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 2009  agosto 13 Giovedì calendario

TUTTI DAL CHIRURGO ESTETICO COSI’ LA CINA CAMBIA FACCIA


Il sociologo: "Economia malata e concorrenza selvaggia costringono all´eterna giovinezza"
Il medico: "Ciò che fino a pochi anni fa era considerato solo una moda oggi è diventato indispensabile"

Tang Zhao ieri mattina è stata fermata all´aeroporto di Shanghai assieme a ventitrè compagne dell´università. Dovevano tornare nella provincia dello Jiangsu, ma la polizia non è riuscita a identificarle dalle foto sui passaporti. Allarme: occhi italiani, nasi francesi, mento a lama di coltello.
Hanno dovuto mostrare bende e punti: la prova di essere tra i due milioni di cinesi che quest´anno investiranno ferie e risparmi per cambiare faccia. Che questo sia un Paese rifatto, eternamente impegnato a spazzare via se stesso, deciso a sembrare ciò che non è, lo si vede girando un angolo qualsiasi. Più difficile è capire questa nuova "rivoluzione culturale", che porta i giovani a detestarsi, fino a voler assomigliare il meno possibile alla propria immagine. «Colpa del satellite - dice Gu Xiaoming, sociologo della Fudan University - che impone canoni globali. Ma qui c´è altro: economia malata e concorrenza spietata costringono all´eterna giovinezza, ossia al volto dell´Occidente». La Cina sceglie così non solo di ricostruirsi pezzo dopo pezzo. Per la prima volta sta cambiando il profilo del suo popolo, decisivo nei rapporti profondi tra le persone.
Prima di Mao, per essere belli, si dovevano avere occhi a fessura, bocca piccola, pelle bianca e faccia a seme di girasole. Dopo la rivoluzione comunista, maschi e femmine erano indistinguibili, grigi, come arruolati in un esercito. La bellezza era considerata una «decadenza borghese» e imponeva «pubbliche autocritiche». Oggi che si è liberi solo di fare i capitalisti, nei caffè affacciati sui laghetti della capitale, i giovani a 16 anni sono già rifatti e imitano i punk di Londra, o i calciatori di Madrid. Chiome ossigenate e rosse, pelle tirata e scura, nasi alla Michael Jackson, mascelle a «uovo d´anatra». Pur di trovare un posto da cameriere, c´è chi si fa spezzare le gambe per potersele allungare con i ferri. Lydia Wang, 22 anni, si muove già a scatti, come un robot. Sembra di un´altra razza rispetto alla nonna che la sostiene, tonda e con il volto a luna piena. Un impressionante e tutt´altro che frivolo «balzo in avanti», considerando che solo alla fine degli anni Ottanta, a Shanghai, è stata pronunciata la parola «sexy».
«Ciò che prima era di moda - dice Liao Yuhua, presidente del Plastic Surgery Hospital di Pechino - è diventato comune. Oggi, poi, è indispensabile». In tre anni il numero di chi passa festività e vacanze sotto il bisturi è quadruplicato. Gli interventi estetici sono stati 11 milioni, primato mondiale. Il business della bellezza, entro il 2010, toccherà i 40 miliardi di euro all´anno, con una crescita del 40%. Un sondaggio ha rivelato che ormai il 47% della popolazione, se avesse i soldi, affiderebbe al chirurgo ogni parte del proprio corpo: 600 milioni di cinesi pronti a diventare altro, femmine e maschi in proporzione uguale. E´ la fresca libertà di plasmare se stessi, un colossale affare, ma anche una necessità. Il South China Morning Post ha rivelato che ormai solo «i nuovi belli» trovano lavoro, o fanno carriera. Chi è reduce dalla sala operatoria, in Cina guadagna in media il 30% in più dei colleghi che somigliano alla mamma. I concorsi, non solo di bellezza, sembrano riservati a chi ha investito nella «palpebra doppia». A Hong Kong imprese di software e banche pubblicano offerte di lavoro che indicano altezza minima e tratti somatici preferiti per i candidati. Stacy Lin, 18 anni di Chongqing, per dieci mesi si è rifiutata di uscire di casa. Ha passato l´esame per entrare all´università solo dopo che i genitori hanno venduto la risaia per pagarle un seno gonfio. In una nazione che, prima di tutto, conta, gli economisti di partito hanno appena inserito la bellezza tra le prime cinque voci della crescita: dopo immobili e auto di lusso, ma prima di telecomunicazioni e turismo.
Ogni anno oltre 300 mila persone rimangono sfigurate, o paralizzate, per interventi andati male. In 25 mila cliniche, molte delle quali ex ospedali militari, la quota di errore può arrivare fino al 70%. Le tariffe, per «due occhi come ciliegie», partono da 200 euro. Bambini di tre anni vengono portati in sala operatoria da genitori che pretendono le fossette. Nessuno però si lascia impressionare. I cinesi sono convinti che certi tratti portino sfortuna. «Per conservare l´amore poi - dice Jiang Hua, direttore del Changzheng Hospital - non basta più sposarsi. Le mogli guadagnano più dei mariti e sono libere. Il 91% dei maschi ricchi ha una concubina. Solo il look prolunga le unioni». Lo specchio di tale ideologia chirurgica, una cultura del cambiamento che divide come un muro le metropoli dai villaggi, è Li Jia. Insegnante di danza, 40 operazioni in 4 anni, 200 mila euro di investimento. Ha venduto il suo corpo ad una clinica, dove vive da ricoverata, diventando la prima donna-spot dell´Oriente in fuga dagli occhi a mandorla. Durata del lifting più pesante della storia? «Cinque o sei anni - dice il chirurgo Liu Chunlong - non di più». La Cina brucia e subito cambia.