Repubblica.it 18/8/2009, 18 agosto 2009
"Stella Rossa, amore mio" E gli lascia la sua casa - BELGRADO - Solitamente si sostiene, spesso a ragione, che molte cose nella vita presentano profondi cambiamenti
"Stella Rossa, amore mio" E gli lascia la sua casa - BELGRADO - Solitamente si sostiene, spesso a ragione, che molte cose nella vita presentano profondi cambiamenti. Si cambia moglie - o marito - fede politica, gusti, amicizie ecc. L’unico vero amore che non cambia mai - ma anche qui qualche nota eccezione non manca - è quello per la squadra di calcio. L’esempio più lampante è rappresentato da un belgradese di 88 anni, supertifoso e mascotte della Stella Rossa, che con regolare testamento ha deciso di lasciare in eredità la sua casa alla squadra del cuore. LA CASA MUSEO - Miodrag Milosavljevic, noto con il soprannome di Mile Srbin, ex venditore in un mercato nel centro di Belgrado, è il più vecchio sostenitore della Stella Rossa, antagonista storica nella capitale serba del Partizan. "Alla mia morte voglio che la mia casa vada alla squadra che ho amato per tutta la vita", ha detto. Con sè porta dei biglietti da visita sui quali, in cirillico e in latino, è scritto: ’Mile Srbin, leggenda della Stella Rossa’. Il suo piccolo appartamento è un autentico museo della Stella Rossa: foto, gagliardetti, distintivi, autografi. Sul suo letto campeggia incorniciata una grande foto con la formazione della prima squadra della Stella Rossa subito dopo la sua fondazione nel febbraio 1945. TRE TENTATIVI DI SUICIDIO - Per la Stella Rossa, Srbin ha, a suo dire, tentato per ben tre volte di suicidarsi. "La prima volta nel 1953, quando nella finale della Coppa di Jugoslavia prendemmo sette gol dal Partizan. Volevo morire. Ho avuto un infarto, e ho trascorso un mese in ospedale. Da allora non ho mai più messo piede nello stadio del Partizan". La seconda volta in Italia, a Firenze. Nella partita di ritorno della semifinale di Coppa dei Campioni, il 10 aprile 1957, la Stella Rossa pareggiò 0 a 0 con la Fiorentina e fu eliminata dopo che all’andata a Belgrado aveva perso per 1 a 0. "Tornando deluso dallo stadio decisi di farla finita e mi distesi sui binari della stazione di Firenze. Volevo morire. Qualcuno tuttavia mi vide e, poco prima che un treno sopraggiungesse, mi tirò via salvandomi la vita". Il terzo tentativo nel 1970, ancora a margine delle semifinali di Coppa Campioni. A Belgrado la Stella Rossa aveva battuto i greci del Panathinaikos per 4-1, ma al ritorno ad Atene perse per 3-0 e fu eliminata. "Quella volta non andai in Grecia, seguii l’incontro alla tv, ma per la disperazione decisi di uccidermi. Subito dopo la partita presi a girare da un caffè all’altro, mi bevvi una ventina di cognac e fumai due pacchetti di sigarette... Il fatto è che non avevo mai bevuto e non avevo mai fumato...". Anche in quella occasione Mile Srbin si ritrovò in un letto di ospedale, ma sopravvisse e continuò a tifare per la sua Stella Rossa.