Wall Street Journal, 13 agosto 2009, 13 agosto 2009
Dopo mesi di clandestinità e qualche mese di galera, Ameruddin Askarzai si sta rivelando come l’uomo che ha salvato l’oro dell’Afghanistan
Dopo mesi di clandestinità e qualche mese di galera, Ameruddin Askarzai si sta rivelando come l’uomo che ha salvato l’oro dell’Afghanistan. Askarzai, 59enne oggi alla guida dei depositi della banca centrale, ha in mano la chiave che apre la camera di sicurezza del palazzo presidenziale dove per anni è rimasta chiuso il maggiore tesoro del paese. Askarzai si mostrerà in pubblico a fine agosto per ricevere dal presidente Hamid Karzai una medaglia premio per la sua fedeltà al popolo afghano. L’oro è un tesoro scoperto nel 1978 da un archeologo russo. Un’inestimabile ricchezza risalente al terzo secolo prima di Cristo, battezzata il Tesoro di Bactria. Allo scoppio della guerra con l’Urss il tutto è stato spostato dal museo nazionale di Kabul al palazzo presidenziale, e le chiavi sono state affidati ad Askarzai, che ha controllato il tesoro anche negli anni dei talebani. Incarico non facile. Dopo l’attacco dell’11 settembre una delegazione talebana si è presentata da Askarzai per chiedergli di vedere il tesoro. Lui ne ha mostrata loro solo una parte, e al termine dell’ispezione ha chiuso la porta della camera di sicurezza rompendo appositamente un dente della chiave, così da sigillare l’ingresso. Tornati dopo qualche settimana per prendere il controllo delle ricchezze, i talebani hanno riscontrato l’impossibilità di aprire la porta. Quindi hanno arrestato Askarzai, che è rimasto in cella tre mesi e 19 giorni. Cacciati i talebani, il nuovo presidente Karzai ha riaffidato a lui l’incarico di guardiano del tesoro. Con l’aiuto di un tecnico la porta è stata riaperta e oggi una collezione di oggetti del tesoro di Bactria si trova al Metropolitan Museum di New York.