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 2009  agosto 18 Martedì calendario

«PENSIONI, SISTEMA DA RAZIONALIZZARE»


Il ministero del Welfare: per l’equilibrio dei conti servirebbe una crescita dell’1,8%

ROMA – La crisi colpisce anche la stabilità del nostro si­stema previdenziale, già tra i più costosi d’Europa. L’au­mento della disoccupazione infatti riduce le entrate, costi­tuite dal monte dei contributi, mentre rimane intatto il flus­so delle uscite cioè le pensioni vere e proprie. Questa asim­metria è destinata a peggiora­re l’ammontare della spesa previdenziale che nel 2010 po­trebbe raggiungere il 15% del Prodotto interno lordo (Pil). Per mantenere intatta la stabi­lità ci vorrebbe una crescita dell’economia pari all’1,8% del Pil, purtroppo molto lonta­na dal -5% del 2009 e dall’au­mento di pochi decimali previ­sto per l’anno successivo dalle principali stime.

A fare questi conti è l’ulti­mo rapporto del nucleo di va­lutazione della spesa previden­ziale che, indirettamente, manda un forte segnale al go­verno di intervenire agendo sui coefficienti o sull’aumento dell’età di uscita dal lavoro. In particolare, spiega l’organi­smo presieduto da Alberto Brambilla e che fa capo al mi­nistero del Lavoro, se si pren­de a riferimento «la caduta del Pil reale nel 2008 e le previ­sioni della Ruef (la relazione unificata che ha sostituito la trimestrale di cassa, ndr) per il biennio 2009-2010, il tasso di crescita medio annuo del Pil in termini reali nel trien­nio 2008-2010 dovrebbe esse­re pari a -1,6% con un differen­ziale di 3,4 punti percentuali rispetto al tasso necessario (1,8%) per garantire la stabili­tà del rapporto fra spesa pen­sionistica e Pil». Secondo il rapporto, «nonostante gli in­terventi correttivi», nel 2007 il «disavanzo del sistema è sta­to pari a 7,2 miliardi di euro».