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 2009  agosto 14 Venerdì calendario

IL PASTICCIO DEI BONSAI ANTI AIDS: FANNO DEL BENE MA SOLO AI FIORISTI


Il Progetto Bonsai è il fiore all’occhiello dell’Anlaids, l’Associazione nazionale per la lotta contro l’Aids. Si svolge dal 1993 il venerdì, sabato e domenica di Pasqua: le piazze di tutta Italia, nelle grandi città e nei piccoli paesi affollati di turisti in quel weekend festivo, come pure i piazzali di ospedali e centri commerciali, si riempiono di volontari e tavolinetti per distribuire gli alberelli nani ornati dal fiocchetto rosso. In cambio è chiesta un’offerta.

 la manifestazione che consente la sopravvivenza dell’Onlus: nell’edizione 2008 ha fruttato 2.366.009,47 euro, che rappresentano l’84 per cento dei proventi dell’organizzazione. Il resto affluisce da altri contributi liberi e finanziamenti legati agli specifici progetti. Con questi denari, spiega l’Anlaids, è possibile attuare gli scopi statutari: borse di studio, premi scientifici, progetti di ricerca, momenti di formazione, campagne informative, mantenimento di case alloggio, cooperazione allo sviluppo dei Paesi in via di sviluppo flagellati dalla peste del 2000.

Eppure il Progetto Bonsai è un affare più per i vivaisti che per i ricercatori. Per raccogliere quei due milioni e 300mila euro, se ne spendono la bellezza di due milioni per acquistare, trasportare e distribuire i bonsai. Significa che per ogni euro donato ai banchetti pasquali dell’Anlaids, 87 centesimi finiscono nelle tasche dei coltivatori. Soltanto una minima parte di quella gara di generosità rimane nelle casse dell’associazione, e un rivolo ancora minore riesce ad alimentare la vera lotta contro l’Aids, perché quelle di approvvigionamento non sono le uniche spese da sostenere: la struttura organizzativa assorbe 168mila euro.

Così, alle attività istituzionali dell’Anlaids restano poco più che le briciole: 75mila euro per borse di studio, 64mila per l’informazione, 57mila per la giornata del 1° dicembre (che ne frutta 126mila), 48mila per le case alloggio, 43mila per progetti di ricerca, 32mila per il progetto scuole, 22mila per dottorati di ricerca e cifre minori per progetti di cooperazione internazionale oltre ad «altri costi» non meglio precisati dal bilancio 2008, enormemente saliti rispetto ai 562mila euro del 2007. In definitiva, meno del 20 per cento dei denari spesi dall’Anlaids è destinato agli scopi per cui quei soldi vengono raccolti.

L’associazione ha anche risparmiato qualcosina, realizzando un avanzo di gestione di 81.251 euro. E detiene una notevole liquidità: 306mila euro sono depositati in banca o alle poste mentre 50mila sono investiti in Bot. La situazione patrimoniale segnala anche la presenza di debiti per 215mila euro, ma non è dato sapere di che cosa si tratti: a differenza di altre grandi Onlus, sul sito internet non sono pubblicate le note integrative al bilancio (e anche i conti del 2008 sono apparsi soltanto dopo la segnalazione de il Giornale), mentre l’ultimo bilancio patrimoniale a disposizione dei donatori è quello del 2005.

Quello dell’Anlaids appare un caso limite. Le principali Onlus italiane presentano rapporti tra ricavi e relative spese molto minori anche se assai diversi tra loro. Telefono Azzurro dichiara proventi per sette milioni e mezzo, di cui spende il 22 per cento nella raccolta fondi e il 60 nel personale, in gran parte impegnato nei centri di ascolto. All’Airc (associazione per la ricerca sul cancro) si scende al 18 per cento. Inferiore l’indice di efficienza registrato da Telethon, la maratona televisiva che rastrella denaro per combattere la distrofia muscolare e altre malattie genetiche: secondo il rendiconto 2008, per incassare oltre 33 milioni e mezzo di euro ne sono stati spesi quasi sei, con un indice di efficienza del 17 per cento cui si aggiungono i costi di supporto generale.