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 2009  agosto 12 Mercoledì calendario

MESSICO L’ESERCITO DEI NUOVI TRAFFICANTI


La «Familia» conta su 9.000 uomini, armati e addestrati Codice d’onore, anfetamine e cocaina. Lo sbarco in Europa

EL PASO (Texas) – Il regno della Familia è la Terra Caliente, sulla co­sta messicana del Pacifico, negli sta­ti di Guerrero e Michoacán. Il suo leader è Nazareno Moreno Gonza­lez, detto El Chayo ma meglio cono­sciuto come El mas loco , il più paz­zo. Il capo militare – per ora – è Servando Martinez, alias la Tuta . La sua specialità è il traffico di droga verso gli Stati Uniti: pacchi di coca e soprattutto anfetamine prodotte in quantità industriali in dozzine di la­boratori ben nascosti. Non è dunque un caso che «La Familia Michoacá­na » sia considerata dagli americani come una delle più pericolose orga­nizzazioni del narcotraffico.

Rispetto agli altri cartelli, la gang presenta caratteristiche inedite. In­tanto è relativamente «nuova». La polizia fissa la sua nascita nel settem­bre 2006 quando un commando as­salta un bar di Urupuan e semina morte. I killer, prima di fuggire, la­sciano un biglietto che vuole essere una firma: «La Familia non uccide per soldi, non uccide le donne, non uccide gli innocenti, colpisce sola­mente quelli che se lo meritano. la giustizia divina». E qui spunta l’altro elemento di novità. I membri dell’or­ganizzazione si considerano dei giu­stizieri e tramandano la frottola che la loro lotta è per proteggere dalle scorrerie del crimine. Forse in origi­ne è stato così. O in parte. Esperti statunitensi ritengono che la banda possa essere nata dalla fusione tra ambienti criminali e elementi di una milizia rurale decisi a fermare le in­cursioni degli avversari: il Cartello del Golfo e quello del Milenio . Ma, successivamente, ha copiato metodi e mezzi inserendosi nel mercato de­gli stupefacenti.

Il leader maximo, El mas loco , ha introdotto un ferreo codice d’onore che proibisce «l’uso di droghe o alco­lici », obbliga la lettura della Bibbia – ne sono state trovate copie nei co­vi – e dei libri dell’autore evangeli­co statunitense, John Eldredge. Uno strano mix di New Age e di cristiane­simo, con la riscoperta della Natura e dei «valori sani». Sempre il capo ha finanziato corsi di indottrinamen­to per i suoi uomini e arruolato dei «missionari» che tengono sedute per «irrobustire lo spirito e la men­te ». I «soldati» del clan sono spesso costretti ad imparare i testi e gli scrit­ti del padrino. Aforismi impastati con precetti religiosi.

Presentandosi sempre come schermo contro «le anime cattive» la Familia ha stretto rapporti con il potere politico negli stati di Guerre­ro, Michoacán e nel distretto federa­le. Collusioni emerse in modo evi­dente con l’arresto, in maggio, di 10 sindaci e 9 alti ufficiali di polizia. Un blitz preceduto da un’altra operazio­ne dell’anti-droga che ha sorpreso il numero due del clan, Rafael Hernan­dez, ad un battesimo. I presunti giu­stizieri, però, dimostrano di amare poco la Giustizia. Di recente, dopo la cattura di alcuni uomini, hanno rea­gito con una vendetta spietata: deci­ne di agenti e loro parenti sono stati assassinati. In un altro agguato han­no fatto fuori 12 poliziotti, una stra­ge accompagnata da un volantino: «Vediamo se provate ad arrestare al­tri di noi».

Quella dei messaggi è un’altra pas­sione dell’organizzazione che ha per­sino un dirigente addetto alle pubbli­che relazioni, Dioniso Plancarte, El Tio , lo zio. Scrive ai giornali, compra inserzioni pubblicitarie, fa propagan­da via Internet, organizza interviste telefoniche per i boss, cura l’ufficio stampa imponendo uno stile di co­municazione e persino un colore – il verde – per i poster affissi su mu­ri e cavalcavia. L’ultima sortita me­diatica ha avuto per protagonista, nei primi giorni d’agosto, il capo mi­­litare la Tuta che ha negato di aver pianificato rappresaglie contro le for­ze dell’ordine, ha offerto una tregua al presidente messicano Felipe Cal­deron (originario di Michoacán), ma ha ribadito che i suoi uomini non permetteranno che le altre ban­de invadono la Tierra Caliente . El Tio ha invece espresso la volontà di offrire lavoro e di finanziare la co­struzione di scuole o biblioteche sempre in omaggio alla visione pseu­do- messianica del boss.

I nemici giurati della Familia so­no i Los Zetas , i sicari ingaggiati dal Cartello del Golfo. Una volta si sparti­vano gli affari, oggi si scambiano col­pi micidiali. Con decapitazioni, ag­guati con armi da guerra, esecuzio­ni, rapimenti. Fonti statunitensi ri­tengono che di recente El mas loco abbia firmato un’alleanza con il su­perpadrino della droga, El Chapo Guzman , signore del Cartello di Sina­loa. Un’intesa che permette alla Fa­milia di incrementare le attività cri­minali – in particolare l’invio di an­fetamine – lungo due direttrici: la prima riguarda l’asse Tijuana-San Diego-Los Angeles; la seconda El Pa­so- Houston-Atlanta. In base a recen­ti indagini della Dea americana il movimento criminale avrebbe rap­presentanti in almeno 30 cittadine statunitensi. Inoltre ha messo radici in Belgio, Olanda e Cina, una chiara indicazione che da fenomeno locale il network si è trasformato in un’en­tità con ambizioni internazionali. Un’espansione segnata dall’invio di emissari in paesi asiatici e del Medio Oriente con la missione di acquista­re prodotti chimici necessari alla produzioni dello «ice», il ghiaccio, il nomignolo dato alle anfetamine.

Al pari di altre realtà narcos messi­cane, la Familia ha una struttura cen­trale egemone dalla quale poi si dipa­nano vari «rami», spesso confusi e intrecciati ad altri. Ad, esempio, du­rante il 2008 sono esplose delle mi­cro- scissioni dalla dirigenza storica, conosciuta come Los Sierras . Fonti di intelligence hanno individuato quattro spezzoni: Los Historicos , ri­masti alleati con i Los Zetas ; Los Ex­torsionistas , commercianti e agricol­tori interessati a imporre tangenti su qualsiasi attività nella regione di Michoacán; Los Cobradores de deu­das, alleati con il Milenio e Sinaloa; un quarto filone che si dedica al rac­ket dei film piratati. Imprese econo­miche diversificate che garantisco­no alla banda introiti cospicui.

E a difesa di questo apparato la gang schiera la sua milizia, quasi 9mila uomini, ben addestrati e dota­ti di fucili d’assalto, spesso acquistati dall’altra parte del confine, negli Usa. In alcune aree di Michoacán i banditi osano indossare delle divise con la si­gla FM cucita sul petto e usano vettu­re che somigliano a quelle della poli­zia. Un’altra manovra per presentarsi come un contro-potere alternativo al­la stato. Se le autorità lasciano un vuoto, la Familia è pronta ad inserir­si per dimostrare – a modo suo – che è «socialmente utile». E questa fi­losofia distorta permette a El mas lo­co di ordinare lo sterminio dei nemi­ci. Vittime della presunta «Giustizia Divina» che vanno ad aggiungersi a quelle della guerra tra cartelli che at­tanaglia il Messico. Ben 10mila morti dal 2006 ad oggi e, purtroppo, non si intravede la fine.