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 2009  agosto 13 Giovedì calendario

POLITICI E «FLASH»: ODIATI MA NON SEMPRE


Pizzi: Fantozzi mangia-crauti volle la foto per sé. Sensini: quanti rischi a Villa Certosa

Poi parleremo anche con Massimo Se­stini (altro fuoriclasse, uno che se finisci nel suo teleobiettivo, non ti perdona: e infatti pure lui fu quasi acciuffato dai «Cacciatori di Sardegna», i carabinieri che sorvegliano Villa Certosa), però in­tanto cominciamo dall’Umberto Pizzi, il principe dei paparazzi che su Dagospia, il sito internet che s’è inventato quel ge­niaccio di Roberto D’Agostino, scarica le foto rubate alle feste dei politici italiani, «in quei trionfi di balli e di potere, di car­ne cruda e nuda, di mozzarelle mastica­te a bocca aperta...».

Allora, Pizzi: com’è quest’assedio a Vil­la Certosa? «Se vogliamo parlarne, pri­ma dobbiamo fare una premessa». Dai. «I paparazzi si dividono in due catego­rie ». Sarebbero? «Quelli che si fanno se­questrare la scheda con le foto, e quelli che le foto le nascondono». Ma se ti arri­vano i carabinieri addosso e... «Io, a Por­to Ercole, all’inizio degli anni Settanta, m’ero costruito una tana tra i cespugli di mirto: stavo venti metri sopra la testa dei reali di mezza Europa. Da quelli d’Olanda a Juan Carlos di Spagna e...». Va bene, capito. Senti: tu con Berlusconi come stai messo? «Mi detesta. Gli foto­grafo i tacchi delle scarpe, e le orecchie. Gliele hai mai viste?». Ora però non vuol più farsi fotografare. « un momen­to. Tornerà anche lui, come gli altri, a go­dere per essere stato flesciato». Chi go­de? «Mah... Non so se Fausto Bertinotti e sua moglie Lella godano, però si fanno fotografare sempre, e senza problemi». Invece come andò, quella volta, tra Ga­sparri... «E Vladimir Luxuria? Li becco al Bagaglino, mentre lui, chino, le fa il ba­ciamano. Poi Gasparri si volta, mi guar­da e mi fa: ’Umbe’, so’ stato bravo?’». Adorano farsi fotografare. «Ci sono ecce­zioni, naturalmente». Tipo? «La Russa. Blinda tutto. A cento metri dal festone che ha dato, non metti piede». Un’ecce­zione, appunto. «Beh, clamoroso fu Fan­tozzi, commissario di Alitalia. Lo flescio mentre mangia i crauti come un camio­nista tedesco. E lui, invece di arrabbiar­si, che fa? Il giorno dopo manda il suo portavoce a chiedermi l’ingrandimen­to ».

La verità è che sono cambiati i tempi. Massimo Sestini sorvolava Villa Certosa in elicottero, «e poi giù, in volo radente, come Apocalypse Now». Ma non vi han­no abbattuti? «Scherzi? Ricordo il Ferra­gosto del 2002...». Forza, prosegui. «Sta­vo appostato sulla montagna e all’im­provviso mi entrano a tiro Berlusconi, Confalonieri e Fede... solo che, ad un cer­to punto, Fede inciampa, barcolla, da una manata al cappellino di Confalonie­ri, che casca, e poi, tum! casca pure lui...». Fede? «Esatto. Fede, a quattro zampe, nel vialetto. Con il Cavaliere che lo rialza...». Colpaccio. «La mattina dopo i carabinieri vennero a cercarmi, voleva­no le foto, con uno stratagemma cercaro­no di farmi entrare dentro Villa Certosa per dimostrare che avevo scattato da lì dentro, e che avevo violato la proprietà privata...». E tu? «Nel frattempo avevo te­lefonato a un tuo collega del Corriere e gli avevo detto: ’Oh, questi mi stanno fa­cendo entrare per forza dentro Villa Certosa, se succede qualcosa...’. Lo dissi al maresciallo. Che alzò gli occhi al cielo e sospirò: ’D’accordo, può andare’...».

Umberto Pizzi e Massimo Sestini e poi tutti gli altri fotografi bravi e meno bra­vi, i paparazzi che durano una sola esta­te e quelli che con una foto tirano a pa­garci solo l’affitto di casa, tutti insieme poi portano le foto ai giornali.

«Nel primo numero di Novella 2000 che firmai come direttore giusto un an­no fa, pubblicai le immagini di Gianfran­co Fini ed Elisabetta Tulliani mentre, in barca all’Argentario, si esibivano in effu­sioni piuttosto... ehm ehm... vivaci».

Candida Morvillo sostiene perciò di ri­cevere, periodicamente, telefonate di portavoce, portaborse, di amici degli amici che hanno certi politici, che la invi­tano a «prendere un caffé, così... tanto per avviare un buon rapporto di collabo­razione ».

E tu vai a berli, questi caffè? «Ringra­zio per l’invito, ma poi no, non vado. Se diventi amica, è la fine». Però poi quan­do forzi la mano con qualche foto, che succede? «Vuoi sapere se si lamentano, se telefonano?». Qualcuno telefona, sicu­ro. «Qualcuno, ma meno di quanto si possa credere... anche perché sai che fa la maggior parte dei fotografati?». No. Che fa? «Nega». Ma dai... «Giuro. Prendi D’Alema. Gli pubblichiamo l’intera se­quenza di lui che, magnifico velista, ca­de in acqua da un canottino, un tender... perdita d’equilibrio, capriola, e splash! in mare». E lui? «Il numero di Novella esce il giorno esatto in cui, dopo le va­canze, torna su un palco. Credo fosse a Firenze, per un dibattito. Beh, secondo te qual è la prima domanda che gli fan­no? ». Come si fa a cadere in acqua da un canottino? «Esatto. E lui? Lui che rispon­de? ’ stato un fotomontaggio’». Ma no... «Ma sì, ti giuro... Te l’ho detto: piut­tosto che ammettere, negano».

Poi c’è anche chi, piuttosto che venire male in qualche foto rubata, preferisce addirittura mettersi in posa. «Tipo i figli di Berlusconi». Con Luca Dini, direttore di Vanity Fair , il cerchio si chiude e tor­niamo

a Villa Certosa. Scusa, direttore: puoi essere più preci­so? «Se c’è un po’ di chiusura, da parte della famiglia Berlusconi, è momenta­nea. Il Cavaliere sarà nervoso... ma, tradi­zionalmente, sia sua moglie Veronica, che i figli Piersilvio e Barbara, che con noi la scorsa settimana era addirittura in copertina, sono gentili e disponibili».

Disponibili o no, chiude la Morvillo, «stiamo facendo chiacchiere inutili. Da Villa Certosa, ormai, non può venir fuori più niente di divertente. Ci sono solo nonni, pantofole e coni gelato...».