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 2009  agosto 18 Martedì calendario

CINA, SE NON TORNANO LE SOMME DEL PIL NEL GIOCO D’AZZARDO DELLE STATISTICHE


I conti non tornano. Nei primi 6 mesi dell’anno, il Pil della Cina è stato calcolato dall’Ufficio statistico nazio­nale in 13.986,2 miliardi di renminbi, oltre 1.400 miliardi di euro. Fin qui tutto bene, anche perché la crescita risulta del 7,1%, da­to non così distante dall’8% annuo che la leadership pone come obiettivo del 2009. Ciò che non quadra è che la somma del Pil di tutte le 31 tra province, regioni autono­me e municipalità (senza Hong Kong e Ma­cao) è superiore. Di 1.400 miliardi di ren­minbi, 150 miliardi di euro. I conti non tor­nano, appunto.

Dunque: chi imbroglia? Era già succes­so. Nel 2004, addirittura, il Pil totale delle regioni sopravanzava quello nazionale del 19,3%. Negli anni successivi idem, con scar­ti minori. Gli statistici sembra abbiano identificato due cause. Uno: gli ammini­­stratori locali, pronti a ritoccare i risultati delle loro province per ottenere premi, pro­mozioni, magari fette del pacchetto di sti­molo che sta sostenendo l’economia nel corpo a corpo con la crisi. Seconda ragio­ne: sistemi di calcolo eterogenei. I parame­tri utilizzati dall’Ufficio statistico non coin­cidono con quelli applicati a livello provin­ciale, a loro volta sono diversi da quelli del­le città. Per dare un’idea, quando nel 2004 saltò fuori il 19,3% di scarto fra Pil naziona­le e Pil regionali, Pechino aveva ricalcolato tutto e la differenza rivista era scesa al 4,8%. Oggi lo Zhejiang, sviluppatissima pro­vincia da cui provengono i cinesi d’Italia, è terz’ultima, ma guarda caso ha lealmente adottato i criteri dell’Ufficio nazionale.

Le statistiche cinesi sono da sempre più un azzardo che una certezza scientifica. I malfidenti danno per scontato che siano manipolate per scopi politici e sul tema, nei mesi scorsi, si sono scontrati Wall Stre­et Journal e stampa cinese. Tuttavia l’ ou­ting sui 1.400 miliardi di differenza viene da Pechino. Forse non conviene neppure alla Cina imbrogliare. Sarebbe come bara­re giocando a solitario, e non è bello se là fuori ci sono l’America e il mondo a guarda­re (e se c’è una partita con una posta più alta).