Giovanna Zucconi, La Stampa 23/8/2009, 23 agosto 2009
Adesso non posso. Farò un figlio quando avrò tempo, quando lavorerò di meno, quando troverò un lavoro, appena si libera l’appartamento della nonna
Adesso non posso. Farò un figlio quando avrò tempo, quando lavorerò di meno, quando troverò un lavoro, appena si libera l’appartamento della nonna. Come milioni di donne, anche Celine Dion, cantante, ha dovuto-voluto rimandare la gravidanza al momento giusto. Solo che lei doveva prima finire una tournée mondiale, guadagnare 273 milioni di dollari, eccetera. E soprattutto: solo che il bambino che le nascerà in primavera sarà il fratello gemello del figlio che ha già, René-Charles, di anni otto. Otto anni dopo, un embrione congelato per quella prima fecondazione assistita è stato impiantato, e ha attecchito. La femme fetale Celine lo ha annunciato subitissimo, visto che partorirà in maggio. Forse per prevenire l’inevitabile gossip, forse per scaramanzia (ha 41 anni, età non facile per molte cose, gravidanze incluse), o forse davvero perché, come cinguettano i suoi portavoce, è felice, entusiasta. Questa, teniamolo presente, è anche una storia d’amore. Oltre che, per il nostro sguardo «normale», un caso di capriccio divistico, di oltranza medico-tecnologica, di superomismo (d’accordo: superdonnismo). Alla nascita di René-Charles, la signora disse in un’intervista che ne esisteva un «gemello da laboratorio»: «Non so se è buono per sempre, ma credo che si conservi a lungo. Andrò a prendermelo, poco ma sicuro». Che tono da film western. E ancora: «Quell’embrione congelato a New York è il mio bambino che aspetta di venire al mondo». Solo al momento giusto, naturalmente: giusto per la mamma. Nulla però è mai semplice come sembra. Dieci anni fa, raccontano i giornali, al marito di Celine, che si chiama René Angélil, ha 67 anni ed è il suo impresario storico, diagnosticarono un carcinoma. Congelarono il suo seme prima della chemio. Da quella prima forzatura, rispetto alla «normalità» e alla «natura» che avrebbero condannato la coppia alla sterilità, è nato il primo figlio, e ora nascerà il secondo. Ma allora chi è, quella donna? Un mostro volitivo che ottiene ogni successo (figli inclusi), oppure una moglie e madre che, come milioni di altre, cerca di conciliare il lavoro e la famiglia? Una pop star bizzosa, o l’ultima di 14 figli di una povera famiglia canadese? E come giudicarla, sapendone soltanto dai giornali? E, più in generale, come giudicare, se non come un inno alla vita, chi vuole un figlio comunque, anche in provetta, anche congelando e scongelando? Chi si incaponisce e pretende: non un vestitino nuovo, ma un nuovo essere umano. Sommessamente, soltanto due preghierine. La prima: che però, ecco, non diventi un’abitudine, questa di scongelare un gemello quando fa comodo. O di congelarlo quando fa scomodo. La seconda: che qualcuno protegga il bambino che c’è già, René-Charles: avrà già saputo di essere nato da provetta, e come, e da chi, magari da un programma di gossip? E chi gli spiegherà che quell’intruso piccoletto ha la sua età, ma anche no?