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 2009  agosto 09 Domenica calendario

Gli Usa in crisi comprano americano. Messico e Canada: Obama ci ripensi Il primo partner commerciale degli Stati Uniti non è la Cina (solo seconda) ma il Canada

Gli Usa in crisi comprano americano. Messico e Canada: Obama ci ripensi Il primo partner commerciale degli Stati Uniti non è la Cina (solo seconda) ma il Canada. Al terzo posto per l´import-export con gli Stati Uniti non c´è la Germania bensì il Messico. L´intensità dei legami fra i tre partner nordamericani, legati dal trattato di liberoscambio Nafta, spiega l´importanza del vertice di due giorni che si apre oggi a Guadalajara, in Messico. Un appuntamento delicato per Barack Obama. Malgrado la sua popolarità personale nei Paesi vicini, il leader Usa arriva a Guadalajara nella posizione dell´imputato. L´accusa: protezionismo. Il premier canadese Stephen Harper e il presidente messicano Felipe Calderòn lo incalzeranno sulla famigerata clausola "Buy American", inserita dal Congresso dentro la manovra di spesa pubblica a sostegno della crescita. Il ministro canadese del Commercio estero, Stockwell Day, ha lanciato un avvertimento esplicito alla vigilia del summit. «L´America - ha detto - deve aprire gli occhi su quel che rischia: di questo passo scatteranno le nostre contromisure. E nel gioco delle rappresaglie protezioniste tutti finiscono impoveriti». "Buy American" ha già creato danni notevoli a molte aziende canadesi, escluse dalle gare d´appalto per lavori pubblici e forniture alla Pubblica Amministrazione negli Stati Uniti. La formulazione di "Buy American" è insidiosa, perché anche le aziende Usa che lavorano per un committente pubblico rischiano di perdere i concorsi se usano materiale importato. La difficoltà di isolare un´economia globalizzata come gli Stati Uniti provoca effetti-boomerang e conseguenze autolesioniste. Un caso estremo è quello di alcune città americane rimaste a corto di filtri per gli impianti di depurazione dell´acqua potabile. Quei filtri sono prodotti da un colosso "made in Usa" per eccellenza, la General Electric. Però vengono da stabilimenti collocati sul suolo canadese, e includono componenti importati dall´Ungheria. Il Messico ha una lista di recriminazioni ancora più lunga. Non c´è solo "Buy American". A marzo il Congresso di Washington ha sospeso unilateralmente la libertà di circolazione dei Tir messicani, introdotta dal trattato Nafta. L´hanno travolta due campagne parallele. Da una parte il potente sindacato dei camionisti Usa, i Teamsters (generosi finanziatori della campagna elettorale di Obama) da anni denunciano la violazione delle norme di sicurezza da parte dei concorrenti messicani. Dall´altra i movimenti ambientalisti - da Sierra Club a Greenpeace - accusano i Tir messicani di non rispettare le regole anti-smog. Anche in questo caso, il Congresso a maggioranza democratica si è mostrato sensibile alle sirene del protezionismo. Un disastro per l´industria messicana: dovendo trasbordare tutte le merci al confine su Tir Usa, gli esportatori sono "tassati" per un costo aggiuntivo di 400 milioni di dollari all´anno. Le tensioni Usa-Messico vanno ben oltre la sfera commerciale. In cima al dialogo tra Obama e Calderòn ci sarà l´emergenza-narcos. In una spaventosa escalation di violenza, intere zone del Messico sono sottratte di fatto al controllo dello Stato. I sanguinosi regolamenti di conti tra le gang "sconfinano" sempre più spesso oltre la frontiera Usa, preoccupando l´opinione pubblica dall´Arizona al Texas. I messicani accusano gli Usa di non assumersi tutte le proprie responsabilità: da una parte è a Nord il principale mercato di sbocco che traina il business degli stupefacenti dal lato dei consumi; d´altra parte per il lassismo della legislazione sulle armi è sempre negli Stati Uniti che i narcotrafficanti riforniscono i propri arsenali da guerra. Un tasto dolente nelle relazioni Usa-Messico è anche la politica dell´immigrazione. Obama ha fatto un gesto distensivo importante, con le nuove norme sulla detenzione "civile ed umana" dei clandestini, varate due giorni fa dal suo segretario alla Homeland Security, Janet Napolitano. E´ un progresso significativo per voltare pagina rispetto agli abusi contro i diritti umani dei clandestini. Ma resta tutta da definire la riforma delle regole sull´immigrazione. Anche su questo terreno, Obama deve fare i conti con le spinte protezioniste di una parte del Partito democratico, accentuate dagli effetti della recessione. Con 15 milioni di disoccupati, il clima politico non è ideale per liberalizzare i permessi di residenza.