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 2009  agosto 18 Martedì calendario

IN ISLANDA LA CRISI FA VOLARE LE NASCITE



MILANO – Sono già stati chiamati «Kreppa babies», i figli della crisi, in islandese.

Sono i bambini che stanno nascendo quest’anno in Islanda, Paese che a nove mesi dal rischio default sta vivendo un baby boom come non si registrava dagli anni Cinquanta. A darne conto è il Financial Times che parla di un tasso di natalità salito al 3,5% rispetto all’1,3% dell’anno scorso. Che cosa sta succedendo nel Paese meno popolato di tutta Europa, appena 319mila abitanti su una superficie di oltre 100mila chilometri quadrati?

Alcuni commentatori non hanno dubbi: dopo aver visto il baratro così da vicino gli islandesi stanno trovando conforto nelle relazioni sentimentali e stanno riscoprendo il senso della vita in famiglia. «Credo che molti di noi abbiano trovato rifugio nell’amore e nel sesso» ha scritto Alda Sigmindsdottir nel suo celebre blog The Iceland weather report . In effetti uno dei Paesi con il reddito pro capite più alto al mondo, si è trovato a vivere un incubo.

L’8 ottobre 2008 le tre banche principali Glitnir, Kaupþing e Landsbanki si ritrovano in una situazione di insolvenza e la banca centrale rinuncia all’ancoraggio della krona all’euro. Soltanto l’intervento dell’Fmi evita il peggio. Di fatto, un Paese che soltanto l’anno prima aveva la disoccupazione all’1% e 65mila dollari di reddito pro capite si ritrova improvvisamente con un reddito con diecimila dollari in meno a testa e i posti di lavoro che cominciano a perdersi. Ed è la disoccupazione un’altra delle spiegazioni date al baby boom. Stando a casa dal lavoro c’è più tempo per l’amore. C’è da chiedersi quanti bimbi nasceranno l’anno prossimo visto che quest’anno i dati sono ancora più brutti: la disoccupazione è al 9,7% mentre in media un islandese guadagnerà soltanto 37mila dollari.