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 2009  agosto 18 Martedì calendario

COUCH SURFING IL GIRO DEL MONDO SUL DIVANO ALTRUI



LONDRA - Il giro del mondo si fa in divano. Basta adattarsi, possedere un pc e masticare un po’ di inglese. Perché l’ultima frontiera del viaggio (molto) low cost si chiama couch surfing (letteralmente fare surf sul sofà). Ovvero: come scroccare una vacanza gratuita in tempo di crisi. Lo scambio del divano è diventato popolarissimo soprattutto tra gli studenti e i giovani della generazione mille euro (l’età media dei membri è di 27 anni) che per potersi godere le ferie si affidano al sito www.couchsurfing.com
In pratica un social network del viaggio libero, dove surfer e possessori di divani di tutto il mondo si incontrano per scambiarsi ospitalità a vicenda, senza chiedere denaro in cambio. Il meccanismo è semplice. Invece di dannarsi a prenotare un albergo nella meta delle vacanze si va sul sito, ci si iscrive creando il proprio profilo con foto e informazioni varie, descrivendo la sistemazione che si può offrire agli altri adepti del couch. Poi si è liberi di spulciare il database e trovare l’ospite ideale, colui che può trasformare la nostra vacanza in un’immersione nelle usanze e tradizioni locali. Perché questo è lo spirito dell’iniziativa: avere sempre qualcuno sul posto che faccia da guida e che risparmi al viaggiatore i soliti circuiti turistici trita-soldi. Come dire: basta mangiare spaghetti nel resort blindato di Sharm el-Sheikh. Meglio uscire dal recinto e scoprire il luogo.
L’idea è venuta a uno studente americano, Casey Fenton, che nel 2003 si era comprato un biglietto economico per l’Islanda. Non volendo annoiarsi nel solito hotel, circondato da sconosciuti, Fenton ha spedito 1.500 e-mail ad altrettanti studenti di Reykjavk. chiedendo ospitalità. Ha ricevuto così tante risposte da avere l’imbarazzo della scelta. Dopo la vacanza ha deciso che quel metodo di viaggiare avrebbe potuto avere successo. E aveva ragione.
Oltre un milione di persone ha già surfato, in 230 Paesi diversi e 62mila diverse città. Nella comunità dei divani si parlano 1.270 lingue, anche se quella ufficiale è l’inglese. E dal 2004, da quando il sito ha iniziato a farsi notare, ha vissuto un boom inarrestabile. Persino in Italia, che con i suoi 40.000 membri si piazza in sesta posizione nella top ten delle nazioni più rappresentate. E l’italiano è la quinta lingua più parlata all’interno del social network. Roma è capitale anche qui, con 5.500 surfer, seguita da Milano e Bologna.
Ma c’è da fidarsi a dormire sul divano di uno sconosciuto? Il sito offre vari sistemi di sicurezza. Ciascun membro, se vuole, può dare gli estremi della propria carta di credito per permettere la verifica dei suoi dati. Un modo per evitare che vengano assunte false identità. C’è poi il sistema quasi infallibile del passaparola: ogni surfer è tenuto a scrivere una recensione del divano che l’ha ospitato e in questo modo alza o abbassa il rating dell’ospitante. Ovviamente ci si fida di chi ha i giudizi migliori. Secondo i curatori del sito (quasi tutti volontari senza stipendio) il 99,6% delle esperienze scambiate è stato positivo. Tuttavia qualche giorno fa una turista cinese di 29 anni è stata stuprata a Leeds, in Gran Bretagna, dall’uomo che l’aveva ospitata tramite il couch surfing.
«La possibilità di fare brutti incontri esiste - ammettono gli organizzatori - Come in tutte le situazioni bisogna stare attenti». La home page offre anche una serie di consigli pratici per le donne che viaggiano sole, ma anche per i vegetariani, gli ecologisti, gli omosessuali e le famiglie che surfano con bambini. L’importante, si legge, è rispettare sempre chi offre ospitalità. Magari arrivare con un piccolo regalo e rendersi utile a casa. Per esempio, lavare i piatti o preparare la cena, se si è bravi ai fornelli.