Nicola Pinna, la stampa, 19/8/2009, 19 agosto 2009
Cagliari- più famosi, in Sardegna, erano i raccoglitori di vongole del grande stagno di Marceddì: passavano tutte le loro giornate in acqua e pescavano mitili prelibati che i ristoranti dell’isola si contendevano
Cagliari- più famosi, in Sardegna, erano i raccoglitori di vongole del grande stagno di Marceddì: passavano tutte le loro giornate in acqua e pescavano mitili prelibati che i ristoranti dell’isola si contendevano. Ora l’inquinamento, provocato dai pesticidi dei campi, ha devastato i fondali della laguna e persino i piatti tipici si preparano con le arselle che arrivano dall’Oceano Pacifico. Finiscono addirittura nelle cucine degli agriturismi, oltre che nei market e nelle pescherie di tutta la regione. Col rischio di una pericolosa contaminazione, visto che sulle tavole dei sardi stavano per essere serviti duecentocinquanta chili di vongole tossiche. Il grande carico i carabinieri del Nas di Cagliari lo hanno sequestrato due giorni fa nei depositi di un’azienda che si occupa della commercializzazione di prodotti ittici surgelati. A far scattare l’allarme sono stati i risultati delle analisi sui mitili che hanno rivelato la presenza di una carica batterica ai limiti dell’emergenza sanitaria. Le vongole, prodotte in Vietnam dalla Eastern Sea Co. Ltd, erano state importate da una società toscana (la PanaPesca spa di Massa e Cozzale, in provincia di Pistoia) e distribuite in Sardegna dalla Su.Sa di Sestu, alle porte di Cagliari. I militari del Nucleo antisofisticazioni hanno recuperato gran parte delle vongole all’interno dello stabilimento principale della società cagliaritana, ma anche in un altro deposito a Sassari. Poco prima che venissero consegnate a grossisti e supermercati. Il campanello d’allarme è scattato quando i carabinieri hanno eseguito un controllo di routine nelle grandi celle frigorifere della Su.sa e hanno fatto analizzare tutti i prodotti conservati all’interno. Le analisi di laboratorio, eseguite dagli esperti dell’Istituto zooprofilattico di Sassari, hanno mostrato la presenza di una carica batterica notevolmente superiore ai limiti previsti dalle tabelle ministeriali. Nelle vongole infatti sono state rilevate anche tracce di Escherichia Coli, un batterio che vive nell’intestino e che può causare intossicazioni e coliti emorragiche, con diarrea, dolori addominali intensi e nausea per vari giorni. A quel punto è partita la segnalazione al ministero della Salute che ha ordinato immediatamente il sequestro di tutto il lotto di prodotto. Ed è scattata la procedura di allerta in tutta l’Unione europea. La Panapesca peraltro ha immediatamente ritirato dal mercato i molluschi già distribuiti. Nel frattempo i carabinieri hanno trasmesso una dettagliata relazione alla Procura della Repubblica, che ha aperto un’inchiesta su cui mantiene il massimo riserbo. Gli accertamenti proseguono. Ancora c’è da verificare se una partita di vongole tossiche sia già finita in mano ai consumatori e poi c’è da ricostruire esattamente tutti i passaggi che hanno portato il carico di arselle dal Vietnam allo stabilimento toscano della PanaPesca. Anche a Pistoia gli uomini del Nas hanno eseguito un sopralluogo: altri centoventi chili di vongole sarebbero stati sequestrati. A questo punto resta da capire il motivo della presenza di una carica batterica così elevata, anche se la prima ipotesi dei carabinieri è che il problema sia dovuto a uno scongelamento e a un successivo ricongelamento delle confezioni. Pesci surgelati e scaduti già da tempo sono finiti anche altre volte nelle cucine di ristoranti e agriturismi della Sardegna. Una società cagliaritana, qualche mese fa finita nel mirino della Guardia di finanza, vendeva aragoste, astici, gamberi e scampi che piuttosto sarebbero dovuti finire nel cassonetto. I prodotti (centoventi tonnellate sequestrate) secondo le accuse della Finanza erano scaduti da almeno tre anni e venivano venduti in confezioni modificate con una nuova data di scadenza.