Marco Cherubini Riders n.14 Noveembre 2008, 13 agosto 2009
Mauro
Maur Camoranesi Camo è fatto così. Possiede un suo mondo. La famiglia, con la moglie e i tre figli amatissimi. Il calcio, che è la sua vita non solo professionale. E le passioni. Che sono molte e tutte gelosamente protette da occhi indiscreti e dalla curiosità dei paparazzi. Il golf, lo sport tanto di moda tra i calciatori. La musica vera, perché lui la suona - il basso, dicono, con buoni risultati - soprattutto se è rock. E le moto. Sì, Mauro German Camoranesi, nato in Argentina 32 anni fa a Tandil, naturalizzato italiano, è una vera Bilancia: ama il bello e lo desidera, lo cerca. Dunque, amando le moto, le possiede. Non una, ma tre. E le coccola come fossero un’altra famiglia, particolarissima. Anche questa, protetta dalla curiosità degli altri. Per un calciatore il collegamento con i motori è quasi letterario. Ferrari, Porsche, Aston Martin, Corvette gonfiano i parcheggi degli stadi, gli spiazzi davanti ai vari campi di allenamento, in Italia e in Europa. Ma le moto non esistono. Vengono nascoste dal solito discorso legato alla sicurezza, alle assicurazioni, al fatto che il fisico di un campione meno è esposto agli imprevisti, meglio è. Esistono, tuttavia, le eccezioni. E tra queste Camoranesi rappresenta un fulgido esempio. Di coerenza a una passione, a una appartenenza. Lui, che quando suona l’Inno di Mameli negli stadi del Mondo resta a bocca chiusa. Conosce le parole, si sente giocatore azzurro, in campo dà tutto, come sempre. Ma Mauro resta in silenzio perché, nato argentino, non si sente di rinnegare le sue origini. Lui, figlio d’arte (il papà Juan Carlos è stato giocatore in Argentina) legato ai ricordi dell’infanzia di Villa Laza, alla passione per il River Plate (uno dei due grandi club di Buenos Aires), non voleva e non vuole passare per un voltagabbana, un uomo che dimentica, che cancella. fatto così Camoranesi. In campo e nella vita. Una vita che inciampa nelle moto. La libertà, la velocità, il divertimento di guidarle. Così, malgrado tutto, il Camo ne ha tre. Diverse tra loro, ma tutte ugualmente amatissime. Una speciale MV Agusta Brutale 910, orgoglio italiano: è bellissima, personalizzata con il numero 16, quello che Mauro porta da sempre sulle spalle, e dal tricolore che certifica l’appartenenza di questo gioiello dal costo proibitivo. Poi, da vera rockstar, due Harley-Davidson. Una Softail, acquistata tre anni fa, alla quale, per un gusto che sa di assoluta libertà, Mauro ha fatto togliere il sellino del passeggero. Poi un chopper ancora più estremo. Lo vedi e pensi che ci sia qualcosa che non va. Non ha specchietti, non ha contachilometri. Non ci sono le frecce, è modificato nel telaio. customizzato, con l’interasse allungato, con la ruota anteriore da 21” e con un adesivo che è tutto un programma: Bimbo Jet. il nome di un aeroplanino così grintoso da sembrare in guerra col mondo intero. Insomma, un oggetto che non potrebbe uscire da un garage, ma che Mauro, con grande discrezione, porta fino al bar per non far impigrire il motore statunitense. Tipico, per uno come lui. Cura e coccola le moto con la passione di un collezionista. Meglio, di un perfezionista che cerca di uscire fuori dagli schemi, non solo per sconcertare gli avversari. Un amore da campione del Mondo, che davanti alle due ruote recupera quell’entusiasmo quasi infantile di chi vive col cuore un hobby, una scelta, una passione appunto. Che vorrebbe spingere Mauro a sfruttare in modo ancora più estremo questi suoi gioielli. Sì, tra i desideri di Camoranesi c’è quello di partecipare a una scuola di guida veloce, per provare, così, cosa si sente a piegare con una MV e toccare la pista col ginocchio. Desideri insoliti per un calciatore famoso. Desideri che hanno stupito anche un altro esperto di motori e di velocità: Luca Cordero di Montezemolo. Durante il servizio fotografico al Lingotto, la curiosità del presidente della Ferrari è stata attratta da questi tre gioielli messi in posa per i fotografi. Curiosità diventata praticamente stupore, quando l’ex capo di Confindustria ha scoperto chi era il proprietario. Lui, da sempre appassionato di calcio, già presidente della Juventus, non aveva mai incontrato Camoranesi. E i due, una volta stretta la mano con grande piacere, si sono fatti una chiacchierata. Di calcio? Macché. Di motori. Ferrari, ovvio, ma anche e soprattutto di due ruote, di quel gusto forte che ti prende quando sali in sella alla moto e lasci che tutto il resto rimanga fuori da quel binomio che sa di universo parallelo. Poi, una volta terminata la chiacchierata con Montezemolo, una volta terminate le foto, concluso l’incontro, Mauro German Camoranesi ha curato in ogni dettaglio il ritorno a casa - un anonimo garage di Torino - della sua Harley, del suo chopper e della MV. Perché Camo è fatto così, lo abbiamo detto: un perfezionista che ama la libertà. Che gioca a calcio talmente bene da diventare campione del Mondo con la maglia azzurra, che stravede per la propria bella famiglia - è orgogliosissimo del più piccolo di casa, casinista proprio come lui - e che davanti alle regole ferree della sua professione sa fare una dolce eccezione gonfia d’amore: per tre moto, quintessenza di una vita in libertà, di una passione che non tutti possono comprendere. Questo è Mauro German Camoranesi.