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 2009  agosto 13 Giovedì calendario

E LONDRA SCATENA LA GUERRA AL 2 PER UNO


L’infermiera Amy spinge il carrello tra gli scaffali del supermercato Budgens di Upper Street, Londra nord. Due scatole di corn flakes, due pacchi di riso basmati, due confezioni di broccoli surgelati: «Compro solo cose in promozione. Quando hai tre bambini e un unico stipendio da 3000 sterline (3400 euro) al mese la marca non conta più». I prodotti contrassegnati dal cartellino «bogof» (buy one get one free, ossia paghi uno e l’altro è gratis) attirano clienti come calamite. Eppure, presto potrebbero sparire tra i cimeli del secolo scorso, travolti dallo sforzo del governo per ridurre lo spreco di cibo e l’accumulo di spazzatura.
Secondo una ricerca di Downing Street un terzo della spesa settimanale delle famiglie britanniche finisce nella pattumiera, 6,5 milioni di tonnellate di banane, hamburger, carote, mandate al macero ogni anno con tanti saluti a guerre e carestie.
«Lo scorso anno il mondo è stato scosso dall’improvviso rincaro del petrolio e del cibo, ma i costi ambientali e gli effetti sulla nostra salute restano sommersi» spiega il segretario all’ambiente Hilary Benn. Le risorse alimentari non sono infinite: la produzione dovrà aumentare del 70% per soddisfare i 9 miliardi di persone attesi nel mo
ndo per il 2050. Per questo, con il suo staff, Benn ha messo a punto la revisione delle abitudini nutritive nazionali, a cominciare dal supermercato.
Le cifre sovrastano qualsiasi possibile protesta di Amy. Ogni mese 425 mila patate, 51 mila uova, 18 mila fette di pane invecchiano nelle dispense britanniche in attesa d’essere gettate via. Non è solo una questione etica. Eliminare quei rifiuti, insiste il ministero, significherebbe ridurre l’emissione di CO2 tanto quanto togliere un quinto delle automobili dalle strade del Regno Unito.
Il problema è convincere i consumatori, alle prese con i più esosi scontrini degli ultimi dieci anni. Uno studio del centro ricerche di mercato Mintel sulle paure degli anglosassoni vede il 71 per cento angosciato per la recessione economica e solo il 43 per cento in apprensione per la propria salute. Ci vorrà tempo per far digerire l’eventuale prepensionamento della formula paghi uno e prendi due.
«E’ l’ennesimo esempio di come il governo interferisca in settori che non gli competono» osserva John O’Connell, analista politico della TaxPayers’ Alliance, associazione dei contribuenti. Poco conta che il segretario Benn si sia impegnato a sostituire il popolare «bogof» con prezzi dimezzati e campagne mirate al risparmio: «Gli inglesi vogliono che i politici provvedano ai servizi essenziali e si occupino delle loro preoccupazioni, non che suggeriscano ai supermercati quali prodotti mettere in promozione. Non c’è alcuna prova che l’offerta due-per-uno contribuisca al livello del cibo sprecato mentre, di certo, è spesso essenziale per le famiglie più povere». La dispensa è la nuova frontiera della privacy, avverte John O’Connell: «Tocca ai genitori alimentare i figli in modo sano e ai singoli individui assicurarsi di non sprecare cibo».
La battaglia per la dieta sostenibile sarà lunga. Hilary Benn ha avviato contatti con la National Farmers’ Union, l’unione degli agricoltori, per incrementare la produzione di frutta e verdura, riserve di vitamine fondamentali e costosissime. Se poi la terra non riuscisse a compensare la domanda, «le sementi geneticamente modificate possano offrire un contributo». Al solo sentire la sigla gm (geneticamente modificato) i militanti di Friends of the Earth preparano le barricate. Ma se scontro sarà, si combatterà al supermercato.