Francesca Milano, Gianluca Schinaia, Il Sole-24 Ore 10/8/2009;, 10 agosto 2009
IL MAESTRO UNICO NON SAR MAI SOLO
Il maestro unico resta un modello teorico. Le scuole lo aggirano, fanno i salti mortali per organizzare l’orario con i docenti a disposizione, ma non rinunciano all’impostazione dei "moduli". Gli insegnanti prevalenti, infatti, non saranno mai gli unici a gestire una classe: in alcuni casi l’orario è stato ripartito equamente tra due maestri prevalenti, a cui si affiancano altri tre docenti per coprire le ore restanti. In altre scuole, invece, il maestro prevalente seguirà una prima per 22 ore a settimana ( quelle previste dal contratto naziona-le), mentre le restanti ore saranno assegnate agli insegnanti di inglese, religione, educazione fisica (si veda la tabella a fianco).
A Bologna, nella scuola elementare "XXI aprile", per esempio, il vicario del dirigente scolastico, Flavia Malvezzi, spiega che «per le classi a tempo pieno non cambia nulla: due maestre si distribuiscono equamente (umanistico e scientifico) le ore anche del pomeriggio; invece per quelle a 30 ore settimanali si attuerà il maestro prevalente per 22 ore».
Diversa la scelta dell’istituto comprensivo "Fontanile Anagnino" di Roma: «Qui – racconta il preside Riccardo Brugner – abbiamo deciso con delibera di non adottare la riforma. Funziona tutto come prima, le classi a tempo pieno hanno due insegnanti in ambito scientifico e umanistico più quelli di complemento, invece nelle classi a tempo ordinario (30 + 1 di mensa), ci sono un’insegnante e mezzo. Prima le insegnanti avevano 4 ore di compresenza, adesso sono tutte risucchiate dalle supplenze: non ci sono più soldi. A giugno abbiamo già finito i fondi delle supplenze stanziati per tutto il 2009».
Disubbidiscono anche nella scuola elementare dell’VIII circolo di Catanzaro. La preside Anna Carrozza è più che decisa: «Non adotto il maestro unico neanche sotto tortura, è stata una disgrazia. Qui nessuna famiglia ha chiesto il maestro unico, ogni maestra è specializzata. Far fare matematica a un docente che dall’85 insegna italiano vuol dire impoverire le risorse che sono cresciute grazie alla formazione pagata dalla scuola, è anacronistico».
«In base alle richieste delle utenze – dicono dalla scuola "Trilussa" di Milano – vorremmo mantenere due maestri e il tempo pieno, però quest’anno le nomine sono in ritardo per cause ministeriali e quindi se le risorse non ce lo permetteranno passeremo in alcune classi al maestro unico».
Scampato il pericolo del maestro unico – che comunque non è prescrittivo, come ha ribadito la Corte dei conti – resta il nodo delle compresenze, che scompaiono da settembre.
«Ci aspetta un rientro a scuola nel caos – spiega Mimmo Pantaleo, segretario generale Flc Cgil ”: le scuole hanno organici ridotti, che sono stati calcolati sull’orario a 27 ore, senza però tenere conto che alcune famiglie hanno scelto il modello da 30 ore. L’eliminazione delle compresenze ”aggiunge ”comporterà la perdita del posto di lavoro per moltissimi insegnanti precari, ossia quelli con supplenze annuali, che da settembre resteranno a casa».
Nonostante le difficoltà denunciate dal sindacato, c’è anche chi prova a ridimensionare il problema.« impreciso parlare di tagli – spiega il direttore generale dell’ufficio scolastico regionale della Toscana, Cesare Angotti ”: i tagli ci sarebbero se l’ordinamento restasse lo stesso, ma il numero dei docenti venisse ridotto. Invece in questo caso siamo di fronte a un nuovo ordinamento, non confrontabile con quello in vigore fino all’anno scorso».
Il nuovo ordinamento prevede l’eliminazione delle ore di compresenza nelle elementari, che porta con sè una diminuzione delle risorse necessarie in organico. «Nonostante questo ”afferma Angotti – siamo riusciti a soddisfare tutte le richieste delle famiglie, comprese quelle del tempo pieno». Secondo il direttore toscano, i docenti precari hanno comunque trovato una collocazione: «Alcuni insegnanti di ruolo sono andati in pensione, liberando delle cattedre».
Dall’Emilia Romagna il direttore dell’Ufficio scolastico regionale Marcello Limina spiega che «l’impegno è stato quello di confermare iposti già esistenti in termini di personale.
Tuttavia è evidente che le problematiche legate ai tagli hanno sicuramente un impatto sulla realtà».
In Lombardia l’organico è passato da 101.500 docenti a 97mila. «Ma, grazie ai pensionamenti e ai trasferimenti – spiega il direttore Giuseppe Colosio – solo poco più di un migliaio di precari non verranno richiamati». Per i precari che non avranno un incarico annuale, ci sarà un’indennità pari ( quasi) alla metà dello stipendio, garantita dalla convenzione «salva precari» tra ministero dell’Istruzione, Inps e ministero del Lavoro (si veda Il Sole 24 Ore del 6 agosto).
Nella primaria la riduzione dei docenti più forte riguarderà le regioni del Sud:-8% in Molise; -7% in Campania, Puglia e Sicilia. Le ragioni vanno cercate nella riduzione del numero di alunni che si registra proprio nel Meridione, mentre al Nord, pur aumentando il numero di iscritti (grazie agli stranieri) la quota dei docenti è rimasta pressoché invariata negli anni.