Elisabetta Pagani, La stampa 18/8/2009, 18 agosto 2009
«IN ITALIA SIAMO QUASI FUORILEGGE»
A 12 anni se ne stava seduto in poltrona con joystick e tv accesa. Per ore guardava e riguardava i tricks di quel personaggio, disegnato addosso a Tony Hawk (per i cultori dello skate una leggenda, tanto da meritare l’omonima serie di videogiochi). Così un giorno ha deciso di comprarsi una tavola da qualche decina di euro e si è buttato in strada, fra vie e ringhiere di Motta Sant’Anastasio (Catania). Ora Mauro Caruso ha 20 anni, è campione italiano di skateboarding e sogna di mantenersi così, stupendo giurie e sponsor sullo skate. «Certo, abito ancora con i miei - premette - ma guadagno abbastanza da mantenermi. E poi mi piace e mi diverte perché è uno sport libero. Ho voglia di skatare? Prendo la tavola e esco».
Ma in Italia non è vietato?
«Sì, diciamo che è un po’ illegale. Al Nord ti multano, o almeno può capitare, ma qui in Sicilia al massimo passano i carabinieri e ti dicono di smettere. E poi io ho imparato così, guardando il videogame di Tony Hawk e sfidandomi a ripetere le sue acrobazie. Dieci anni fa di skatepark quaggiù non ce n’erano e la mia specialità è diventata lo street-skating. Fra scale, muretti e ringhiere. Certo bisogna stare attenti, io mi sono rotto tutte e due le braccia».
Come ci si allena?
«Non esistono corsi o allenatori. questo il bello: si impara da soli, guardando qualche video su Internet e provando a rifare le manovre. una continua sfida con te stesso».
Una sfida che è diventata un lavoro.
«Mi sono diplomato al liceo scientifico e poi ho deciso di trasformare davvero questa mia passione in un lavoro. Nel 2008 ho vinto il campionato italiano e a luglio sono stato invitato come atleta azzurro ai mondiali di Boston. Alle gare ti pagano (in Italia 700 euro a tappa vinta) ma i soldi arrivano soprattutto dai tour fotografici organizzati dagli sponsor. Da quando faccio skate seriamente ho girato quasi tutta l’Italia, parte dell’Europa e un pizzico d’America. Meglio di così».