varie, 22 agosto 2009
Pale
”Yahoo Answer” è pieno di domande sulle pale eoliche. Un esempio: chiede l’utente federico_narr: ”Le pale eoliche danneggiano il paesaggio, la vista? io non credo..? poi di certo non le installeranno vicino a monumenti o cose simili :D:D”. Risponde lucy93_wow: ”no sn credenze infatti sono in luoghi aperti come campi solitamente e le persone che si lamentano sono solo contadini, fidati non rovinano la vista”. Le chiamiamo pale, facendo una sineddoche. Perché le pale, di norma in fibra di vetro, tre, e lunghe tra i 20 e i 40 metri, sono solo una delle parti di un generatore di energia eolica per la produzione di elettricità commerciale. C’è la torre, alta tra i 60 e i 90 metri, il rotore, che è il mozzo a cui sono agganciate le pale, il sistema frenante, che rallenta i giri nei casi di sovraccarico, il moltiplicatore di giri, che invece li amplifica quando le folate sono più deboli, il sistema di controllo, che gestisce queste procedure, il sistema di imbardata, che orienta le pale al meglio per sfruttare il massimo vento possibile. Tra torre e pale un generatore eolico può raggiungere i 140 metri di altezza. In media un impianto ha una potenza di 1,5 Mw, si attiva quando il vento ha una velocità di almeno 3-5 metri al secondo e si ferma quando l’aria supera i 20 metri al secondo. Le pale hanno un colore grigio chiaro, per ridurre al massimo l’impatto visivo, confondendosi con le nuvole. Ad oggi nessuno è in grado di produrre delle pale trasparenti, e quindi difficili da notare e poco fastidiose per il paesaggio. Le pale eoliche hanno tante incognite – ad esempio sono economicamente sostenibili solo grazie ai contributi statali – e due problemi principali: sono accusate di disturbare le migrazioni di alcuni uccelli e di essere orribili. Il 20 agosto a Palermo si è riunito il meglio della critica anti-eolica d’Europa. Il titolo del convegno, organizzato da Italia Nostra, era ”Il paesaggio sotto attacco. La questione eolica”. C’era Valery Giscard d’Estaing, 83enne ex presidente di Francia, che ha avvertito: ”Dietro l’ eolico c’ è una potente lobby finanziaria che è nostro dovere di uomini liberi smontare. Il vento è l’ energia del passato il futuro sta nel solare”. A Mariarita Signorini, consigliere nazionale d’Italia Nostra, il compito di ricordare che un impianto eolico di 10-20 torri ”determina una notevole influenza visiva anche a chilometri di distanza” oltre a generare un rumore ”di circa 100 decibel, già di per sé acuto a notevoli distanze”. La Signorini ha anche ricordato il calo di valore che un impianto eolico provoca agli edifici nei suoi paraggi e le conseguenze negative per le attività turistiche dell’area, che si trovano in un contesto estetico degradato. Vittorio Sgarbi, sindaco di Salemi, ha invocato l’intervento del presidente della Repubblica: ”Se c’ è una parte delle Costituzione che non si può toccare è quella sui principi e tra questi l’ articolo 9 sulla tutela del paesaggio. Napolitano intervenga contro stupro delle pale eoliche”. Critico d’arte, Sgarbi è tra i più feroci nemici delle pale. A una delle prime conferenze stampa dopo la sua elezione a sindaco del comune Siciliano, è andato all’attacco: ”A Segesta, dietro i templi si vedono le pale eoliche, così ad Agrigento. Sopra il più grande monumento dell’arte contemporanea, il Cretto di Burri a Gibellina, ci sono le pale. Perché esiste il Cretto di Burri ? Per segnare con un gesto contemporaneo un luogo di distruzione in cui non c’è più vita. Dietro il Cretto di Burri, che è il più grande artista del secondo Novecento, ci sono i capelli irti delle pale eoliche. Ora, c’è qualcosa di più idiota e di più volgare che violentare l’idea di questa aridità che ha voluto significare Burri con questa opera? Per cosa lodiamo Burri se poi consentiamo le pale eoliche che ribaltano il significato della sua opera? Dunque, violata l’arte contemporanea, violato il paesaggio, violata l’architettura classica. Come dice giustamente il sindaco di Gela Rosario Crocetta, noi vogliamo avere il diritto allo sguardo pulito, che è l’ultima cosa che rimane alla Sicilia martoriata dalla mafia, dalla criminalità, dalla speculazione, dall’ignoranza. Vogliono rubarci anche la bellezza. Commento di Legambiente al convegno di Palermo: «Torna in mente Benigni e la storia del problema più grave per la Sicilia: il traffico. Al posto del traffico ora c’ è l’ eolico». I movimenti ambientalisti sono divisi. Italia Nostra, la Lipu, gli Amici della Terra, Mountains Wilderness, Altura, Vas, Movimento Azzurro, Comitato del paesaggio, Comitato per la bellezza e Fareverde sono contrarie all’installazione massiccia di impianti eolici. Legambiente e Greenpeace invece vogliono rilanciare l’eolico. Il Wwf è cauto. I siciliani sono molto arrabbiati perché la loro isola si sta riempiendo di pale. Oggi in Italia ci sono 3.640 aerogeneratori, solo l’anno scorso sono stati installati nuovi mille megawatt di potenza. In Puglia l’ anno scorso sono stati prodotti 949,81 megawatt grazie agli impianti eolici, quindi c’è la Sicilia, con 791,52 megawatt, e la Campania con 710,34 megawatt. I 3.736 megawatt di potenza eolica installata (l’1,8% del fabbisogno nazionale) fanno dell’Italia il sesto produttore mondiale. Nessun personaggio autorevole dice che le pale sono belle. Nei forum su Internet, quando la partigianeria ideologica degli utenti si sfoga, le dichiarazioni d’amore per le pale eoliche abbondano. Ma nel dibattito sui giornali, anche i sostenitori dell’eolico riconoscono la bruttezza di questi aerogeneratori. Il Wwf le ammette come una soluzione alla meno peggio: ”Ci sono molti paesaggi già degradati, dalle colline disboscate alle alture attraversate dagli elettrodotti, dove le pale eoliche migliorerebbero il paesaggio”. Il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, ne fa una questione di modernità: ”Poco più di cent’anni fa c’era chi voleva smantellare la Tour Eiffel: dicevano che era brutta”. Ermete Realacci, oggi presidente onorario di Legambiente e responsabile ambiente del Pd, disse nel 2007: ”Millenni di lavoro umano hanno già modificato il paesaggio. E io sono convinto che, su certi crinali, la presenza di una fila di pale eoliche può addirittura dare un arricchimento estetico. Dovremmo pungolare le aziende a produrre impianti eolici più belli, non sono funzionali. Magari con torri più basse, meno visibili. E si potrebbe chiamare un Renzo Piano a progettarle, perché no?” Renzo Piano, poi, è stato chiamato davvero. Il più grande architetto d’Italia ha avuto l’incarico di realizzare dodici pale che saranno installate sulla diga foranea di Voltri, nella sua Genova. Prima di essere chiamato dal sindaco Marta Vincenzi, Piano si era detto ”perplesso” su quel progetto. Perché gli aerogeneratori tradizionali, ”il modello molto alto, con le classiche pale a mulino” non piacciono nemmeno a lui. L’architetto pensa invece a impianti di dimensioni più ridotte, con un sistema di cattura dell’aria diverso da quello tradizionale. Spiega: ”Credo nella dimensione minuta, penso che le pale eoliche debbano muoversi come ali di libellula, dare un’idea di leggerezza e trasparenza”. In città gira voce che il minieolico di Piano sarà costituito da impianti alti 12 metri. Oltre a Piano lavora sull’eolico anche un altro grande architetto italiano, David Fisher, che a Dubai realizzerà la Dynamic Architecture Tower, edificio in grado di cambiare costantemente la sua forma generando energia. Tra i piani di rotazione della costruzione ci sono 48 turbine eoliche in grado, ognuna, di produrre 0,3 megawatt di energia. A delle pale ”belle” pensa anche Jacopo Cascella, figlio di Pietro, che ha avuto l’idea ”Vento alla pace”, promossa insieme ai Verdi della Toscana. Sette pale eoliche saranno posizionate sulle vette delle Alpi Apuane, gli impianti avranno i colori dell’arcobaleno e le torri si inseriranno come obelischi su basamenti di marmo. ”Un incontro – ha detto Cascella – tra due diverse energie, quella eolica e quella spirituale dell’arte”. Il piano è piaciuto alla Regione Toscana, al presidente del Parco delle Alpi Apuane e anche ai consigliere del Pdl. In Toscana c’è anche uno dei pochi politici italiani che ama esteticamente le pale. Fabio Roggiolani, un verde, che presiede la commissione Sanità della giunta regionale. Da anni ripete che ”le pale sono invadenti ma positive, filiformi e allungate, nel cielo sono belle e amiche”. Lo dice, soprattutto a difesa dei suoi interessi industriali, anche Enel GreenPower, che organizza periodicamente ”Paesaggi nel vento”, un concorso nazionale per la progettazione di nuovi impianti eolici. I principali produttori mondiali di aerogeneratori sono tedeschi e danesi: Vestas, Enercon, Siemens, Gamesa Eolica, GE Wind, Nordex, NedWind, Enron Wind. Sono circa 26 le aziende che producono gli aerogeneratori. In Italia, l’azienda leader del settore è il gruppo britannico International Power, con i suoi 550 megawatt di potenza (poco meno del 15% del totale). Seguono, col 10% ciascuna, Enel GreenPower e la Fri-EL dei fratelli altoatesini Thomas, Josef e Ernst Gostner. Con il 9% ci sono poi Edison Energie Speciali e la Ivpc di Oreste Vigorito, uno dei pionieri del vento italiano. Ma le pale non piacciono nemmeno ai sindaci. Difatti In Italia otto progetti su dieci non vengono realizzati a causa degli intoppi burocratici, e da mesi i produttori di aerogeneratori chiedono di potere passare da una procedura semplificata per non dovere rivolgersi più a 25-40 soggetti diversi per ottenere il nullaosta. In media l’iter per la realizzazione di un parco eolico dura 5 anni. Tanti enti locali hanno iniziato a imporre regole più stringenti. Da quando in Sicilia governa Raffaele Lombardo l’invasione eolica dell’isola si è fermata. Hanno fatto parlare i casi di Scansano, la terra del vino Morellino, che ha lottato per impedire la realizzazione di un parco eolico; o di Volterra, dove il nuovo regolamento urbanistico impedisce di collocare nel territorio comunale impianti eolici tradizionali e limita i pannelli fotovoltaici. ”Non siamo contro l’energia rinnovabile – chiarisce il sindaco Cesare Bartaloni, del Pd – ma non si possono issare pale enormi accanto a campanili e cattedrali o deturpare i tetti di antichi palazzi da sfilze di pannelli solari”. In Puglia, Michele Losappio, assessore al’Ambiente di Rifondazione comunista, ha deciso di fare una moratoria sull’energia eolica. Quando hanno sentito parlare di moratoria, però, i sindaci pugliesi si sono molto arrabbiati, e hanno chiesto un incontro urgente con il presidente Nichi Vendola. Dice uno di loro, Arturo Petti: ”O l’ assessore non sa, o non capisce, oppure il suo deve considerarsi un comportamento molto strano”. Il Comune di Alberona ha dovuto fermare l’installazione di 60 nuove torri eoliche che avrebbero fatto entrare nelle casse comunali 1 milione e 250mila euro all’anno di soli royalties, raddoppiando il bilancio del sindaco. Alberona, ricorda ancora il sindaco, ha ottenuto la ”bandiera arancione” del Touring club quando le pale c’erano ancora, quindi tutti i discorsi sull’impatto paesaggistico non stanno in piedi. Nota lo storico Ernesto Galli Della Loggia: ”Mentre per gli spregiudicati progetti edilizi berlusconiani si trovano subito decine di architetti famosi, di urbanisti e di intellettuali illustri che inondano i giornali con i loro (motivatissimi) lamenti, all’ opposto, contro le 3.640 torri eoliche alte fino a 150 metri installate sui monti e sulle colline della penisola, chissà perché, non si alza mai nessuna voce di protesta”. Se l’obiettivo è 10mila megawatt di capacità eolica del paese, ”sopo il Sannio, dopo vaste aree dell’ Abruzzo, dopo l’ area irpina, dopo la Capitanata, la Daunia, alcune zone della Sicilia, sarebbe di fatto tutta l’ Italia centro-meridionale (sì, anche la Toscana e l’ Emilia appenniniche) ad essere deturpata dalla lebbra eolica pur di ottenere, sì e no, il cinque per cento del fabbisogno elettrico nazionale”. L’ Anev calcola un potenziale di 16.200 MW installabili in Italia, escludendo le aree protette, dove le pale eoliche non possono trovare applicazioni. Le pale si possono anche posizionare in mare, a qualche chilometro di distanza dalla costa. Nel mondo lo stanno facendo in tanti. Ma ogni chilowatt installato in mare costa 2.800 euro, ogni chilowatt installato a terra ne costa 1.700. Il progetto per la realizzazione di un grande parco eolico offshore, nell’ Adriatico, al largo della coste del Molise, è stato respinto nel 2007 da comuni, Province, Regioni e da alcuni settori del governo perché offenderebbe il paesaggio e il turismo. ”Si tratta di un progetto nato più nel sottoscala che nelle sedi opportune – ironizzava il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro, che dalla sua natia Montenero di Bisaccia, potrebbe avvistare la selva delle torri eoliche marine alte fino a 80 metri ”. Non sono stati coinvolti né gli enti locali, né la popolazione. Il progetto mi appare mosso più da interessi speculativi che industriali”. Carlo, il Principe d’Inghilterra, è un fervente ambientalista, ma considera le pale eoliche ”un pugno nell’ occhio, un’ orrenda macchia sul paesaggio”. Un articolo uscito sul Sunday Telegraph ha rivelato che il principe ha vietato la creazione di centrali eoliche sui suoi terreni e ha detto ai suoi più stretti collaboratori di non voler avere nessun legame con persone o organizzazioni che promuovono l’ uso di queste centrali sulla terraferma. Su questo fronte negli Stati Uniti si sta combattendo una feroce battaglia: niente moderni mulini a vento dal New England a Cape Cod, niente torri e pale davanti alla baia di Nantucket e a Martha’s Vineyard, oasi di vacanza dei vip della politica a stelle e strisce - dai Kennedy ai Clinton - degli uomini d’affari, dei ricchi rampanti e degli intellettuali. L’America chic e glamour ha aperto un fuoco di sbarramento contro la produzione di energia pulita che inquini il paesaggio. Eppure furono proprio i Kennedy e i Clinton i primi a tuonare contro l’ex presidente George W. Bush, quando non firmò il protocollo di Kyoto, accusandolo di voler soffocare il pianeta con i gas serra. Ma di fronte ai giganti dalle braccia rotanti, che deturperebbero la costa atlantica, l’opposizione è forte e dura.