Massimo Sestini, Corriere della Sera, 19/8/09, 19 agosto 2009
«MA L’OCCHIO DEL FOTOGRAFO INSOSTITUIBILE»
Una foto è un istante. Colto al volo da chi sta dietro l’obiettivo: dalla sua sensibilità, dalla sua cultura, dalla sua intelligenza. Limiti invalicabili che nessuna macchina, anche la più sofisticata, potrà mai superare. Ecco perché ciascun fotografo, professionista o dilettante che sia, scatta in un modo suo, diverso da tutti, insostituibile. Oggi il «fotoritocco» è diventato indispensabile: nel mio lavoro di fotografo, nell’esperienza di tanti anni in questo campo, mi sono sentito spesso chiedere di ritoccare un’immagine, un ritratto. «Migliorare» un volto oggi è diventato necessario e non è un vezzo degli italiani ma una prassi richiesta da tutti a livello mondiale. Fino a non molto tempo fa, per far questo, la tecnologia ci metteva a disposizione ben poco: al massimo potevamo cancellare gli occhi rossi. Non mi sarei mai sognato un programma in grado di «pulire» un volto, di decidere cosa fare o non fare sparire. Ben venga, allora, la tecnologia, se ci è utile in qualcosa che oramai è parte integrante della nostra professione. Ma le migliori macchine, i programmi, le luci, ogni singolo momento della postproduzione di un’immagine, per quanto importanti e sofisticati non saranno mai altro che accessori: dietro il lavoro del fotografo ci sarà sempre il suo occhio, e la sua mente. Soprattutto la sua capacità di saper cogliere un istante. Come è successo a me in un giorno di Ferragosto del 1991, quando ho «rubato » l’immagine di Lady D in vacanza, in una barca nel mare della in Sardegna. Soltanto io, di tanti che si appostavano da giorni intorno a lei. E quella foto, quell’istante, ha fatto il giro del mondo.