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 2009  agosto 12 Mercoledì calendario

BIG MAC E ROSSETTI PER MISURARE LA CRISI


Con la crisi economica globale scoppiata dopo il fallimento di Lehman Brothers, niente sarà più come prima. Compresi gli indicatori economici che sono serviti fino a oggi per calcolare gli effetti della recessione sul potere di acquisto dei consumatori e dunque sullo stato di salute delle imprese. Ecco allora che anche a Wall Street non si guarda più solo al solito e noioso Ism manifatturiero ma si tengono d’occhio indici meno ”convenzionali”. Come quello della lunghezza delle gonne, corte in epoca di espansione e lunghe in epoca di recessione. O quello sul numero di orti condominiali spuntati nei cortili delle case. Ma anche il lipstick index, che misura la temperatura della crisi dalle vendite di rossetti. Gli economisti sono arrivati a monitorare l’acquisto di cravatte (un mercato del lavoro instabile porta più uomini a comprare cravatte per migliorare la propria immagine) e quello di biancheria intima che solitamente non presenza grossi sbalzi di vendite. Quindi, se scendono improvvisamente significa che i portafogli sono più vuoti. Lo stesso ex numero uno della Fed, Alan Greenspan, ha ammesso di considerare le vendite della biancheria maschile per misurare lo stato di salute dell’economia. Fino al più curioso: l’indice ”hot waitress” (tradotto letteralmente, ”cameriere calde”). In sostanza, peggio va la congiuntura più ”calde”, nel senso di più attraenti e sexy, sono le cameriere. Questo perchè le ragazze carine che in un momento di boom economico troverebbero subito lavoro in un agenzia di modelle o nei settori del marketing e delle pubbliche relazioni, quando scoppia la crisi devono accontentarsi di servire ai tavoli di un ristorante.
Occhio al rossetto

«Quando le vendite dei rossetti salgono, la gente non compra abiti. Quando le cose vanno male le fdonne comprano altri rossetti», disse negli anni ”90 Ronald Lauder, il presidente del colosso della cosmesi Esteé Lauder coniando un nuovo barometro dei trend economici. Il Lipstick Index (indice del rossetto) è dunque chiamato quel fenomeno per cui sembra che nei momenti di recessione economica le vendite di rossetto schizzino in alto seguendo gli indicatori della recessione. Se l’indice ha toccato il 255 di crescita alla fine del 2008 ora si attesta attorno al 6 per cento. Segno che la recessione è sulla via del tramonto.
Il Mac Index

E’ matematico: il fatturato dei fast food Mc Donald’s aumenta tutte le volte che i consumatori non possono più permettersi di andare a cena in ristoranti costosi. Occhio anche al Big Mac Index dell’Economist, la ricerca periodica della rivista britannica che fotografa le dinamiche del mercato dei cambi basandosi sulla teoria della parità del potere d’acquisto. Secondo tale teoria, i tassi di cambio dovrebbero allineare il prezzo dei prodotti in ogni mercato: l’indice dell’Economist, invece che a un paniere di beni, ricorre però ad un prodotto diffuso in quasi tutto il mondo, il Big Mac di Mc Donalds, il cui prezzo in ogni paese viene tradotto in dollari per poter effettuare delle valutazioni rispetto al biglietto verde. Ebbene, secondo le ultime rilevazioni nei Paesi di Eurolandia ci vogliono in media 4,62 dollari per comprare appunto un Big Mac, il 29% in più rispetto a quanto si spende negli Usa, dove ci si ferma a 3,57 dollari. L’indice nel 2008 evidenzia dunque un euro ancora forte anche se meno sopravvalutato rispetto al 2007, quando un Big Mac costava la bellezza di 5,34 dollari in Eurolandia.
L’indice valigia

Tempo di vacanze e di valigie. L’indagine di Visa Europe Suitcase Index mette a confronto il costo di 16 oggetti che si portano in vacanza abitualmente, dagli occhiali da sole al costume da bagno, in 17 delle principali mete turistiche di tutto il mondo. Indispensabile per gli smemorati incalliti che devono scegliere la destinazione delle vacanze, ma soprattutto utile per conoscere gli effetti della crisi sui prezzi del ”kit” del turista. Ebbene, gli Stati Uniti si sono rivelati la meta più economica con un costo totale dei 16 oggetti di 551 euro. A seguire nella classifica il Regno Unito con un costo di 597 euro. Chi invece ha deciso di trascorrere le vacanze ai Caraibi deve sperare che la propria valigia non vada smarrita, perchè ha scelto la meta più costosa al mondo per riacquistare tutti i 16 oggetti, con un prezzo complessivo di 162.723 dollari Giamaicani, pari a 1.286,71 euro. Seconda, la Bulgaria con 927 euro.