Salvatore Tropea, la Repubblica, 18/8/2009, 18 agosto 2009
TRA DUE ANNI LA PRIMA FIAT CINESE E LA 500 USA PARTIR DAL MESSICO
TORINO - Il Lingotto ricomincia dall´America, ma con i riflettori puntati sul salone di Francoforte di metà settembre prima occasione di verifica dello stato di salute dell´industria dell´auto un anno dopo l´inizio della grande crisi. Il board di settembre sarà chiamato ad approvare il piano di risanamento e rilancio della Chrysler in vista del quale - così come aveva fatto nell´estate di cinque anni fa al suo arrivo in Fiat - Sergio Marchionne ha messo alla frusta la squadra dei 23 manager che in questi giorni stanno analizzando i siti dove produrre le vetture frutto della collaborazione italo-amerciana e i possibili impieghi delle piattaforme comuni.
Nell´attesa della definizione del piano, a prendere corpo è lo sbarco della Fiat 500 al di là dell´Atlantico. In questi giorni è stata rilanciata (lo ha fatto ancora ieri il Wall Street Journal) l´ipotesi che l´utilitaria Fiat in versione americana venga prodotta a Toluca, in Messico. La scelta risponderebbe a un´esigenza di natura commerciale: le vetture prodotte nello stabilimento messicano potrebbero infatti essere esportate senza essere appesantite da dazi, a differenza di quanto accadrebbe se la loro produzione avvenisse negli Stati Uniti. E´ questa una buona ragione che sembra avere convinto Marchionne il cui operato, appena tre giorni fa, ha ricevuto ampi apprezzamenti da Ron Bloom, capo della task force del presidente Obama. Sempre Bloom ieri ha precisato che la scelta del sito per la 500 «spetta alla nuova Chrysler e non al governo americano». Peraltro, la Fiat starebbe progettando anche un´altra utilitaria compatta, più grande della 500, da lanciare sempre sul mercato statunitense. Circolerà invece nel 2011, sempre secondo il Wsj, la prima Fiat cinese, prodotta nello stabilimento di Changsha e risultato della joint venture da 400 milioni di euro tra il Lingotto e il gruppo Gac (accordo siglato a luglio).
Intanto il partner Chrysler sta ritrovando il ritmo giusto come conferma il fatto che abbia già messo in conto due sabati di lavoro straordinario per il 19 agosto e il 26 settembre negli stabilimenti che producono il Dodge Ram 1500 e il Dodge Dakota. Marchionne può dedicare dunque anche questi giorni in cui la Fiat è ferma per le ferie, alla "provincia" americana, senza neppure preoccuparsi tanto dell´azione legale intentata da un piccolo gruppo di concessionari della Chrysler i quali reclamano l´annullamento dell´accordo con Fiat per il fatto di esserne stati esclusi. Qualche pensiero a Marchionne lo procurano semmai i lavoratori italiani. I dipendenti di Termini Imerese minacciano di mettere in piedi a settembre la «madre di tutte le vertenze» e hanno chiesto un nuovo incontro col governo per discutere del futuro dello stabilimento dopo la riconversione annunciata da Torino per il 2011. Ma anche a Torino c´è chi da qualche settimane sta prendendo in considerazione l´idea di sollecitare a Marchionne un chiarimento sul futuro complessivo della Fiat italiana. «Siamo contenti del suo attivismo e anche dei risultati che sta conseguendo in America - avverte Giorgio Airaudo, leader della Fiom torinese - ma lo saremo di più se e quando ci esporrà un programma di sviluppo dei vari modelli negli impianti italiani, a cominciare da Torino».