Arnaldo D’Amico, la Repubblica, 17/8/2009, 17 agosto 2009
ARRIVA IL PACEMAKER WI- FI COSì INTERNET SALVERA’ IL CUORE
ROMA - Il primo essere umano con il cuore "on-line" è una donna di New York. Tre settimane fa, nel petto di Carol Kasyjanski, impiegata di 61 anni, mamma e nonna, è stato impiantato un pacemaker con wi-fi, il sistema ricetrasmittente installato anche su computer, portatili e telefonini per navigare in Internet senza fili. Il minuscolo regolatore della frequenza cardiaca, più piccolo di un portamonete, inserito sotto pelle vicino al cuore, si connette da solo col wi-fi di casa e, attraverso la rete, si mette in comunicazione con una centrale operativa. Qui i dati relativi al funzionamento del cuore e dell´apparecchio vengono memorizzati, analizzati e, se qualcosa non va, dalla centrale partono i comandi necessari a rimediare ai problemi. Al momento però, per motivi di sicurezza, la "finestra di accesso" al cuore di Carol è bloccata e, nel caso vi sia bisogno, verrà convocata in ospedale per le cure necessarie.
La messa on line del primo cuore umano è seguita pochi giorni dopo il via libera dato dalla FDA, l´ente federale americano che autorizza l´uso di farmaci e strumenti medici, alla St Jude Medical Inc., l´azienda che ha messo a punto e produce il pacemaker wi-fi. L´impianto è stato eseguito al St Francis´ Arhythmia and Pacemaker Center di New York al momento in cui il vecchio pacemaker di Carol andava sostituito.
«Alcuni anni fa ho avuto dei collassi», racconta Carol, «e solo dopo che sono arrivata in ospedale dove hanno potuto fare i test per capire il problema e risolverlo sono stata fuori pericolo. Ora spero di non correre più quei pericoli». «Con la connessione wi-fi», spiega Steven Greenberg, direttore del St Francis, «possiamo cogliere in tempo reale qualunque tipo di anomalia prima che determini dei danni e convocare il paziente o inviare un medico con le istruzioni precise su che fare, a seconda dell´urgenza».
Nato 30 anni fa per "rimettere in carreggiata" il cuore quando inizia a battere in modo irregolare a causa di un infarto e tante altre patologie, il pacemaker è diventato presto "intelligente", capace di rilevare specifici problemi del ritmo cardiaco e risolverli, dosando i suoi impulsi elettrici. «Da qualche anno è possibile anche comunicare con questi strumenti, raccogliere dati sul loro funzionamento e su quello del cuore in cui sono impiantati e inviare nuove istruzioni», spiega Maurizio Santomauro, direttore scientifico dell´Associazione italiana di aritmologia e cardiostimolazione e docente dell´università Federico II di Napoli, «ma attraverso delle procedure particolari che è bene fare in un centro specializzato. Il paziente quindi si deve recare periodicamente a controllo, oppure installare a casa le apparecchiature di telemedicina, costose e di non facile uso. Col wi-fi invece tutto questo finisce, quando il paziente è a casa fa tutto il pacemaker».
La connessione con la centrale operativa potrebbe passare anche attraverso un qualunque hot spot. Ma, al momento, per motivi di sicurezza, il wi-fi dei nuovi dispositivi intracardiaci è regolato su una frequenza radio diversa. La prudenza non è mai troppa: accanto a commenti entusiasti, nei siti che riportano la notizia c´è chi scrive: «Anno 2011, attacco al cuore degli americani, 30 mila portatori di pacemaker fulminati da un hacker».
«Ma con la possibilità che ora ha un pacemaker o un defibrillatore impiantabile di mettersi on line», continua Santomauro, «si può invece immaginare di chiedere molto di più a questi apparecchi. Si possono dotare di sensori per rilevare la pressione arteriosa, o misurare nel sangue la quantità di zucchero, il livello dell´ossigeno o cogliere i primi segni di scompenso cardiaco e di edema polmonare, aprendo la possibilità di tenere sotto controllo in tempo reale tante altre patologie cardiache o di diverso tipo».
Più prudente invece Attilio Maseri, il cardiologo italiano di fama mondiale per le sue scoperte, che ebbe in cura quando era a Londra i cuori della real casa e a Roma quello del papa, attualmente presidente della Fondazione per il Tuo cuore. «Al momento vedo delle interessanti applicazioni nel campo della ricerca per apparecchiature del genere», dice Maseri, «Per le applicazioni cliniche invece, come per tutte le novità che sforna la tecnologia, è necessario prima conoscere bene i reali benefici che porta e a quali pazienti. E se le risorse che assorbe non sono tali da andare a discapito di altri malati».