Roberto Bagnoli, Corriere della sera 18/8/2009, 18 agosto 2009
«PENSIONI, SISTEMA DA RAZIONALIZZARE»
Il ministero del Welfare: per l’equilibrio dei conti servirebbe una crescita dell’1,8%
ROMA – La crisi colpisce anche la stabilità del nostro sistema previdenziale, già tra i più costosi d’Europa. L’aumento della disoccupazione infatti riduce le entrate, costituite dal monte dei contributi, mentre rimane intatto il flusso delle uscite cioè le pensioni vere e proprie. Questa asimmetria è destinata a peggiorare l’ammontare della spesa previdenziale che nel 2010 potrebbe raggiungere il 15% del Prodotto interno lordo (Pil). Per mantenere intatta la stabilità ci vorrebbe una crescita dell’economia pari all’1,8% del Pil, purtroppo molto lontana dal -5% del 2009 e dall’aumento di pochi decimali previsto per l’anno successivo dalle principali stime.
A fare questi conti è l’ultimo rapporto del nucleo di valutazione della spesa previdenziale che, indirettamente, manda un forte segnale al governo di intervenire agendo sui coefficienti o sull’aumento dell’età di uscita dal lavoro. In particolare, spiega l’organismo presieduto da Alberto Brambilla e che fa capo al ministero del Lavoro, se si prende a riferimento «la caduta del Pil reale nel 2008 e le previsioni della Ruef (la relazione unificata che ha sostituito la trimestrale di cassa, ndr) per il biennio 2009-2010, il tasso di crescita medio annuo del Pil in termini reali nel triennio 2008-2010 dovrebbe essere pari a -1,6% con un differenziale di 3,4 punti percentuali rispetto al tasso necessario (1,8%) per garantire la stabilità del rapporto fra spesa pensionistica e Pil». Secondo il rapporto, «nonostante gli interventi correttivi», nel 2007 il «disavanzo del sistema è stato pari a 7,2 miliardi di euro».