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 2009  agosto 13 Giovedì calendario

Ben Spies

24 MARZO 2009 Interno notte, ristorante di Como. Lesson number one: imparare il significato e la corretta pronuncia dell’espressione «Tanta roba». Ben Spies sorride, poi balbetta: «Ta- Tan- Tanta… Tan-ta-ro-ba». Poi chiede cosa voglia dire, e per spiegarglielo ricorriamo a due esempi molto chiari: «Quando vedi una donna che ti fa sesso, quella donna è tanta roba. Ma anche tu che guidi coi gomiti larghissimi sei tanta roba. Capisci?». Ben continua a ridere e fa segno di sì con la testa. FLASH BACK: 30 AGOSTO 2008 Interno giorno, circuito di Misano, motorhome di Colin Edwards. Il televisore Lcd trasmette una gara americana: in testa due moto si affiancano, dall’ultima curva sbuca una terza moto, è blu e derapa prima a destra, poi a sinistra, sembra cadere da un momento all’altro, il pilota incredibilmente riesce a controllarla, sul rettilineo si infila tra i suoi avversari e li sorpassa in volata. Ci guardiamo esterrefatti e chiediamo: «Chi è quello lì?». Risponde un amico di Colin: «Ben Spies». In Italia era ancora un semi sconosciuto. 9 APRILE 2009 Adesso mister Quello lì si aggiusta il cappellino piegando la visiera a mezza luna mentre si riposa durante una giornata di test nella pista di Monza. Qui il 10 maggio farà il suo esordio in un GP d’Italia, nazione che lo ha adottato e che lui sta imparando a conoscere. E qui se la gioca col suo avversario numero uno, Noriyuki Haga. Destini incrociati. Haga era il pilota simbolo della Yamaha, ma la stagione scorsa ha deciso di passare alla Ducati, liberando il posto proprio a Spies. Maio Meregalli, team manager Yamaha, racconta: «A Donington Nori mi annunciò che sarebbe andato via, io ero disperato. Così chiamai il designer dei caschi Aldo Drudi. Che mi disse: ”Perché non proviamo con l’americano?”. Quei giorni Ben sembrava destinato alla MotoGP, si era già fatto vedere come wild card con la Suzuki. Ci mise in contatto con lui Kevin Schwantz. Bastarono poche parole, accettò quasi subito». Ed eccolo qua Ben, con i suoi 24 anni, le sue cicatrici, i suoi tatuaggi, le sue bruciature. La migliore descrizione di lui l’ha fatta il manager Douglas Gonda: «He’s a machine». una macchina. «Quando focalizza un obiettivo non si deconcentra fino a quando non l’ha raggiunto». Lo sa benissimo Matt Mladin, ex compagno di squadra a cui ha soffiato per tre volte il titolo di campione nella Superbike americana. Per distrarlo, Mladin attaccò nei box la foto di una fidanzata di Ben praticamente nuda. Un gesto che non sortì alcun effetto: «Perché niente mi dà fastidio quando vado a correre». Spies parla come se avesse del cotone in bocca, colpa del suo slang texano. Cominciamo dal tuo cognome, che spesso viene pronunciato in modo scorretto. Chiariamo subito: si dice Spais o Spiis? «Mio padre ha radici tedesche, ecco il perché del cognome. Comunque si dice Spiis. Ma l’ho sentito pronunciare male tante di quelle volte che sono arrivato alla conclusione che se qualcuno sbaglia, va bene lo stesso». In compenso i giornalisti si sono sbizzarriti. Guido Meda ti chiamava MySpais (sulla falsa riga di MySpace), altri hanno intitolato Spies Story, come Spy Story. Ma il più bello è Spies&Love, che dici? Sorride. «Non è male. Come Peace&Love.  il migliore, sì». Sei nato a Memphis, come Elvis... «Ma sono rimasto lì solo sei mesi. Poi mi sono trasferito in Texas». Da Memphis a una villa da sogno sul lago di Como, il tuo vicino è George Clooney. « buffo, tutti i film che ha fatto sono proprio il genere che preferisco, come Ocean’s Eleven, Twelve, Thirteen. Non l’ho ancora incontrato, ma so che è un appassionato di moto e sono certo che prima o poi ci conosceremo. Mia mamma era una grande fan di Como e voleva che venissi qui a vivere. Soprattutto dopo aver visto una scena di uno degli ultimi 007, ambientata da queste parti. Mi trovo bene perché è solo a 30 minuti da Milano e a 30 dalla sede della squadra. Como per me significa andare in bicicletta, stare tranquillo». La tua attrice preferita? «Uhm... difficile. Vediamo, dovrei fare il nome di un’attrice single con cui potrei riuscire ad avere un appuntamento dopo l’intervista...». Angelina Jolie non è single, quindi è fuori dalla lista. «Già...». Quasi tutti i piloti si vantano di non avere mai letto un libro in vita loro. Tu invece no. «Sì, è un buon modo per rilassarsi e passare il tempo. Leggo James Patterson, in particolare i suoi thriller che hanno come protagonista il detective Alex Cross». Cross, appunto. Per te è una passione, eppure sei l’unico pilota americano che non arriva né dal dirt track né dal cross, come Nicky Hayden e John Hopkins. Come mai? «Non so, io ho iniziato a correre a sette anni e l’ex fidanzato di mia madre aveva una Yamaha PW 50, una piccola moto da fuoristrada. Era così minuscola che ho pensato che andasse meglio per me che per lui, così ci giravo con le imbottiture dei rollerblade alle ginocchia. A gareggiare ho cominciato un anno dopo. E poi sono andato avanti. A 17 anni correvo già in pista nella categoria 200 cv in Formula Extreme. Il motocross invece è sempre stato solo un divertimento». Hai fatto un sacco di brutti incidenti: il peggiore? «A Daytona. Mi è scoppiata una gomma e ho perso un sacco di pelle ma non mi sono rotto nessun osso. Ho qualche cicatrice e col senno di poi, posso dire che, quando mi sveglio al mattino sto bene». Facciamo un gioco. Sei in cima a una torre e puoi salvare solo uno dei due uomini che ti nomino: Matt Mladin o Noriyuki Haga. Chi scegli? Ride. «Non vorrai mica davvero che risponda a questa domanda?». Potremmo considerarti il Casey Stoner della Superbike? «Non ancora. Adesso quando non vinciamo, tutti dicono: «ma che cosa succede?» Ed è buffo perché credo che molti abbiano dimenticato che sono un pivellino: a Valencia avevo fattosolo 25 giri di pista prima di gareggiare, il circuito del Qatar non l’avevo mai visto, a Phillip Island abbiamo fatto solo una prova... Certo, ho una moto molto buona, ma è ancora da sviluppare completamente. Ci vuole tempo. Haga è qui da sempre. So che quando sono in giornata buona posso essere in testa e vincere, ma altre volte, quando magari non sono a mio agio con la pista, faccio più fatica, è dura». Hai uno stile di guida molto violento ma non consumi troppo le gomme. Come fai? «Vuoi la verità? Non lo so. Sul loro consumo in effetti sono molto bravo, me ne accorgo quando mi confronto con qualcuno che ha la mia stessa moto». Chi è il più simpatico del paddock? «Tom Sykes, il mio compagno di squadra. Fa un sacco di scherzi e ride sempre». E il tuo nemico, il pilota che proprio non puoi vedere? «Non correrei mai più con Matt Mladin. Mi ha reso un professionista migliore, ma quei giorni non li rimpiango». Un giudizio su Valentino? «Il più grande» Stoner? «Il più veloce». Hayden? «Come definirlo? Un duro?». Haga? «Probabilmente... Il veterano». Hopkins? Ci pensa a lungo, molto a lungo. «Non saprei come dire qualcosa di carino su di lui...». Sei una della poche persone che parlano bene di Max Biaggi... «Con me, in pista e fuori pista, è sempre stato gentile, non ha mai detto nulla di poco carino.  vero, però, che gli ho visto fare cose ad altri che farebbero pensare che bisogna stare attenti a lui quando è in pista, ma a me non ha ancora fatto niente. Perciò non lo giudico». Hai detto che il livello dei piloti in MotoGP o Superbike è simile, ma che in Superbike tutti se la tirano meno... «Sì, ma nella MotoGP la colpa, forse, è delle squadre, per come li fanno sentire, o dei media. Tutti i piloti MotoGP sono simpatici, ma non sembrano divertirsi come ci divertiamo qui». Qual è la tua icona? «Kevin Schwantz, un mito. Poi Doug Chandler, Valentino Rossi e Scott Russell». Auto preferita? «Mi piacerebbe avere una Ferrari prima o poi». Cibo preferito? «Sushi» Fatti consigliare da Haga. «Già fatto. Non ho mai avuto problemi a essere amico dei miei avversari in pista. Il mio migliore amico è Jamie Hacking, pilota Kawasaki nell’AMA, fino allo scorso anno correvamo uno contro l’altro. Trovarci gomito a gomito in bagarre era eccitantissimo, sembrava di essere compagni di giochi in un circuito privato, e proprio perché siamo amici il mio desiderio di batterlo era ancora più forte». Arrivi dal Texas, come Bush. «Non mi importa della politica. Oltretutto sono contro la guerra, è stupida». Cosa pensi di Obama? «Deve dimostrare di saperci fare. Se migliorerà l’America allora andrà bene». Ma lo hai votato? «Alle elezioni ero indeciso e alla fine non ho votato». Credi in Dio? «Sì. Ma non prego regolarmente e non vado in chiesa quanto dovrei, credo però che se siamo qui una ragione ci deve pur essere». Ti sei mai ubriacato? «Sì, e il giorno dopo sono stato molto male. Mi è capitato qualche volta, ma bere spesso ed essere un motociclista sono due cose che non vanno molto d’accordo» Quanti tatuaggi hai? Li conta. «Cinque, credo. I primi due sono stupidaggini che mi sono fatto quando avevo 18 anni. Quello che preferisco è su una caviglia: una croce che è una specie di portafortuna. La coppia di mani sull’altra caviglia me la sono fatta quando un mio caro amico è morto, qualche anno fa. Questo sull’avambraccio sinistro lo ha disegnato mia sorella e significa gratitudine in hindu. Quello sulla spalla ha un significato molto profondo perché mi ricorda i miei genitori». Infatti tua madre è sempre con te, chi la conosce dice che è molto protettiva. « normale, vede suo figlio mettere in pericolo la propria vita da quando ha sette anni... Ha scelto di essere lì con me tutte le volte che rischio. davvero speciale, non vive sempre con me e non mi fa da manager, ma fa tutto il resto». Non si parla mai di tuo padre... «Mio padre sarà venuto a tre corse. Ma anche lui e la mia matrigna mi supportano». I tuo sono divorziati, quindi. «Sì». Ne hai sofferto? «All’inizio è stato difficile. I primi due anni ero molto giovane. Per fortuna vanno d’accordo, e questo ha reso le cose molto più facili». Che cosa fa tuo padre adesso? «Ora è in pensione e ha una sua impresa, fa piscine. Prima era un manager in una fabbrica di alluminio». Sei geloso di tua madre? «No, no. Rido perché in questo momento non è interessata: dice che gli uomini non le piacciono più. Ma se avesse qualcuno non mi importerebbe». Hai mai avuto una relazione importante? «La mia vera storia è durata tre anni, siamo ancora buoni amici». Una ragazza italiana si è tatuata il tuo 19. Che cosa hai pensato? «Mi ha reso felice ma allo stesso tempo mi ha scioccato, anche perché il prossimo anno vorrei cambiarlo: il mio vero numero è l’11». Hai visto qualche italiana che ti piace? «Certo. Ma non mi farò un tatuaggio per farglielo sapere...». Il sesso è importante per te? «Diciamo che passare la notte con una che è ok ti fa sentire più leggero il giorno dopo e ti fa dormire meglio». Sei bravo a letto? «Magari dovresti chiederlo a qualcun’altro... Credo di cavarmela però». Leggenda narra che nelle gare italiane molte ragazze bussavano alla porta del motorhome di Ben Bostrom, altro pilota bello e americano, ma che lui non apriva mai. E a chi gli chiese il perché lui rispose: «Perché le italiane non si depilano nelle zone intime». «Oh, no. Preferirei non commentare». Ma sei d’accordo con lui? «Be’, forse in qualche modo sì». La cosa più ridicola che hai fatto? «Una volta, da piccoli, io e miei amici stavamo tirando dei palloncini d’acqua alle macchine e io ne centrai una. Il problema è che era un’auto della polizia... I poliziotti scesero e suonarono alla porta di casa: mia madre disse che dormivamo, in realtà eravamo nel garage». Sei ambizioso? «Sì». Qual è il tuo sogno? «Essere il migliore in qualsiasi cosa faccia». Anche in Superbike? «Dico solo che se Haga deve vincere gli conviene farlo ora: l’anno prossimo saliremo di livello». Quindi resti in SBK? «Se correrò nella MotoGP voglio correre sempre con la Yamaha, altrimenti resterò qui. Mi piace il team e tutto quello che fanno per me».  stato scritto che volevi tre milioni di euro per il tuo primo contratto in MotoGP. « davvero troppo!» Quanto guadagni ora? «Non posso rivelarlo» So che hai preso lezioni di italiano: quali parole hai imparato? «Ce ne sono un paio che non posso dire... Scherzo, solo piccole cose come: Prego, Dov’è?, Cos’è?, Mangiare... E poi, com’è che si dice?, Ta-tan-ta ro-ba. Se troverò una ragazza italiana probabilmente migliorerò». Depilata? «Dai, non farmi rispondere...».