Bruno Gambarotta, La stampa 10/8/2009, 10 agosto 2009
L’APOCALISSE DELLE FORMICHE
L’estate del 1991 fu dominata da un piccolo libro che produsse una grande deflagrazione. Piccolo di formato: 108 pagine per il modico costo di 11 mila lire. Una bomba fin dal titolo. Gli autori - Gino (Vignali) & Michele (Mozzati) con l’allora ventenne Matteo Molinari - spiegano nella prefazione intitolata Un gioco: «Anche le formiche nel loro piccolo s’incazzano è un titolo rubato, come rubate sono tutte le battute - 540 - di questo libro. Si tratta di una delle tante, geniali intuizioni di Marcello Marchesi».
Sarà anche stata una geniale intuizione del grande Marchesi, ma un titolo così dissacrante non si era mai visto sul glorioso catalogo dell’Einaudi. Scandalo e dimissioni di Oreste del Buono che dirigeva la collana dei Tascabili (Anche le formiche... porta il numero 43) e aveva avallato l’operazione con una appassionata postfazione (Gino & Michele: umoristi milanesi). O.d.B. scriveva: «Sono battute popolari, non sono state messe insieme secondo una ricetta di buon gusto e di buone maniere. Altrimenti non sarebbero battute popolari. La sovversione non è alla superficie, ma dentro». Nessuno, all’uscita del libro, colse il segnale. Nessuno comprese che Anche le formiche... era un’apocalisse laica. Le formiche del titolo eravamo noi, cittadini italiani, che nel nostro piccolo non ne potevamo più di partiti diventati associazioni a delinquere. Molte di quelle battute avvistavano l’approssimarsi del tornado che sarebbe stato catalogato come Mani pulite.
Per valutare la forza profetica di quel libretto è sufficiente effettuare una campionatura random. Al numero 527 leggiamo: «Il Partito Socialista Italiano cambia nome? Non importa: li riconosceranno dalle impronte digitali» (Mauro Mellini). Saranno sufficienti pochi mesi perché la profezia si avveri. Milano, 17 febbraio 1992: l’ingegnere Mario Chiesa, socialista, è presidente del Pio Albergo Trivulzio ed è divorziato da Laura Sala. La signora si lamenta: gli alimenti che riceve dall’ex marito sono troppo scarsi in relazione ai suoi redditi effettivi. La signora ha perfettamente ragione, il Nostro socialista rampante (si parla di lui come del futuro sindaco di Milano) viene sorpreso mentre sta incassando nel suo ufficio i 7 milioni di una tangente. A condurre la brillante operazione è stato un pubblico ministero molisano, tale Antonio Di Pietro. Sono sufficienti 7 miseri milioni per dare inizio alla rottamazione dei partiti della Prima Repubblica. Per una singolare coincidenza, tutto ha inizio in un ricovero per anziani indigenti e le royalties del libro di Gino & Michele come delle successive Formiche (edite da Baldini & Castoldi) sono destinate al «Centro di solidarietà Augusto Porro» di Pontesesto di Rozzano, Milano. Chissà se Trivulzio e Porro si sono mai incontrati quando erano in vita.
Milano, primavera del 1992, Bettino Craxi prende le distanze da Mario Chiesa, definendolo «un mariuolo». Lo sventurato rispose, raccontando tutto per filo e per segno. Il 1991 è anche l’anno della liquefazione dell’Urss con il fallito golpe di Mosca del 19 agosto e le dimissioni di Gorbaciov (umiliato da Eltsin in mondovisione) alla fine dell’anno. Anche la Jugoslavia si smembra e gli albanesi sbarcano sulle nostre coste a decina di migliaia. Per fortuna, il 16 giugno a Pontida Umberto Bossi dà inizio alla secessione proclamando la Repubblica del Nord, con Mantova capitale. Sempre a proposito di formiche, a giugno c’è il saggio finale degli allievi delle scuole di recitazione di Torino. Una giovane e minuscola insegnante di musica si presenta sul palcoscenico trascinandosi dietro una sedia più grande di lei e dà vita a una esilarante galleria di personaggi femminili. «Come ti chiami?» «Luciana Littizzetto, quattro Ti e due Zeta». Con Massimo Scaglione la invitiamo ad Aosta, per la prima edizione di Bravo, grazie!, il concorso di cabaret ideato dai fratelli Calì, condotto da Fabio Fazio, con Moana Pozzi valletta. Luciana stravince e Bruno Voglino, presente nella giuria, la introduce nella squadra di Avanzi. Serena Dandini vede in lei una pericolosa rivale e le fa una guerra spietata. Luciana torna a Torino ma non si arrende. Il tempo le darà ragione. In quei giorni era in visita ad Aosta il presidente della Repubblica Francesco Cossiga, «l’unico partigiano torturato dai tedeschi perché tacesse» (vedi Anche le formiche..., vol. IV). Fabio Fazio ci invita a sviluppare un format anch’esso in anticipo sui tempi: un quiz (Porca miseria!) incentrato sui bilanci delle famiglie italiane e sulle acrobazie per arrivare alla fine del mese. Fatto ora, spopolerebbe, così come spopolava in quei giorni il film di Salvatores Mediterraneo.
Torniamo alle nostre Formiche: «E’ difficile credere ancora negli ideali, ma per un compenso adeguato si può fare». Bersaglio principale delle frecce di Gino & Michele sono i socialisti, forse perché è dato per scontato che i democristiani facciano la cresta sugli appalti, fa parte del loro Dna. Anche le formiche... proietta la sua lunga ombra profetica fino ai giorni nostri. Con Groucho Marx si evoca lo spettro della crisi: «Durante la Grande Depressione del ”29 in Central Park i piccioni portavano le briciole di pane ai passanti». A Enzo Biagi che afferma: «Se Berlusconi avesse le tette farebbe anche l’annunciatrice!», Gino & Michele replicano: «Non è vero che se Berlusconi avesse le tette farebbe l’annunciatrice. E’ vero invece che se l’annunciatrice avesse le tette se la farebbe Berlusconi». Infine, dal film Personal Service, una citazione da incidere su una lapide da affiggere sul muro esterno di Villa Certosa o di palazzo Grazioli: «A che serve essere vecchi se non si può essere un po’ sporcaccioni?». Oppure, a scelta, quest’altra, di Jerry Hall: «La vera fonte della giovinezza è avere una mente porca».