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 2009  agosto 13 Giovedì calendario

LO SCOOTER GLOBALE DI VIA RUBATTINO

Hanno sofferto fino all’ultimo, poi hanno esultato tutti insieme: «Perché la fabbrica di via Rubattino a Milano per noi significa Lambretta ». Lo ripetono in coro, come se tutti i membri dei Lambretta Club d’Italia si fossero messi d’accordo, da Napoli a Verona.
Ma non poteva andare diversamente: sono loro a conservare la memoria della due ruote sfornata alla periferia di Milano che per anni si è contesa lo scettro di più bella d’Italia insieme alla Vespa Piaggio. Oggi della Lambretta nata nel 1947 dalla genialità di Ferdinando Innocenti è rimasto solo un marchio: passato dal Regno Unito all’India e tornato da poco in Italia, quando fu rilevato dalla Motom di Giovanni Cottone.
Lo scorso anno la due ruote nata di Lambrate è tornata anche sul mercato. Si chiama Lambretta Pato, «ma con quella prodotta da Innocenti non ha nulla in comune, questo è un semplice scooter» dicono i collezionisti. Per loro l’inizio della fine cominciò ben prima del 1971, quando la catena di montaggio fu ceduta al governo indiano. A condannare la rivale della Vespa furono diversi fattori. Da un lato – spiegano – la politica «più impegnata negli anni 60 a creare punti di potere che a mantenere la spinta produttiva del miracolo economico». Dall’altro però il declino dipese dall’evoluzione del mercato: tanti tradizionali utilizzatori dello scooter iniziarono a preferire le auto di piccola cilindrata. E in fondo nel 1967 la Fiat 500 – che aveva raggiunto ottimi livelli di affidabilità – costava 475mila lire contro le 219mila lire della Lambretta Sx 200. Le vendite di scooter iniziarono così a rallentare e la scomparsa di Ferdinando Innocenti nel 1966 fu quasi un colpo di grazia. All’azienda venne a mancare la sua figura più carismatica e il figlio Luigi decise di scommettere sul successo delle autovetture.
L’epopea della Lambretta durò 24 anni, dal 1947 al 1971, un tempo breve, ma sufficiente a creare un mito. La prima due ruote ad affacciarsi sulle rive del Lambro fu la 125 M prodotta in 9.669 esemplari venduti a 156mila lire l’uno. L’ultima fu la Dl: ne furono vendute – nelle tre diverse cilindrate – 43.698 pezzi a un prezzo che variava da 184mila e 249mila lire. Nel frattempo erano state costruite 1.983.664 Lambretta in 23 diversi modelli. Non male considerando che ad oggi le Vespa Piaggio (nata nel 1946) in circolazione sono circa 17 milioni.
Ma la Lambretta più famosa è senza dubbio la 150 D, che nel 1957 Ferdinando Innocenti modificò per Cesare Battaglini aggiungendo un portapacchi in più e aumentando la capienza del serbatoio. In due anni, partendo da via Rubattino, Battaglini fece il giro del mondo passando dalla Terra del Fuoco e dal Canada, dall’Asia all’Africa fino al ritorno in Europa. Sempre in sella alla sua Lambretta.