Gabriele Pedullà, Il Sole-24 Ore 12/8/2009;, 12 agosto 2009
L’INESAURIBILE FASCINO DEI ROMANZI
Il libro più profetico: Il duca di Mantova di Franco Cordelli (Rizzoli, 2004). Il duca del titolo è Silvio Berlusconi, intrattenitore di una grande balera chiamata Italia. Il romanzo ha cinque anni, ma Cordelli ha appena vinto la causa per diffamazione intentatagli da Cesare Previti per queste pagine (primo grado).
Il romanzo più musicale: Se consideri le colpe di Andrea Bajani (Einaudi tascabile, 2009). Con la sua prosa Bajani fa quel che vuole: guida i suoi lettori per una Romania invisibile assieme a un ventenne chiamato a seppellire la madre imprenditrice che tanti anni primaè partita a cercar fortuna nella terra promessa della deregulation industriale.
La storia d’amore più originale: In assenza di Blanca di Antonio Muñoz Molina (Passigli, 2002). La passione come metamorfosi in un racconto fantastico degno di Cortázar. Il libro perfetto (ma poco noto) di un autore ultimamente dalla vena troppo copiosa.
Il libro più inquietante per i clienti di Trenitalia: La vicevita. Treni e viaggi in treno di Valerio Magrelli (Laterza, 2009), regesto di pluridecennali incidenti di viaggio per le ferrovie d’Europa.
Il più bel romanzo storico degli ultimi anni: Il medico di corte di Per Olov Enquist (Feltrinelli, 2006).
Il più bel romanzo-saggio (dai tempi di Musil): Diario di un anno difficile di John M. Coetzee (Einaudi, 2008). Trama elementare e struttura folgorante, per un libro in cui ogni pagina è divisa in tre parti per i pensieri di lui (scrittore impegnato nella stesura della sua ultima fatica), i pensieri di lei (la sua affascinante dattilografa) e il saggio che a poco a poco prende forma sotto gli occhi del lettore.
Il romanzo più teologico: La persecuzione del rigorista di Luca Ricci (Einaudi, 2008). Un calciatore che non sbaglia un rigore, un giovane sacerdote loico e miscredente e l’impossibilità di negarsi alla Grazia.
Il libro più darwiniano: Dove credi di andare di Francesco Pecoraro (Mondadori, 2007). Uomini di mezza età impegnati in una lotta, sempre perdente, con giovani e agguerriti trentenni: sette racconti agonici sulla guerra civile contemporanea.
La più acuta disanima di «quel che resta del ’68»: Rosso di Uwe Timm ( Le Lettere, 2005). Il colore del socialismo, della passione, del sangue.
La scoperta più sorprendente: La casa vuota di Willem Hermans ( Bur, 2005).
Dopo i primi tentativi disastrosi di resa in tedesco e in francese, l’olandese Hermans ha vietato la traduzione dei suoi libri e solo ora, dopo la sua morte, si sta imponendo all’estero.