Alberto Mattioli, La stampa 13/8/2009, 13 agosto 2009
TEDESCHI, VOLI SPRECATI PER IL JACKPOT MILIONARIO
Altro che i limoni di Goethe: questo è il Paese dove fioriscono i Superenalotti. Quindi oggi, giorno d’estrazione, avverrà l’ennesima calata tedesca in Italia. L’iniziativa è organizzata dal tabloid Bild. Il giornale regala un viaggio a Milano a 140 compatrioti. Obiettivo: vincere i 131 milioni e mezzo di euro del più ricco montepremi dell’Unione Europea.
In caso di sei, sarà forse l’unica volta in cui i tedeschi smetteranno di rimpiangere il marco. Insomma, ormai il Superenalotto è diventato un tipico prodotto italiano da esportazione, come la pizza, la moda o Berlusconi. La sua fama ha varcato i confini e perfino nella Germania più profonda, quella dei lettori della Bild, si sono accorti che al di là delle Alpi c’è un tesoro che aspetta solo un fortunato Paperon von Paperoni.
Così è nata l’idea del concorso, realizzato in collaborazione con la compagnia low cost Air Berlin. I biglietti omaggio per e da Milano sono stati assegnati ai primi lettori che ieri sono riusciti a prendere la linea e a rispondere a questa terribile domanda: «Dove volerà il nostro aereo? A) verso l’Italia; B) verso Timbuctu» (che per loro sono evidentemente più o meno lo stesso. E comunque adesso non lamentatevi più dei telequiz italiani dove chiedono ai concorrenti stralunati di che colore era il cavallo bianco di Napoleone...). Non solo: per rendere più ghiotta la scampagnata sui luoghi del Superenalotto ed esaurire quelli comuni sull’Italia, il concorso «Mamma mia! - Italien wie kommen!» (Italia, arriviamo!) regala anche ai partecipanti 50 euro con i quali si può «prendere un cappuccino in aeroporto e mangiare una pizza». Mamma mia, davvero.
Tant’è: il superimpazzimento per il superpremio è «global». Per esempio anche nel caro vecchio Piemonte l’estrazione è ormai un’attrazione. Segnalati alla ricerca di una ricevitoria molti francesi dalle parti di Cuneo e i soliti tedeschi sul Lago Maggiore (il Maggiore-See è particolarmente gettonato dopo che ad Arona è stato azzeccato un 5+1 da due milioni e 756 mila euro). Visto anche un solingo turista americano impegnato a compilare schedine su schedine in quel di Vercelli. Ma, naturalmente, il bacillo non colpisce solo gli stranieri. In particolare, riannodando i fili di una consolidata tradizione amministrativa nazionale che consiste nell’affidarsi allo stellone, proliferano gli enti locali che si affidano alla sorte per sistemare i bilanci. In questo, perfettamente bipartisan e federalisti. Da sinistra a destra e da Nord a Sud (e viceversa) è tutto un fiorir di sistemoni. Giunta e dipendenti del Comune di Ceneselli, nel Polesine, vogliono dotare il paese di un nuovo teatro. I consiglieri di Anguillara Sabazia, in Lazio, si sono autotassati per giocare. Rigorosa poi, da Quintino Sella del lotto, la scelta fatta dai sindaci di Ficarra (in Sicilia) e di Varallo Sesia (in Piemonte): entrambi hanno tassato le indennità proprie e degli assessori per investire in fortuna il ricavato.
Insomma è una febbre, un delirio, un’eccitazione generale. Roba da reportage di Dumas padre sul lotto borbonico a Napoli, prima che arrivassero i piemontesi e si mettessero a giocare anche loro. I moralisti, naturalmente, deplorano. Monsignor Alberto D’Urso tuona dalle colonne del Messaggero contro questa Repubblica biscazziera: «No, lo Stato non è un buon maestro: sta eccitando i cittadini, li sta spingendo a fare debiti. una follia, siamo diventati un popolo di scommettitori». Rincara la dose l’Associazione «Famiglia e valori», rivolgendosi direttamente a Silvio Berlusconi, in questo periodo notoriamente sensibile all’una e agli altri: «Le chiediamo di promuovere un’iniziativa legislativa che possa arginare questo allarmante fenomeno che mina le già precarie condizioni di molti nuclei familiari». Appunto: con tante mamme che si tolgono il pane di bocca non per la prole ma per la schedina, sarebbe davvero una beffa se il jackpot patrio finisse in mani germaniche. «Ben provvide Natura al nostro stato / quando dell’Alpi schermo / pose fra noi e la tedesca rabbia», scriveva già il Petrarca, lungimirante come tutti i grandi poeti. Giochino al lotto a Berlino, e ci lascino il nostro sei.