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 2009  agosto 13 Giovedì calendario

I nuovi paradisi negli atolli asiatici E’dai tempi della guerra che la Svizzera è diventata la cassaforte dei grandi ricchi

I nuovi paradisi negli atolli asiatici E’dai tempi della guerra che la Svizzera è diventata la cassaforte dei grandi ricchi. Partivano dalle grandi città per depositarvi i propri patrimoni e dormire così sonni «tranquilli». Nel tempo le banche elvetiche hanno conquistato molti altri ricchi diventando la meta preferita di tanti personaggi famosi, dalle star dello spettacolo fino ai campioni dello sport. Oggi si stima che nelle casse del Paese alpino siano depositati oltre 300 miliardi di euro italiani, di cui 250 miliardi si trovano solo nel Canton Ticino. Lo dicono le indicazioni - al ribasso - sul tesoretto che dalla Svizzera potrebbe rientrare nel nostro Paese grazie allo scudo fiscale appena varato dal Governo. Il merito dei precedenti «trasferimenti» di capitali va tutto alla particolare legislazione del Paese che garantisce un ferreo anonimato ai suoi clienti danarosi. Il segreto bancario è tutelato in forma totale, soltanto i giudici possono entrare nei meandri nascosti delle banche elvetiche, usando il grimaldello della rogatoria. La stessa segretezza è offerta anche dal Liechtenstein che tuttavia rimane meno frequentato. «Oggi sono rimasti soltanto pochi conti italiani in quel Paese», sostiene l’avvocato Roberto Lenzi, tra gli autori di un libro sul proprio segreto bancario in Italia e all’estero. «Il Principato andava di moda tra i ricchi italiani soprattutto negli anni ”70 e ”80. Lo scandalo della scorsa estate sui conti nella locale Banca Lgt ha, però, fatto perdere smalto a questa meta». Non tutti hanno disdegnato il luogo, per dirne una, in tempi recenti, dal Liechtenstein è passò anche la proprietà della villa Feltrinelli, all’Argentario. Stefano Ricucci la comprò proprio da una fondazione del luogo. Da poco è invece scoppiata la moda dei trust. Un classico del diritto anglosassone, scoperto da commercialisti e fiscalisti nostrani solo di recente. Offrono una «spersonalizzazione» del patrimonio e in più sono comodi perché consentono di evitare conflitti tra gli eredi. Hanno poi il vantaggio di offrire una soluzione tutta nell’ambito della legalità, evitano grattacapi per la spartizione di patrimoni tra figli e nipoti. Va detto poi che nei casi di fortune di incerta provenienza, garantiscono l’anonimato. In qualche caso hanno anche titoli al portatore e clausole di «chiusura» automatica in caso di «aggressioni» dall’esterno, ad esempio il sequestro dei titoli da parte dell’autorità giudiziaria. Nonostante le nuove sofisticate invenzioni degli ingegneri anti Fisco, i classici non sono mai passati di moda e malgrado la finanza globale offra sempre più opportunità, Svizzera e Liechtenstein danno ancora garanzie di grande riservatezza. Ma tra le piste battute da chi porta i soldi all’estero spuntano sempre mete nuove. L’ultima moda tra i ricchi a caccia di paradisi è Singapore. E’ praticamente perfetta, dicono gli esperti di questioni tributarie. La città-stato asiatica è talmente blindata che per una banca internazionale è un problema avere informazioni sui suoi stessi clienti con conti nella filiale locale. L’elenco delle oasi che evitano grattacapi con il Fisco è lungo e negli anni si è arricchito di mete sempre più esotiche. Oltre a Singapore, spesso la soluzione preferita da chi va all’estero è quella di spezzettare i capitali in tanti Paesi diversi. Dove? La mappa è davvero da caccia al tesoro, si parte dallo Stato insulare del Vanautu, passando per le Comore, alle Isole Cook, al Costarica, Cipro, alle Cayman, fino a Madeira e Montecarlo. Perfino Labuan, l’isola delle avventure di Sandokan è finita nell’elenco dei pirati in fuga dal Fisco.