Fabio Pozzo, La Stampa, 09/08/2009, 9 agosto 2009
"Se l’olio sullo scaffale è venduto a 4 euro c’è qualcosa che non va" - E’ meglio l’olio d’oliva extravergine del discount o quello industriale di marca? «In realtà, il principio con i quali entrambi sono prodotti è lo stesso», spiega Roberto Burdese, il presidente di Slow Food Italia
"Se l’olio sullo scaffale è venduto a 4 euro c’è qualcosa che non va" - E’ meglio l’olio d’oliva extravergine del discount o quello industriale di marca? «In realtà, il principio con i quali entrambi sono prodotti è lo stesso», spiega Roberto Burdese, il presidente di Slow Food Italia. «Si tratta di prodotti assemblati in Italia o altrove, che sono il risultato di un mix di olive e oli che provengono dal bacino del Mediterraneo. Anche quelli di marca italiana contengono materia prima d’origine spagnola greca, piuttosto che tunisina... Ci sono alcuni prodotti industriali di marca che cercano di garantire una qualità e caratteristiche standard. E ci sono oli commercializzati dalle grandi catene di distribuzione, con il loro logo, che fanno altrettanto. Così, come esistono prodotti che rispondono esclusivamente alla competizione commerciale,». Veniamo al consumatore. Quali consigli dare? «Anzitutto, leggere l’etichetta. Dal primo luglio è obbligatoria l’indicazione di provenienza della materia prima. Un passo importante, una battaglia che ci ha visti in prima linea, come Slow Food, insieme a Coldiretti. un diritto del consumatore sapere che cosa c’è nella bottiglia d’olio: quando lo sa, può scegliere». L’origine italiana è una garanzia? «Mediamente la nostra produzione è di qualità. E comunque, la stessa trasparenza è una garanzia: chi non ha nulla da nascondere, probabilmente ha lavorato con serietà». Andiamo avanti. «In secondo luogo, bisogna informarsi sul prodotto: chi lo produce, da dove provengono le olive, come è andata l’annata se si tratta d’olio prodotto da realtà artigianali e medio piccole. Imparare a conoscerlo, scegliendo anche sulla base del proprio gusto. E poi, è necessario guardare al prezzo. Più è basso e, salvo qualche particolare promozione, più bassa è la qualità. Oppure, non sono stati pagati il giusto i fornitori, i contadini: e anche questo è sbagliato. Si fa presto a fare i calcoli: l’ultima a quotazione dell’olio all’ingrosso è di 2,43 euro al chilo. Ci sono i tappi, la bottiglia, e altri costi: è chiaro che se sullo scaffale è venduto a 4 euro c’è qualcosa che non va». In questo modo, però, solo chi può spendere può assicurarsi la qualità. «Non è così. sufficiente utilizzare con parsimonia l’olio, farlo durare di più: in questo modo ci si può permettere una spesa maggiore al momento dell’acquisto. Si può anche usare una qualità superiore per condire e cucinare con un prodotto che costa meno. Inoltre, chi vive in una regione che produce olio può acquistare direttamente dal produttore locale, dai frantoio. Qui l’origine è garantita».