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 2009  agosto 14 Venerdì calendario

DA BRANDO A CLOONEY I MITI (DISCUSSI) DELLE DONNE


Valentino? «Un piumino da cipria». Dicerie e veleni sui sex symbol

«Le femmine hanno avido il sesso, i maschi poco vigore, ora che Sirio il capo dissecca e le gi­nocchia »: già nel 630 a.C. il poe­ta Alceo di Lesbo incolpava per la sua fiacchezza la terribile calu­ra greca. E per garantire presta­zioni dignitose implorava il con­forto di un po’ di vino: «colma le tazze fino all’orlo». Forse a La­glio, Como, con la breva e il tiva­no, venti che increspano le ac­que del lago, ai maschi indigeni o acquisiti le cose vanno un po’ meglio. Paparazzata nel suo splendido negligé alla finestra di villa Oleandra-Clooney, Elisabet­ta Canalis ha un’aria sonnacchio­sa e appagata. A letto uno mica è sempre uguale. Non è detto che a Clooney, sex symbol cosmico, le cose vadano sempre come gli sono andate con Sarah Larson, ex fidanzata che si è lamentata di un George sessualmente per nul­la gorgeous: «Bomba del sesso? Ma non scherziamo. tutta una montatura. La sua prestanza ses­suale è poco superiore a quella di un impiegato di banca, una botta e via».

Come ogni signora dovrebbe sapere, in buona percentuale è la donna a fare l’uomo, nella vita come nel letto. Magari quella scarsa era lei. Quanto poi agli im­piegati di banca, non esistono ri­scontri certi. Anche se non è tan­to il bancario medio quanto piut­tosto il bello ricco e famoso a do­ver temere il venticello di una ca­lunnia che soffia spesso in quel­la direzione. Se da documentate prove Papi è uscito senza mac­chia – almeno da questo punto di vista ”, perfino il bulimico Marlon Brando, verosimilmente l’uomo più sexy di tutti i tempi, venne classificato dalla moglie Anna Kashfi come ipodotato e per niente abile. Fu Natascia Rim­bova a stilare la celebre e impie­tosa sentenza a carico di Rudy Va­lentino: « un piumino rosa da cipria», guardare e non toccare, tanto è inutile. Non si è salvato neppure Clark Gable, il mascalzo­ne Rhett, il più vero fra tutti gli uomini veri: molto meglio fuori dalla camera da letto, consiglio di Joan Crawford. Elvis, racconta la moglie Priscilla, altro che The Pelvis, era un bambinone incon­sistente. Perfino JFK, campione di fascino e virilità americana, se la cavava in pochi minuti, parola di Jackie, tempistica da ordina­rio marito medio, e sprofondava subito nel sonno. Di Nicholas Ca­ge, indimenticata canotta ita­lo- americana in «Stregata dalla luna», l’ex morosa Jenna Jame­son ha detto che «puzza come il sudore distillato di un barbone senzatetto». E riguardo a Ronal­do l’amante Lara ci ha informato del fatto che «a letto non è un fe­nomeno come in campo».

Cary Grant fu oggetto di dice­rie così tenaci che cinque matri­moni, una figlia e una gran cotta per Sophia Loren, incontrata sul set di «L’orgoglio e la passione» non bastarono a smentire. Ma­gnifico uomo che «ti rende felice solo a guardarlo», come disse qualcuna, principe della sophisti­cated comedy, inimitabile raffi­natezza british (era nato a Bri­stol, nome di battesimo Archi­bald, infanzia povera e infelice) destinata a diventare l’eleganza americana per definizione, le maldicenze gli infelicitarono la vita.

Una volta che era molto giù l’amico regista Peter Bogdanovi­ch provò a consolarlo: in fondo che t’importa, tu sei Cary Grant. E lui: «Tutti vorrebbero essere Cary Grant. Anch’io». Unico pre­sidio difensivo, la sua formidabi­le ironia: «Se vuoi avere succes­so con una donna – suggerirà – dille che sei impotente: non vedrà l’ora di smentirti». Per for­tuna anche a Clooney, epigono a pieno titolo di Grant, il sense of humour non manca. Provi a ri­derci sopra. Impotenza, omoses­sualità e narcisismo, perché an­che l’eccesso di bellezza per un uomo può essere un regalo avve­lenato: ecco il triangolo delle Ber­mude della virilità.

Esemplare assoluto di charme latino e attore generosamente di­sinibito, Marcello Mastroianni si misurò senza paura con tutti i la­ti dell’incertezza: «frocio» man­dato al confino nell’indimentica­bile «Una giornata particolare» di Ettore Scola; bellissimo e ma­linconico impotente in «Il bel­l’Antonio » di Bolognini, tratto dal romanzo di Vitaliano Branca­ti, che ha i suoi precedenti nel­l’ «Armance», prima opera di Stendhal e in «Olivier ou le se­cret » di Madame Duras. Come a dire che la defaillance è solo l’al­tra faccia della virilità più piena: e chi era più virile di Marcello? Che è l’ombra ineliminabile, e forse indispensabile della masco­linità. Il bell’Antonio altro non è che il ritorno del rimosso di Al­fio, suo padre, siculo priapico, amante instancabile e inconti­nente. Il genio di Marcello è pro­va della saggezza degli indiani americani, che chiamavano la vi­rilità «il grande impossibile». Ma certo, sono impossibili an­che certe intraprendenti signore e signorine, arcigne esaminatrici di prestazioni maschili – e poi volete che non vadano in ansia, poveretti? ”, incapaci di fare quel passo indietro indispensabi­le prodromo al farsi avanti di uo­mo. E sempre pronte a lamentar­si del fatto che di veri uomini in circolazione non ce ne sono più. Dimenticando che per ogni vero uomo, quello che serve, altro che Viagra, è anzitutto una vera donna.