Eleonora Della Ratta, Il Sole-24 Ore 10/8/2009;, 10 agosto 2009
IMPORTO IDEE DA PECHINO
la Cina la passione di Alessandro De Toni, milanese, 32 anni, professione cool hunter. Alessandro viaggia tra l’Italia e il paese del Dragone e in questo periodo vive a Pechino per studiare le nuove tendenze per la Tea (Trends explorers associated). La passione per questo mestiere è nata durante l’università: «Ho iniziato a fare
cool hunting per un interesse verso lo studio e l’analisi delle tendenze di consumo- spiega Alessandro De Toni- . Durante i corsi di psicologia sociale all’università mi è sorto questo interesse e senza dubbio la "carta" Cina è stato il mio vantaggio competitivo per poter cominciare a fare questo lavoro».
La conoscenza della lingua cinese, infatti, lo ha reso un ottimo corrispondente per studiare le nuove tendenze: un’attività piuttosto complessa, che segue diversi step, lo studio di un fenomeno o di un brand, il lavoro "per strada" per raccogliere materiale e la stesura di un report. «Fino a oggi mi sono occupato soprattutto di moda, design e food - racconta Alessandro - , in genere dopo aver ricevuto un brief su un settore faccio una ricerca preliminare sul web, solo dopo prendo la macchina fotografica e vado in giro».
Gli itinerari urbani vengono costruiti a tavolino. Lungo il percorso scelto Alessandro registra ciò che accade: «Prendo atto delle diverse esperienze di consumo in maniera immediata e intuitiva, senza ricondurle in schemi prestabiliti: grandi scarpinate in città, fotografie, appunti, chiacchierate con la gente che incontro». Tutto il materiale viene ordinato per individuare i temi correnti, le specificità locali, le influenze globali.
La Cina è un laboratorio ideale per un cool hunter: « stata invasa da un giorno all’altro da una miriade di brand e prodotti che poco tempo fa non esistevano nemmeno: la competizione è selvaggia e la conoscenza dei marchi dei cinesi over30 è molto molto bassa - spiega Alessandro - . C’è chi paga una fortuna per comprarsi una giacca di Romamaster, solo perché il negozio di questo sconosciuto brand è in un quartiere di negozi di lusso italiani. Poi per puro caso compra una camicia di Gucci e ti dice: «Però, questa camicia non veste male!».
Inoltre accanto a consumatori più liberi si affiancano improvvisati avventurieri, incursioni nel kitsch più sfrenato ma anche idee innovative e vincenti».
Il cool hunting sembra essere più vicino alla sociologia che alla moda: « Cool hunter in fin dei conti è un termine commerciale per dare una patina "cool" all’osservazione etnografica, un ramo della ricerca qualitativa che non ha grande spazio in Italia e che personalmente non credo ne avrà nemmeno nei prossimi anni: non sono molte le aziende italiane che investono in questo tipo di ricerca, anche perché non abbiamo questa tradizione nemmeno nella formazione universitaria».