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 2009  agosto 13 Giovedì calendario

PER UN PUGNO DI SPETTATORI IN PIU’


Se le accuse mosse dalla polizia di Manaus al deputato e conduttore tv brasiliano Wallace Souza fossero confermate saremmo di fronte non più al quarto e nemmeno al quinto potere: bensì sfonderemmo la barriera di uno nuovo, inedito e terrificante: quello della tv che ammazza.
Protagonista di una striscia quotidiana intitolata Canal Livre, in onda da anni sugli schermi di tv locali dello Stato di Amazonas, Wallace Souza è accusato dalla giustizia di essere il mandante di almeno cinque omicidi dei quali avrebbe dato notizia in anteprima sui propri schermi per «alzare l’audience del suo programma». In sostanza, secondo le accuse, commissionava "ammazzatine" e poi arrivava sul posto prima della polizia.
Si tratta di un’accusa pesantissima, che il deputato respinge totalmente. Un’accusa che però arriva al termine di un’inchiesta criminale in cui Wallace, fratello del vice-sindaco di Manaus, Carlos Souza, è accusato di associazione a delinquere, traffico di droga, porto illegale di armi e corruzione di testimoni. Il 30 luglio scorso il Tribunale di Giustizia dello Stato ha accolto le denunce del pubblico ministero secondo il quale Souza era a capo di un’organizzazione criminale di cui faceva parte anche suo figlio Rafael, arrestato e tutt’ora in carcere insieme ad altre nove persone. L’inchiesta è nata dalle rivelazioni di un ex-poliziotto militare (che fungeva anche da guardia del corpo di Souza), Moacir da Costa, detto "Moa", accusato di nove omicidi, il quale avrebbe raccontato per filo e per segno lo schema messo in piedi dal parlamentare, che a sua volta è un ex della Polizia Civile, espulso dalla corporazione prima di entrare in politica perché, pare, commercializzava il combustibile pubblico.
In tutto, secondo quanto raccolto dalla Tv Globo, le persone coinvolte sono una quindicina. Alcuni degli arrestati, come l’imprenditore André Luiz, fornivano armi a Souza. Lo scorso 21 maggio, in casa di Luiz, è stato scoperto un arsenale che secondo l’imprenditore era destinato a Souza. Armi erano state rinvenute anche in una cassaforte in casa dello stesso deputato oltre a una quantità di denaro la cui provenienza non è stata spiegata.
La storia è nerissima. Tra gli arrestati ci sono un tenente colonnello, un capitano e un soldato semplice della Polizia Militare. L’assemblea legislativa dello Stato di Amazonas ha annunciato di voler aprire un processo contro Souza di fronte alla Commissione per l’Etica, che potrebbe dunque decidere se cassare o meno il mandato del parlamentare per comportamento indecoroso. Sulla testa di Souza pende anche l’accusa del Tribunale civile per la protezione del patrimonio pubblico che intende stabilire se il parlmentare usava denaro dell’Assemblea Legislativa per pagare i collaboratori del suo programma tv. Un ex-cameraman del programma e un ex-guardaspalle del deputato, accusano infatti Souza e i suoi fratelli di usare i soldi destinati a spese del gabinetto politico per pagarsi lo show di "giornalismo investigativo". Secondo quanto riferisce oggi il quotidiano di Manaus Diario do Amazonas tra il 2005 e il 2008 nove parenti di Souza avrebbero ricevuto denaro pubblico per un totale di 1,5 milioni di Reais (circa 600 mila Euro), mentre tredici funzionari del programma tv avrebbero ricevuto 480 mila Reais (170 mila Euro) in cinque anni.
Deputato eletto in Amazonas per il Partito Progressista (Pp) con il maggior numero di voti nelle elezioni del 2006, il caso Wallace (che sarebbe il titolo perfetto di uno spaghetti-Western) racconta, in controluce, l’intreccio talvolta inquietante tra la politica brasiliana, la malavita, la polizia corrotta e l’utilizzo indebito di denaro pubblico. E, non ultimo, il nepotismo, una piaga talmente infettata nella vita pubblica brasiliana che il Supremo Tribunale Federale (Stf), la Corte Suprema di Brasilia, lo ha formalmente vietato un anno fa con una sentenza che ha sconvolto l’ordine (e gli stipendi) di decine di gabinetti politici federali, statali e municipali.
In questi giorni il Senato federale è nella bufera per le accuse mosse dall’opposizione al presidente del Senato, l’ex-presidente della Repubblica Josè Sarney, di aver beneficiato familiari e nascosto beni alla giustizia, tra cui una fazenda del valore di 4 milioni di Reais (1,8 milioni di Euro). La Commissione per l’Etica del Senato ha già archiviato dieci accuse contro Sarney e la crisi, poco gradita al presidente Lula, si avvia alla conclusione.