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 2009  agosto 14 Venerdì calendario

LA FINANZA DA CORSA E’ GIA’ TORNATA DA MORGAN STANLEY A CITIGROUP AFFARI D’ORO CON I NUOVI TITOLI TOSSICI


Arrivano crediti agganciati a collaterali e si riaffacciano i "prodotti salsiccia"

L´anno scorso - tempi bui - non se ne era fatto nulla. Ma, questa estate, "Fahion meets Finance" è tornata in grande stile: il 6 agosto c´è stata la prima serata dopo più di un anno, in un locale sulla 50ma Est di Manhattan. "Fashion meets Finance", la moda incontra la finanza, sembra il nome di una fiera e, in qualche modo, lo è: sono occasioni in cui attraenti modelle, con il portafoglio sgonfio, incontrano uomini di Wall Street, resi appetibili dalle loro pesanti buste paga. Sono tornati, infatti, i tempi ruggenti dei bonus e dei premi: secondo le previsioni, a fine anno, Goldman Sachs distribuirà in gratifiche l´equivalente di 770 mila dollari per ognuno dei suoi 30 mila dipendenti. E´ il segnale che, dopo la quaresima del 2008, è tornata la finanza da corsa, quella delle operazioni opache, dei rischi mozzafiato.
Neanche di qua dell´Atlantico, peraltro. Il filo che unisce, a livello globale, i bilanci delle banche in questo 2009 è facilmente visibile: le banche che fanno prestiti a famiglie e aziende stentano. Le banche d´affari registrano profitti record. La fotografia più nitida la dà il bilancio dell´inglese Barclays: il ramo affari, Barclays Capital, ha raddoppiato gli utili, il settore sportelli alla clientela li ha visti ridursi del 61%, quello commerciale del 42%. Il record dei record è di Goldman Sachs: quasi 14 miliardi di dollari di ricavi nel secondo trimestre. Due terzi di questi utili vengono dal settore "trading", le transazioni/speculazioni, in misura cospicua condotte in proprio. E metà degli utili totali sono concentrati nel settore Ficc: reddito fisso, materie prime, valute. In sostanza, nel caso Goldman Sachs, petrolio e derivati come i Cds, i credit default swaps.
Questo scenario è il risultato dello tsunami degli ultimi due anni. La risacca ha lasciato in piedi solo pochi istituti, che sono rimasti gli unici a poter fare affari in grande. Secondo gli osservatori, sono cinque: le americane Goldman Sachs e J.P.Morgan, la tedesca Deutsche Bank, la svizzera Credit Suisse, l´inglese Barclays. Ma lo tsunami non si è limitato a fornire ai vincitori un potente fuoribordo, mentre gli altri si arrangiavano con i salvagente. Ha dato loro anche la benzina per alimentarlo. Dietro i profitti delle grande banche d´affari c´è la moneta facile degli ultimi due anni. Non solo gli aiuti pubblici diretti, ma, soprattutto, l´enorme mole di liquidità pompata dalle banche centrali. Questo fiume di moneta, impiegato per risollevare banche disastrate, non ha ancora raggiunto famiglie e aziende. Ma, per le poche banche vincenti, ha significato poter finanziare a tassi stracciati i propri affari. Ci sono, direttamente e indirettamente, i soldi del contribuente dietro il boom delle speculazioni su petrolio e derivati di Goldman Sachs. Era stata la liquidità facile della Fed di Greenspan ad alimentare il boom della finanza creativa. E, infatti, rieccola di nuovo. Morgan Stanley si è messa a reimpacchettare titoli salsiccia ormai compromessi (i Cdo, obbligazioni che rappresentano mutui di svariato genere e affidabilità) in nuovi titoli-salsiccia, ancora Cdo. Ma ci sono nuove idee. Negli Usa, Citigroup, J.P. Morgan, Bank of America stanno costringendo le aziende ad accettare crediti i cui interessi non sono legati solo ai tassi a breve, tipo Libor, ma anche ai rispettivi Cds, cioè i titoli che assicurano l´investitore contro l´ipotesi di default di quell´azienda. Se il prezzo del Cds sale (cioè il default diventa più probabile) anche il tasso sul credito sale: più debole l´azienda, più punitivo (automaticamente) il tasso. Il 70% dei crediti Usa ad aziende affidabili, quest´anno, ha questo meccanismo: anche aziende come FedEx e Toyota hanno dovuto accettarlo. E nuovi prodotti opachi vengono offerti alla piccola clientela. Si possono investire anche solo mille dollari in offerte come quelle di Morgan Stanley e Ubs. La prima, ad esempio, propone un investimento a 15 anni: nei primi due c´è un rendimento garantito del 10%. Dopo, solo se i tassi a breve e gli indici di Borsa restano dentro una determinata fascia. Altrimenti, rendimento zero. Negli ultimi 15 anni, assicura la banca, raramente i due indicatori sono usciti dalla fascia. Ma, dopo il recente tsunami, "raramente" è una parola che rassicura poco.