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 2009  agosto 23 Domenica calendario

Un’intervista smentita dall’attrice porta lo scrittore a riflettere su media e falsi Penelope Cruz e le verità virtuali di JAVIER MARÍAS Una intervista pubblicata su El País a Penelope Cruz è stata smenti­ta «categoricamente» dall’attrice

Un’intervista smentita dall’attrice porta lo scrittore a riflettere su media e falsi Penelope Cruz e le verità virtuali di JAVIER MARÍAS Una intervista pubblicata su El País a Penelope Cruz è stata smenti­ta «categoricamente» dall’attrice. I media però ne hanno parlato a lungo anche grazie alla smentita, ma senza indagare. Che succede? Una vasta per­centuale della popolazione mondiale non si preoccupa più della verità. An­zi: non è più in grado di distinguere la verità dalla menzogna, la realtà dal­la finzione. Ma se vengono poste sul­lo stesso piano e la verità non conta più niente, che differenza fa? Ho seguito la storia su «El País» e alla Tv spagnola. Sia il quotidiano che il canale televisivo hanno dedicato un bel po’ di spazio alla vicenda – un quarto di pagina nel giornale e diversi mi­nuti di telediffusione. L’articolo di «El País» – «Ossessiva, timida e insicura» – portava il sottotito­lo «La rivista inglese ’Psycholo­gies’ pubblica un’intervista con Penelope Cruz, ma l’attrice smen­tisce categoricamente». Non capisco: se non c’è stata nessuna intervi­sta, perché riferirne il contenuto? (Alme­no, così pensano le persone normali). Ma il problema sta indub­biamente nella smenti­ta dell’attrice e nella di­chiarazione dei suoi av­vocati, «stiamo valutan­do quali azioni legali in­traprendere ». Se nessuno avesse fia­tato, l’intervista fasulla sa­rebbe quasi certamente passata sotto silenzio. La strana cosa è che non ap­pena il pezzo è stato de­nunciato come frutto di fantasia, ecco che i media non solo si sono precipitati a inda­gare, ma ne hanno pubblicato am­pi stralci. Qualche settimana fa, ho avuto modo di osservare che una vasta percentuale della popo­lazione mondiale non si preoccu­pa più della verità. Temo però di aver peccato di eccessiva cautela, perché ciò che sta accadendo è di gran lunga più funesto: una vasta percentuale della popolazione og­gi non è più in grado di distingue­re la verità dalla menzogna, oppu­re, per essere più precisi, la realtà dalla finzione. Per questo motivo, il vecchio adagio spagnolo «Calumnia, que algo queda» – «Calunniate, ca­lunniate, qualcosa resterà» – ha perso ogni significato e difatti ai nostri giorni è raro sentirlo ripete­re. Avrete notato che anche l’uso del verbo calunniare è in via di estinzione. Persino il suo senso è evaporato, come accade alle paro­le che definiscono un’anomalia – la trasgressione alle regole – allorché l’anomalia si trasforma nella norma e nella consuetudi­ne. (Se tutti mentissero senza sen­tirsi in colpa e senza temere le conseguenze, svanirebbe il con­cetto stesso di menzogna, per tra­sformarsi in «un modo come un altro per esercitare la propria li­bertà di parola». Credetemi, non manca molto al traguardo). Il proverbio spagnolo dovreb­be essere modificato in «Calun­niate, calunniate, nessuno se ne accorgerà». La facilità e la rapidi­tà con le quali una qualsiasi voce o fandonia si diffonde su Internet e in tutti i siti del social net­working rende pressoché impos­sibile il compito di bloccare le no­tizie false e di metter fine alla di­sinformazione. Per esempio, quando qualcuno si è affrettato a smentire che Har­rison Ford avesse perso la vita in un bizzarro incidente stradale in Europa – sbugiardando così le dicerie che ultimamente si rincor­revano su Internet – moltissimi utenti avranno già archiviato mentalmente la falsa notizia ma saranno incapaci di cancellarla, anche se pochi giorni dopo vedo­no Ford a una prima cinematogra­fica. Si diranno, «Toh, allora non è morto», e quando lo avvisteran­no da qualche altra parte, ecco che si affaccerà la riflessione, «E pensare che lo davano per mor­to ». Il dato inventato – più sor­prendente è, meglio è – conti­nuerà a riemergere a più riprese, benché sia stato accantonato co­me una sciocchezza. Nel mio romanzo, Il tuo volto domani (Einaudi), ripercorro gli eventi che portarono alla morte di Jayne Mansfield. Nel 1967, l’at­trice viaggiava da Biloxi, nel Mis­sissippi, verso New Orleans, quando fu vittima di un inciden­te stradale. La sua parrucca bion­da venne scagliata sul paraurti, e questo particolare fece nascere la voce che fosse stata scotennata, o addirittura decapitata, e che la sua splendida testa fosse rotolata via lungo quella strada buia della Louisiana. Per i suoi ammiratori inconsolabili, ancora oggi nume­rosissimi, il ricordo della sua mor­te gronda di particolari raccapric­cianti che non ci furono mai. Se la leggenda era già talmente radicata nel 1967, vi lascio imma­ginare come sia 42 anni dopo, quando abbondano dicerie e fan­donie e non si può far nulla per metterle a tacere; quando qualsia­si tentativo in tal senso non fa che aggravare la situazione; quando persino gli scrittori (beh, i dema­goghi tra le nostre file) «invita­no » i lettori a «partecipare» alla trama del libro e a «scegliere» il finale, contravvenendo così all’es­senza stessa della finzione lettera­ria, che esclude ogni emendamen­to o intervento dall’esterno; e quando tantissime persone resta­no attaccate a una storia macabra o a una teoria della congiura an­che quando la sua infondatezza è stata ampiamente dimostrata. In un’era in cui i media sono talmente diversificati e pertanto capacissimi di controllare e stabi­lire la verità, la distinzione tra ve­ro e falso appare ogni giorno più offuscata, quasi smarrita in una specie di magma. Conoscere o di­re la verità diventa sempre più ir­rilevante. Dopo tutto, se la verità e la menzogna vengono poste sul­lo stesso piano e la verità non con­ta più niente, che differenza fa? © The New York Times Syndicate (Traduzione di Rita Baldassarre) Protagonisti L’attrice Nel numero di agosto la rivista inglese «Psychologies» ( a sinistra, la copertina) ha pubblicato un’intervista a Penelope Cruz che l’attrice ha smentito di aver mai concesso. Nell’articolo la Cruz rivelava di essere timida e insicura e di aver avuto problemi per il suo perfezionismo sul lavoro Lo scrittore Javier Marías Autore dell’articolo pubblicato in questa pagina, è nato a Madrid nel 1951. Ha esordito come narratore a 19 anni con I territori del lupo . In Italia i suoi romanzi sono pubblicati da Einaudi: tra i più noti: L’uomo sentimentale , Domani nella battaglia pensa a me e Un cuore così bianco . Da Passigli sono uscite le raccolte di articoli Dove tutto è accaduto e Faranno di me un criminale