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 2009  agosto 13 Giovedì calendario

Graziano Rossi. Nella vita, se qualcosa va di traverso, sono guai. In moto, invece, se vai di traverso è felicità

Graziano Rossi. Nella vita, se qualcosa va di traverso, sono guai. In moto, invece, se vai di traverso è felicità. E c’è chi, a 53 anni, ha fatto di questa gioia una ragione di vita: Graziano Rossi, insomma, sta bene quando è precario. E non parliamo di occupazione, ma di aderenza. « quella ricerca di equilibrio precario che mi dà libidine» chiosa con voce acuta chiudendo tutte le vocali. «Auto o moto non fa differenza, l’importante è intraversare. Con l’auto è più facile, in moto ci vuole molta più sensibilità. Diciamo che se nella moto puoi impennare, con la macchina puoi scodare. Ecco, l’intraversata a quattro ruote è l’impennata dell’auto». Del resto è il re del drifting, quella specialità dove, con l’auto, si va sempre in derapata. Si è pure inventato la cava a Pesaro, il traversing camp, parco giochi dove Valentino con gli amici si allena divertendosi (su moto da enduro con la gomma posteriore più stradale). Quindi non poteva esserci che uno come lui dietro al progetto di una moto molto particolare: la Zaeta (Xaeta, in dialetto veneto, è un biscotto giallino). L’incontro magico è avvenuto al Motor Show di Bologna del dicembre scorso, quando Graziano ha conosciuto Paolo Chiaia, importatore in Italia ed Europa della Confederate (moto così particolare che si è guadagnata la prova sul primo numero di Riders). L’idea di Chiaia era quella di costruire una moto da short track, specialità che va molto negli Usa e che utilizza come piste degli ovali in terra battuta. Ma voleva farla civilizzata, cioè meno estrema, affinché la destinazione finale non fosse unicamente la pista. Ed eccola, la Zaeta: è dotata di freno anteriore (le moto da short non ce l’hanno) e di pedane in linea anziché disassate (negli ovali si gira sempre e solo in un senso, quello antiorario, e quindi il piede destro si ritrova più arretrato rispetto al sinistro, che striscia per lungo tempo sul terreno). Il primo passo è stato acquistare un motore monocilindrico Yamaha (kit Rinaldi, un 450 portato a 480 cc accreditato di 68 cv). Il telaio è americano, J&M, Casa specializzata nelle competizioni (costo tremila euro). Forcella Showa da 38 mm, freno Braking da 300 mm, pompa radiale Brembo, cerchi Sunrims da 40 raggi, serbatoio in alluminio spazzolato da sei litri (americano, al costo di cinquecento euro). Un bel giocattolino, che ricorda un po’ una moto da Regolarità anni Settanta (non solo per il colore, giallo Ancillotti, ma pure per le forme e gli ingombri), ma anche qualcosa di nuovo che in passato, a livello di produzione, ha purtroppo sempre fallito (basta ricordare il prototipo VOR e, ultimo esempio, la Derbi Mulhacen). Pesa 101 chili con tutti i liquidi (48/53 la distribuzione dei pesi, dove il solo motore è di 28 chili). Per realizzarla hanno speso in totale 16mila euro, manodopera compresa, ma la versione in vendita costerà intorno ai 13mila. Il collaudo è stato portato a termine da Marco Belli, unico italiano impegnato ufficialmente nella specialità (vedi box nella pagina a fiano), lo sviluppo tecnico, invece, è opera di Massimo Rizzo, esperto di Supermotard e meccanico sopraffino (team manager nel mondiale Supermoto, ha collaborato con la VOR). Avrà una targa? Sì, perché Ousoboros, il marchio che importa Confederate, è registrato come costruttore: ora si procederà all’omologazione della moto. «Ha una trazione che fa paura» esclama Graziano Rossi dopo la prima sessione di giri nella pista privata all’interno della Berloni (sì, i cugini Berloni titolari dell’azienda che produce cucine, malati di motori, si sono fatti la pista in casa, di terra e asfaltata, e presto realizeranno un tracciato di kart ufficiale. Solo in Romagna succedono queste cose...). «Con questa, alla cava, c’è da divertirsi davvero! più bassa e più agile di una moto da enduro, ma soprattutto dondola meno, è più rigida e ha meno cambi di carico» prosegue Rossi. «E poi sai cosa ti dico? Con questa riesco a curvare anche a destra e a me vengono molto meglio le curva da quella parte». In pratica Graziano si è cucito su misura il suo personale drifting a due ruote, cioè ha trasferito il concetto del traverso delle auto alla moto. Prossimo passo? Una pista vera e propria, in terra battuta, a Tavullia. Pare che Vale abbia già chiesto al comune un appezzamento dove costruirla. Sono pazzi questi romagnoli… Ma se non esistessero, bisognerebbe inventarli.