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 2009  agosto 18 Martedì calendario

TOKYO ESCE DALLA RECESSIONE

un po’ più lenta e un po’ meno sana del previsto. La ripresa è però apparsa anche in Giappone: in primavera, tra aprile e giugno, il prodotto interno lordo è aumentato dello 0,9% trimestrale che corrisponde al +3,7% annualizzato.
Il miglioramento, rispetto al periodo invernale, è davvero notevole: nel primo trimestre il paese aveva subito una contrazione del 3,1 % (-11,7% annualizzato). Non si può ancora parlare, però, di una ripresa solida: l’aumento del Pil è frutto soprattutto delle esportazioni, salite per effetto del piano cinese di sostegno da 400 miliardi di euro, e accompagnate da importazioni in forte calo. Sono aumentati in realtà anche i consumi, i quali non sono stati però finanziati da salari e stipendi, che continuano a calare (-8,4% annualizzato), ma da interventi pubblici. Nel secondo trimestre sono stati distribuiti sussidi - versamenti una tantum in contanti e incentivi per auto ecologiche ed elettrodomestici - per 2mila miliardi di yen, circa 1,5 miliardi di euro, che in gran parte sono già venuti meno. Hanno continuato intanto a contrarsi, anche se a un ritmo meno veloce, gli investimenti, in calo del 16,1% annualizzato, e le costruzioni (-33%).
La ripresa, insomma, è ancora zoppicante. «L’economia giapponese - spiegano Kyohei Morita e Yuichiro Nagai di Barclays in una nota - è uscita dalla recessione ma deve ancora liberarsi dalla dipendenza dalla domanda straniera e dalle misure di stimolo interne. In questo contesto, il Giappone dovrà superare il prossimo esame a gennaio- marzo 2010, quando gli attuali sostegni pubblici si esauriranno ». I due economisti hanno così abbassato le loro stime peri prossimi trimestri: la crescita supererà il 3% quest’estate e in autunno, ma tra gennaio e marzo del 2010 potrebbe tornare piatta, per poi riprendere.
Non è molto diversa l’opinione di Masamichi Adachi, di JPMorgan il quale mantiene «le previsioni di un aumento del 3,5% nel terzo trimestre, anche se i rischi sono ora orientati al ribasso».
Molto dipenderà anche da come andranno le elezioni del 30 agosto. Le previsioni della Barclays si basano infatti su un cambio di guida del governo – il primo dal dopoguerra - dal Partito liberaldemocratico al Partito democratico. L’esito del voto, e la sua valutazione da parte degli in-vestitori, non saranno irrilevanti per la situazione economica. «Se dovesse salire al potere un esecutivo guidato dai democratici, l’attenzione sarà rivolta a come il partito finanzierà le sue politiche. Se dominerà l’idea che questo avverrà attraverso l’emissione di titoli di stato,itassi di interesse di mercato potrebbero salire e quindi frenare la domanda », ha spiegato alla Reuters Yasuo Yamamoto del Mizuho Research Institute.
Anche se in modo ancora parziale, si è comunque conclusa in primavera la più lunga recessione del Giappone: l’attività si è infatti contratta per tutti i dodici mesi precedenti. da diversi anni, però, che il paese asiatico deve convivere con una situazione piuttosto stagnante e da un progressivo declino del suo ruolo economico. Anche qui, come negli altri paesi asiatici, la crisi potrebbe in astratto diventare un’occasione per riequilibrare il modello di sviluppo, dando più importanza alla domanda interna. La situazione delle finanze pubbliche - il debito è vicino al 220% del Prodotto interno lordo- e quella dell’offerta di denaro - i tassi sono a quota zero da anni- rendono però gli strumenti di politica economica quasi inutilizzabili.