Antonio Castaldo, Corriere della sera 10/8/2009, 10 agosto 2009
QUELLI CHE DEVONO LA VITA AD UN MINUTO DI RITARDO
«Dai Lorenzo, fa’ presto». Il ragazzo ingoia un frappuccino dopo l’altro, e proprio non ha voglia di dar retta alla madre. Sono le 18 a New York, il sabato della tragedia. Paola Casali cerca di convincere il figlio tredicenne a staccarsi dal bancone di Starbuck’s. L’elicottero della Liberty Tours li aspetta ancora qualche minuto. Poi decolla senza di loro. Mentre già prenotava il volo successivo, Paola sente dello scontro in volo: «E pensare che dovevamo esserci anche noi».
Fatti apparentemente minori a volte balenano nella routine e cambiano il corso della vita. In questo caso è bastato il capriccio di un adolescente, altre volte un ritardo, la sveglia difettosa, il traffico sulla strada dell’aeroporto. È stata ad esempio una maschera a proteggere Adriana Bonetti dal fuoco di Viareggio. Ma non una qualsiasi, quella di Burlamacco, disegnata nel 1930 da suo padre Uberto. Il giorno della strage, il 29 giugno, era a Milano per presentare una mostra sul simbolo viareggino quando l’esplosione ha devastato anche la sua abitazione. In certi casi è come se una mano invisibile muova gli eventi per sollevare qualcuno dai pericoli e colpire altri senza motivo. Il 27 novembre scorso, a Mumbai, il manager alberghiero Alessandro Augier era appena uscito dall’hotel Oberoi, quando un commando di terroristi ha aperto il fuoco all’impazzata falciando 125 persone. Nel più misterioso tra gli ultimi disastri aerei, il volo 447 dell’Airfrance inabbissatosi nell’Atlantico dopo il decollo da Rio de Janeiro, ci sono stati almeno sei casi di passeggeri messi in salvo da un ritardo all’aeroporto, o addirittura da un avvertimento divino: «Dio mi ha detto che la mia fossa era aperta, sarei morto. E così ho annullato il viaggio», ha raccontato il pastore Glàuco Oliveira. L’ingegnere marchigiano Claudio Freddi è rimasto in Brasile per un più prosaico impegno di lavoro. Due ragazzi brasiliani hanno perso il volo perché la loro carta di credito era bloccata. Mentre una coppia di Merano, Kurt e Johanna Ganthaler, ha cambiato prenotazione atterrando senza problemi a Parigi. Da lì hanno preso l’auto per tornare a casa. Ma sulla via del ritorno sono finiti fuori strada, schiantandosi contro un muro. E per lei non c’è stato nulla da fare.
La porta del destino di Ian Thorpe si è invece spalancata la mattina dell’ 11 settembre. Il nuotatore australiano aveva in programma una visita sul tetto delle Torri Gemelle. Uscito dall’albergo, è tornato indietro perché aveva dimenticato la macchina fotografica. Tempo qualche minuto, e a poche centinaia di metri dalla meta ha visto i grattacieli sbriciolarsi. Sulle ceneri di Ground zero si raccontano molte storie simili a questa, ritardi provvidenziali come quello del manager Howard Lutnik. Arrivò in portineria e fu travolto dal fiume di persone in fuga. Molto più assurda la vicenda di Feliz Sanchez, 28 anni, che il giorno prima si era dimesso dalla sede dalla Merrill Lynch. Due mesi dopo era sull’Airbus dell’American Airlines diretto a Santo Domingo schiantatosi al suolo dopo il decollo. Tutti morti i passeggeri, compreso Felix, che forse aveva esaurito il suo credito con la buona sorte.