sangue. Niente pesce che non sia morto per soffocamento fuori dall’acqua. E ovviamente, nessun cibo o bevanda che contenga alcol.
Non c’è solo l’Europa, c’è soprattutto l’Oriente. «In certe aree la popolazione musulmana rappresenta il 30 per cento della clientela e i prodotti specifici per i musulmani possono costituire fino al 6-7 per cento dell’incasso totale», ha spiegato il consulente alimentare George Chétochine al quotidiano «Le Monde». Secondo una rivista specializzata malesiana, il mercato complessivo dei prodotti halal vale 632 miliardi di dollari l’anno (442 miliardi di euro), ovvero il 16 per cento dell’industria alimentare globale. Il business sembra destinato a crescere, visto che una buona percentuale dell’oltre miliardo e mezzo di musulmani in tutto il mondo è giovane e sempre più esigente. E non solo durante il Ramadan.
Nella cittadina svizzera di Wangen bei Olten, la capitale della pasta sfoglia, l’industriale Walter Leisi produce uno snack con gli ingredienti consentiti dalla legge islamica. Una strategia vincente, che conferma il primato della confederazione elvetica nella produzione globale di generi halal (2,4 miliardi di euro di fatturato lo scorso anno), esportati oggi in Medio Oriente e nel Sudest Asiatico. Sempre in Svizzera, ma a Zurigo, alcuni alberghi offrono agli ospiti musulmani un pacchetto-Ramadan: cibi consentiti a orari consentiti (prima dell’alba e subito dopo il tramonto), stanze con tappeti per la preghiera, mappe delle moschee.
Poi ci sono i telefoni cellulari. L’azienda coreana LG, realizzando un’idea nata in Tunisia, ha messo sul mercato in questi giorni l’«Islamic Phone», il telefono islamico che ricorda l’ora della preghiera e la annuncia, indica la direzione della Mecca con una bussola elettronica e fa scorrere il testo del Corano. La compagnia austriaca Youtalk offre una tariffa-Ramadan scontata del 50 per cento ai propri utenti di origine turca che vogliono chiamare a casa per fare gli auguri ai familiari.
Anche la carta stampata non è da meno. In Inghilterra il quotidiano «The Guardian» pubblica durante tutto il Ramadan gli orari esatti di inizio e fine digiuno. Un servizio sicuramente apprezzato da almeno una parte dei circa due milioni di musulmani che costituiscono la più grande minoranza religiosa del Regno Unito. Una minoranza che giganti dell’economia globale come Tesco, Nestlé e McDonald’s tengono da tempo sott’occhio, pensando a prodotti sempre più mirati.
«E’ fuori discussione, i residenti di fede islamica sono una clientela sempre più importante in Occidente», ci spiega Inayat Bunglawala, portavoce del Consiglio islamico del Regno Unito, raggiunto telefonicamente a Luton, città che conta 30 mila musulmani (il 20 per cento della popolazione). «Qui in Inghilterra alcune aziende hanno già cominciato a produrre confezioni-regalo per l’Eid-al-Fitr, il rituale di fine Ramadan in cui ci si scambia doni tra parenti e amici».
Ricchi di zucchero, energetici e facilmente digeribili, non mancano mai, perché sono il cibo con cui Maometto ruppe il digiuno. E poiché ne mangiò tre, vanno mangiati sempre in numero dispari.