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 2009  agosto 18 Martedì calendario

«UN GROSSO ERRORE DIPENDERE DALL’EXPORT RUSSO»

L’Europa ha interesse a integrare la Russia nelle istituzioni euroatlantiche, non a diventare dipendente dalle sue esportazioni di energia. Charlie Kupchan, titolare degli studi europei al «Council on Foreign Relations» di Washington, legge l’agguerrita competizione fra il progetto russo South Stream per portare gas in Europa e il concorrente gasdotto Nabucco, sostenuto dall’amministrazione Obama, come la cartina tornasole del «bivio a cui ci troviamo su quale tipo di rapporto avere con Mosca». Da un lato lo scenario delle intese geopolitiche, dall’altro quello della dipendenza energetica. Parlando al telefono dal suo studio a un isolato dalla Casa Bianca, Kupchan spiega che «l’Europa nel suo complesso ha una duplice necessità, coinvolgere la Russia nelle istituzioni transatlantiche ma non diventare troppo dipendente dalle sue esportazioni energetiche».
Si tratta di obiettivi compatibili, è possibile allearsi al Cremlino senza diventare suoi clienti? «Sì» risponde senza esitazioni il docente della Georgetown University, facendo presente che «l’Europa deve decidere quale legame avere con la Russia» e «quello geopolitico è senz’altro preferibile alla dipendenza energetica» perché «destinato nel lungo termine a creare maggiore stabilità e meno crisi». Le parole di Kupchan, che fece parte del consiglio nazionale di sicurezza ai tempi di Bill Clinton, riflettono l’umore corrente a Washington, favorevole a modellare un rilancio dei rapporti globali con la Russia di Dmitry Medvedev senza cederle però troppo terreno. «Chi aveva previsto una svolta imperialista di Mosca dopo la guerra in Georgia della scorsa estate è stato smentito - sottolinea - e dunque è questo il momento di aprire al Cremlino puntando a darsi politiche condivise sui temi più importanti del momento ovvero contro la proliferazione nucleare, contro la diffusione delle armi di distruzione di massa, sulla realizzazione della difesa antimissile e sull’Iran di Mahmud Ahmadinejad» creando le premesse per «un inserimento reale e duraturo della Russia nelle istituzioni transatlantiche» e «mettendo da parte questioni controverse come l’allargamento della Nato, l’indipendenza del Kosovo e i confini della Georgia».
Questo «percorso è nell’interesse degli Stati Uniti, dell’Europa e della Russia», assicura Kupchan, che però non ritiene «opportuno sovrapporlo ad un aumento della dipendenza energetica da gas e greggio del Cremlino come quella che si verrebbe a creare dalla realizzazione del South Stream» che Gazprom punta a realizzare assieme al gemello North Stream per portare dal 28 al 33 per cento la propria quota di controllo del mercato europeo del gas.
A vedere l’Europa impegnata a decidere quale approccio avere alla Russia è anche Ed Morse, direttore esecutivo di Louis Capital Markets e autorità riconosciuta nel settore dell’energia, secondo il quale «il disaccordo nell’Unione Europea sull’approccio unilaterale dell’Italia e dell’Eni» al progetto del South Stream «è assai più importante di ogni tipo di obiezione che possa essere sollevata da Washington». Ciò che colpisce Morse infatti è che «il capo di governo italiano e il capo della maggiore impresa italiana si vantino di rappresentare un consenso europeo su cosa serve alla sicurezza energetica comune assumendo iniziative che vanno contro i partner europei» come Bulgaria, Romania, Ungheria e Austria che sostengono il gasdotto «Nabucco» con l’intenzione di ridurre la dipendenza dalle importazioni di gas di Mosca. Dietro la determinazione russa a realizzare South Stream al fine di esportare il proprio gas in Europa occidentale senza passare attraverso l’Ucraina, per Kupchan, c’è «una strategia di vecchio stampo e a lungo termine, mirata a mantenere il saldo controllo sulle risorse che si trovano dei territori dell’ex Unione Sovietica» ma non è detto che «i Paesi occidentali debbano favorirla».
Insomma, si può essere amici di Mosca anche senza sostenere le politiche energetiche affidate a Gazprom. Nulla comunque è ancora detto su quale sarà il nuovo equilibrio fra Europa e Russia perché, concordano Charlie Kupchan e Ed Morse, «tanto il South Stream che il Nabucco restano al momento due progetti solamente sulla carta».

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