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 2009  agosto 12 Mercoledì calendario

ORA SPAGNOLI E INGLESI LITIGANO SUI TENORI


Non bastasse l’eterna querelle su Gibilterra, adesso spagnoli e inglesi litigano pure sui tenori. L’anno scorso la Bbc chiese a una giuria di esperti una classifica dei venti migliori tenori di tutti i tempi, anche se poi vennero votati solo quelli del XX secolo, che hanno inciso dischi, perché, a parte i vociologi italiani nei loro peggiori deliri, come cantassero davvero Rubini o Duprez nessuno lo sa né lo può sapere. L’hit parade «made in Uk» consacrò al primo posto Plácido Domingo seguito, per limitarsi alla top five, da Enrico Caruso, Luciano Pavarotti, Fritz Wunderlich e Jussi Björling. Non mancarono le consuete eccentricità britanniche, dato che, com’è noto, oltremanica le orecchie sono fatte in modo diverso. Passi per Peter Pears, decimo per gloria britteniana riflessa, ma che fra i venti tenorissimi della storia ci siano Peter Schreier (quattordicesimo) e Anthony Rolfe Johnson (diciassettesimo) lo possono pensare davvero soltanto gli inglesi.
In ogni caso, il verdetto griffato Bbc è risultato indigesto agli spagnoli, che adesso hanno realizzato la loro controclassifica a cura di una qualificata controgiuria, tutta iberica con due eccezioni italiane: il torinese Giorgio Gualerzi, critico di Famiglia cristiana, e Giancarlo Landini. Attraverso un complesso meccanismo di punti, alla fine è risultato primo Beniamino Gigli (a quota 470). Poi vengono Alfredo Kraus (462), ancora Caruso (460), Tito Schipa (453) e Aureliano Pertile (450). Domingo si è piazzato solo diciassettesimo e, stavolta, preceduto da Pavarotti, quindicesimo.
Ora, è chiaro che tutte queste classifiche servono solo a divertire i melomani sotto l’ombrellone, concesso e non dato che non siano in giro per festival. Ma le scelte latine sembrano decisamente più sensate di quelle anglosassoni, benché ignorino tutti i russi (per la Bbc, il grande Sergey Lemeshev era ventesimo) e tutti i francesi: forse Georges Thill poteva starci. In ogni caso, almeno per chi non ci vive, l’Italia è ancora terra di voci: per la Bbc, su venti i big italiani sono sei; per gli spagnoli, dieci (oltre a quelli già citati, Franco Corelli, Carlo Bergonzi, Giacomo Lauri-Volpi, Mario Del Monaco e Pippo Di Stefano, ed excusez du peu!). Però il vero aspetto inquietante è un altro: sui venti eletti in Spagna, di vivi ce ne sono appena tre e soltanto uno, appunto Domingo, è ancora in carriera e oltretutto verso la fine. Visto che l’opera senza tenori proprio non si può fare (oppure si fa unicamente il barocco e, a giudicare dai cartelloni affollati di Händel e Monteverdi, almeno nei Paesi civili, non ci manca molto), ci si preparano tempi cupissimi.