FRAncesco Moscatelli, La stampa 19/8/2009, 19 agosto 2009
I NUOVI LADRI DI BAMBINI
Il piccolo Liam ha 7 anni, un papà americano e una mamma italiana. Ma dal 2007, dopo il divorzio dei genitori, non ha più una cameretta in cui appendere i suoi disegni. In questi giorni è in vacanza con i nonni materni ma alla fine dell’estate rischia di tornare nella casa famiglia nella quale ha trascorso gli ultimi mesi. A meno che suo padre, Mike McCarty, impegnato da settimane in un tour de force davanti alle telecamere dei talk show americani, non riesca a riportarlo negli Usa e a liberarlo dal limbo in cui il vuoto legislativo internazionale lo tiene imprigionato. Due anni e mezzo fa un tribunale di Manhattan aveva giudicato la madre, Manuela Antonelli, «inadatta ad accudirlo». La donna non aveva accettato la sentenza, era volata a New York e con un escamotage era scappata in Italia con Liam. Una corte italiana le aveva dato ragione. Poi, il 5 dicembre scorso, sollecitati dalle autorità americane, i giudici hanno ribaltato il verdetto: «La signora è affetta da disordini della personalità e ha ingiustamente accusato il padre di molestie. Non può tenere il bambino con sè». La battaglia burocratica consumata fra tribunali e consolati, insomma, sembra non avere fine.
Ogni anno centinaia di mamme e di papà italiani vivono lo stesso dramma di Mike McCarty. «Una mattina mia nuora è uscita per accompagnare il bambino all’asilo e la sera, quando mio figlio è rientrato, ha scoperto che sua moglie era tornata a Mosca» racconta Vittoria Viotto, una nonna di Stresa che dal settembre scorso non ha più notizie del suo unico nipotino. Le cronache dei giornali locali sono piene di storie del genere: 274 casi pendenti presso il Ministero degli Esteri, quasi un migliaio ogni anno se si considerano tutti i padri e le madri che, non avendo i soldi per pagarsi avvocati e biglietti aerei, si rassegnano all’idea di non veder crescere i propri figli. Ma la cosa più preoccupante è che, con l’aumento dei matrimoni misti (il 2% del totale nel 1995, il 12,5% oggi con un tasso di incremento del 300% negli ultimi dieci anni) e delle separazioni questo fenomeno è destinato a crescere in modo esponenziale. In Italia come nel resto del mondo.
Il diritto definisce sottrazione internazionale di minori «quando un bambino viene condotto illecitamente all’estero da un genitore che non ne esercita l’esclusiva potestà e non viene poi ricondotto nel Paese d’origine». Le categorie però sono solo un contenitore vuoto. Se la controversia riguarda i rapporti fra una donna italiana e il cittadino di un Paese mediorientale (nel 15% delle sottrazioni è un padre di origine araba a portare via il bambino alla madre) alle difficoltà giuridiche e diplomatiche si aggiungono quelle culturali. La legge islamica prevede gli istituti della «wilaya» e dell’«hadana»: il primo affida in modo esclusivo la potestà al padre, il secondo concede alla madre un diritto di tutela, ma solo fino al quinto anno di età del bambino. In pratica qualunque sentenza di un tribunale italiano vale meno dell’inchiostro con cui è scritta. Problemi analoghi si riscontrano con molti Paesi africani e asiatici. Quando invece lo Stato in cui è stato trasferito il minore aderisce alla Convenzione dell’Aja del 1980, a condizione che il diritto di affidamento violato sia fondato su una decisione giudiziaria o amministrativa, ci si può appellare a queste norme.
L’accordo prevede che ogni Stato istituisca un’Autorità deputata ad attivare in modo diretto la procedura di restituzione del minore. Solo negli ultimi nove anni l’Autorità italiana si è occupata di 1388 procedimenti di rimpatrio. Ma il testo della Convenzione è così pieno di scappatoie che spesso le decisioni dei due tribunali coinvolti sono contrapposte. Il Regolamento Bruxelles II bis dell’Unione europea ha provato a uscire da questo vicolo cieco introducendo il principio che il giudice competente è quello del Paese in cui il minore risiedeva prima dell’allontanamento. servito a poco: la lentezza della giustizia italiana e le complicazioni dovute alle denunce penali trasformano queste vicende in labirinti senza uscita. «Nel febbraio dello scorso anno la mia ex moglie è scappata con nostro figlio in Slovacchia - racconta Andrea Cavalcanti, 37 anni, di Treviso - Ho avviato la pratica stabilita dalla Convenzione dell’Aja e il tribunale di Treviso mi ha concesso l’affidamento esclusivo in via provvisoria. Non è ancora successo nulla: la mia ex moglie è irreperibile e nell’ultimo anno ho visto mio figlio solo due volte, in occasione delle udienze».
soprattutto per evitare queste odissee che a maggio il Governo ha varato una task force interministeriale che dovrebbe fornire alle famiglie tutta l’assistenza necessaria. Eppure non sembra ancora abbastanza. Le lacune delle norme internazionali sono troppo profonde e queste situazioni, perennemente in bilico fra diritto e diplomazia, rischiano sempre di scivolare sul terreno minato delle prove di forza fra Stati.