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 2009  agosto 13 Giovedì calendario

LucaBadoer

Luca Badoer. Fiorano, Modena. Come a ogni vigilia di GP si collauda e si roda il motore che verrà poi spedito alla gara. A farlo è lui, un ragazzo minuto, di Montebelluna (Treviso), così a suo agio sulle monoposto perché nella sua vita ci sono sempre state le quattro ruote che spostano il corpo e non le due che muovono l’anima. Ora però la sua anima è un po’ in subbuglio. « tutta colpa di Michael. lui che mi ha tirato dentro. Prima con le Harley, due anni fa, ne comprai una anch’io e ci facemmo alcuni giri assieme, poi la cosa è degenerata». Come degenerata? «Ma sì, la prima motard, la seconda, poi l’enduro, poi ancora altre motard, ora anche il cross». Scusa, ma avete aperto una concessionaria? «Be’, non proprio, però siamo a quota 17». Moto!? «Sì, ma in due, mica 17 ciascuno». Ma tu preferisci l’enduro o il motard? «Enduro, perché a me piace la natura, andar per boschi, l’avventura. La pista è vent’anni che la frequento, essendo uno svago, voglio che sia diverso. Michael, invece, preferisce il motard». Altre passioni? «L’elicottero, ho il brevetto da 15 anni». Chiudi il cerchio: quattro ruote, due, cielo. Manca solo l’acqua. «C’è anche quella, patente nautica». Cos’è per te la velocità? «Un sentimento. Un’emozione. Senti qualcosa dentro». Che cosa accomuna la velocità di mondi così diversi? «La senti col corpo, più precisamente col culo. Può esserci tutta l’elettronica che vuoi, ma alla fine ci vuole l’antenna nell’osso sacro». Dodici anni in Ferrari. Ti senti a casa? «Sì». Cosa provi ogni volta che indossi quella tuta rossa? «Ti senti una specie di Superman, perché guidi il mezzo più veloce e più prestigioso del pianeta». E allora, abituato allo stato dell’arte della tecnica non ti senti su qualcosa di preistorico quando guidi una moto, dove l’elettronica quasi non esiste? «In effetti le moto sono molto indietro (si riferisce probabilmente anche a ciò che gli ha raccontato Michael quando provò la Ducati Desmosedici). Diciamo che sono come le auto di quindici anni fa, però vedo anche che stanno recuperando in fretta. E forse lo show che offre la moto è dovuto proprio a questo». SBK o MotoGP? «Sono entrambe belle, però preferisco la MotoGP». Pilota preferito? «Be’, Valentino, ma anche perché l’ho conosciuto di persona. Sono stato la sua guida quando provò la macchina e devo dire che è veramente bravo». Tu puoi rispondere a quello che si chiedono tutti: avrebbe sfondato in F1? «Dire che sarebbe arrivato a vincere un mondiale non so, ma una cosa è certa, è un fuoriclasse». Cosa divide un pilota vero da un collaudatore? «Nulla. Non deve esserci differenza. Altrimenti non può portare la macchina al limite». E un buon collaudatore può essere tale solo se è stato un vero pilota? «A me è servito aver corso, ma non so se sia un passaggio obbligato. Diciamo che i dieci anni di convivenza con Michael mi hanno fatto crescere moltissimo e mi hanno fatto diventare quello che sono». Schumacher è veramente di un altro pianeta? « straordinario, è il dio in terra dell’automobilismo. Guardando come guida, e la sua telemetria, sono migliorato un sacco anch’io». Tra te e un pilota, cronometro alla mano, quanto c’è? «Nulla o quasi. Ma nei test, provando situazioni diverse, possono esserci anche differenze di un secondo. A parità di condizioni, massimo uno o due decimi». Però il collaudatore non ha lo stress della gara... «Io soffro di più a guardarla in tv. Alla Ferrari ci sono mille persone che lavorano per un solo obiettivo, vincere. Io sono l’anello finale per raggiungerlo». Quindi ti alleni come un pilota vero? «Sì, anche perché sono la riserva e mi presento a ogni gara extraeuropea, devo essere pronto a prendere il sedile del titolare. In Europa rimango a casa ma, se necessario, in due ore di aereo raggiungo il circuito». Come ti alleni? «Attività motoria, quindi fiato. Muscolarmente invece il collo, che deve essere grosso e resistente. Abbiamo una macchina specifica qui a Fiorano che serve per rinforzare solo quei muscoli. Senza quella preparazione, in una pista come Barcellona, fai cinque giri e sei morto. Poi corsa a piedi e motocross. Parlando con Kimi (Raikkonen) ho scoperto che lui è un grande appassionato di cross e lo pratica parecchio perché serve molto anche a noi. Abbiamo in ballo un’uscita a Giavera del Montello (una pista vera, vecchio stile)». La tua prima moto? «Da nove a 12 anni una minicross con cui giravo in giardino, poi mi è stata proibita fino a 16. Ricordo di avere avuto un’enduro dai 17 anni e mezzo ai 18. Poi, fatta la patente, avevo in testa solo l’auto». Ma la voglia di provare una MotoGP? «Ora no, ma prima o poi la proverò». Tra te e Michael chi va di più nel Motard? «Siamo partiti più o meno allo stesso livello, o forse io ero qualcosina avanti, ma ora lui è molto più veloce. Andiamo in moto insieme per sfidarci. Pur se amichevole, c’è sempre competizione». La bagarre più bella? «Agli inizi. Giravamo col motard e gli davo sei, sette decimi. Fermi nel paddock, in una pausa, mi dice: ’ma tu pesi molto meno di me e di questo, come nelle auto, bisognerebbe tenerne conto!” (nella F1 il regolamento prevede il peso del mezzo più il pilota e, se necessario, si interviene compensando). Mi ha messo sette chili di ferri e zavorre qui è là, faticavo anche a derapare in scioltezza, ma alla fine giravamo uguali. Aveva recuperato il gap. Capisci? Questo è Michael». Quanti test fai in un anno? «Le cose son cambiate molto e ora i test sono diminuiti. Il 2006 è stato l’anno record, non solo mio, in assoluto: 30 mila chilometri, traducibili in circa 120, 150 giorni». Quanto guadagni in un anno? «Non al chilometro, purtroppo, se no quell’anno sarei diventato davvero ricco». Quanti anni ancora da collaudatore? «Chi può dirlo. Ho un contratto che scade alla fine del 2009 e dopo non mi vedo certo come team manager. Anche perché penso che tra tre anni la figura del collaudatore scomparirà, i test saranno quasi eliminati. Io ho iniziato a cavalcare l’onda giusta, penso che dopo di me questa professione andrà via via scemando». Voglia di tornare a correre? «Dopo aver guidato una F1 non hai voglia di metterti a correre con le ruote coperte. Tutto il resto è insapore». Con Hamilton si è parlato di ”generazione PlayStation”: dalla consolle al mondiale. Vero o falso? «Non credo che la PlayStation possa abbreviare la strada per arrivare in F1, anche se la F1 di oggi è molto, ma molto più facile della F1 di dieci, 15 anni fa. Oggi un ragazzino che arriva può andare subito forte mentre una volta non era così. Hamilton ha fatto capire di avere talento, ma bisogna aspettare degli anni per dire che è un campione».  l’elettronica la causa di questa differenza col passato? «In parte sì, poi oggi non c’è più il dieci cilindri, i motori hanno 200 cv in meno, la macchina è sincera, uno può anche non allenarsi le braccia. Mentre una volta, dopo cinque giri, eri a pezzi. Oggi dalla GP2 alla F1 cambia poco, una volta c’era un abisso». Rifaresti tutto nella tua vita? «Mi rimprovero solo la scelta del primo team, consigliato anche da altri, cosa che ha compromesso la mia carriera. In F1 c’è un solo treno, se sbagli quello sei finito». Quanti GP hai fatto in F1? «Ne ho fatti 50». Miglior piazzamento? «Settimo posto. Oggi sarebbero due punti, ma all’epoca prendevano punti solo i primi sei. Solita sfiga». La miglior gara? «Nürburgring, con la Minardi, ero terzo sotto la pioggia. A otto giri dalla fine si è rotto il cambio altrimenti potevo conquistare l’unico podio della mia vita». Hai mai provato salirci, anche solo per scherzo, per capire che effetto fa? «Il podio lo mettono solo la domenica, prima non esiste». Vita da collaudatore, vita in salita.