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 2009  agosto 18 Martedì calendario

CROLLANO LE NASCITE. EFFETTO CRISI


Dalla Mangiagalli al Buzzi: in calo i parti. «Diminuiscono anche i neonati stranieri»

Nella clinica delle cliniche, la Mangiagalli, nascono meno bambini. I numeri, se rapporta­ti al totale dei neonati che qui vedono la luce ogni anno (cir­ca 6.700), sono piccini: 94 na­scite in meno nei primi sette mesi dell’anno, rispetto al 2008. Ma sono comunque si­gnificativi. Perché al segno me­no, che è già una novità, parte­cipano anche i cittadini stranie­ri, che da tempo contribuivano a tenere alti i livelli di natalità della metropoli. E perché gli epidemiologi da sempre han­no imparato a osservare ciò che accade nel tempio delle mamme e dei bambini, quasi indicasse una tendenza.

Meno nati, per effetto della crisi? I sociologi non lo esclu­dono. Anche se per la prova del nove si dovrà attendere il prossimo anno. Certo sempre da questo glorioso presidio di via Commenda a inizio anno era partito l’allarme sull’au­mento delle richieste di aborti­re per difficoltà economiche. E il Centro aiuto alla vita confer­ma che oggi è in costante au­mento anche il numero delle future mamme che chiedono un aiuto, per proseguire la gra­vidanza.

Nella clinica di via Commen­da l’ultimo picco di nascite, con 29 nati in un sol giorno, la ressa fuori dalla sala parto, la necessità di dover dirottare le mamme altrove, i letti che non bastano mai, risale a un anno fa.

Fu un autentico baby boom. L’estate record del 2008, con quattromila nati in due mesi nelle maternità cittadine e ben due parti quadrigemellari, sem­pre in via Commenda. Un an­no dopo, a Ferragosto, qui so­no nati «appena» 15 bambini. Sedici domenica. Quel segno meno potrebbe anticipare un’inversione di quel trend che negli ultimi cinque anni aveva portato da 5.900 a 6.700 i parti annuali in Mangiagalli. «Flessione minima, pari allo 0,5 per cento» sottolineano in direzione sanitaria, facendo no­tare che «non si esclude un re­cupero del gap nei prossimi 4 mesi».

Non calano, ma neppure fan­no segnare un «più» i numeri degli altri centri nascita mila­nesi. Nascono più gemelli (frutto anche delle gravidanze indotte) e più maschietti, spie­gano al Buzzi (3.700 nascite l’anno in media). Ma scordia­moci il baby boom. Occorre, in­vece, «attrezzarci per i tanti parti con complicanza, soprat­tutto nelle donne straniere» sollecitano gli specialisti. Le culle di terapia intensiva neo­natale, nei quattro centri di ri­ferimento (Niguarda, Macedo­nio Melloni, Mangiagalli e Buz­zi), sono costantemente sature e la Regione sta studiando il potenziamento della rete.

Stabile la bilancia (più 13 na­ti) nella maternità del San Pao­lo, dove Mauro Moreno, il di­rettore sanitario, confrontan­do i dati 2008 e quelli dei primi sette mesi del 2009 fa notare che la «diminuzione interessa soprattutto i nati da genitori stranieri». Non così a Niguar­da, che con il San Carlo è diven­tato un polo di riferimento per le mamme extracomunitarie.

Forse è presto per capire se la crisi è un freno al baby boom. Certo, però, in Comune si preparano a contrastarla e per le neomamme che si rivol­gono ai nidi, per essere libere di cercare lavoro o per non per­dere il lavoro che hanno, l’as­sessorato ai servizi sociali of­fre oltre 15 mila posti. Superan­do abbondantemente il tetto ri­chiesto dalla Unione Europea, che prevede entro il 2010 di avere a disposizione un posto nido ogni tre nuovi nati.

«Certamente la crisi avrà un riflesso sulle nascite – dice la sociologa Francesca Zajczyk ”. Ma il primo freno al baby boom è Milano stessa: come città continua a essere carissi­ma, al primo posto per costo della vita. In più, è una città esi­gente, che ha un’organizzazio­ne della vita quotidiana molto complicata. Si pensi a due gio­vani professionisti, stipendio basso perché a inizio carriera, costretti a dare al lavoro la mas­sima disponibilità di tempo in qualunque orario. Questo, co­me la crisi e la mancanza di un lavoro, può essere un freno per un investimento comples­so e coinvolgente come un bambino. Anche gli immigrati più integrati tendono ad ade­guarsi ai ritmi metropolitani».