VARI 9/8/2009, 9 agosto 2009
VARI PEZZI SULLO SCONTRO TRA UN ELICOTTERO E UN PIPER SU MANHATTAN (CINQUE ITALIANI MORTI)
Piper contro elicottero sull’Hudson. I due velivoli s’inabissano. Nessun superstite
Erano turisti. Ancora ignote le cause dello scontro. Sull’aereo anche un bimbo
Disastro nel cielo di Manhattan
nove morti, cinque gli italiani
I nomi delle vittime: Tiziana Pedrone, Fabio e Giacomo Gallazzi, Michele e Filippo Norelli
dal nostro corrispondente FEDERICO RAMPINi
Disastro nel cielo di Manhattan nove morti, cinque gli italiani
La collisione
NEW YORK - " il più terribile crash tra un elicottero e un aereo sopra Manhattan mai accaduto nella storia", annuncia terreo il sindaco Michael Bloomberg. Nove morti tra cui cinque italiani, turisti in cerca di un’avventura gioiosa e inebriante: il volo in elicottero sopra New York. I loro nomi si conoscono nella notte: Tiziana Pedrone, Fabio e Giacomo Gallazzi, Michele e Filippo Norelli.
Sono rimasti uccisi nello schianto in pieno cielo, tra l’Eurocopter della Liberty Tours su cui viaggiavano gli italiani, e un piccolo aereo da turismo Piper. Una tragedia assurda, a mezzogiorno in punto in una bellissima giornata di sole, con una visibilità perfetta sopra i cieli di New York. La giornata ideale per andare al molo numero 40 sul fiume Hudson, e lì fare la fila con altre migliaia di visitatori all’eliporto della Liberty Tours, per salire sopra i ”taxi del cielo”. Ma a mezzogiorno (le 18 italiane) a quel volo della Liberty con il pilota e i cinque italiani a bordo è accaduto l’inspiegabile.
Lo scontro in pieno cielo sullo Hudson, l’impatto con il Piper decollato da Teterboro nel vicino New Jersey e diretto a Ocean City, un pilota e due passeggeri (un adulto e un bambino) a bordo. " l’aereo che sembrava fuori controllo, fuori posto", ha dichiarato un testimone oculare alla tv locale NY1. Un altro, un turista a bordo della nave-traghetto che porta alla Statua della Libertà, racconta a Fox Tv News: "L’ala del Piper è stata tranciata di netto dalle pale dell’elicottero, che poi è precipitato, è caduto a picco come un sasso".
La dinamica spiega quello che il sindaco deve ammettere alle tre del pomeriggio (le 21 in Italia), quando sono stati ripescati due cadaveri: "Non c’è speranza di trovare superstiti. Questa non è più una missione di salvataggio, ma solo di recupero dei corpi. E dobbiamo agire con cautela perché le acque dello Hudson in quel punto sono agitate da forti correnti, torbide, con poca visibilità. Non voglio rischiare la vita dei miei sommozzatori". Nelle ore immediatamente successive alla tragedia saranno recuperati i corpi delle tre persone, fra cui un bambino, del piccolo aereo, identificate come Steven Altman, il pilota proprietario del Piper, il fratello Daniel e il nipote Douglas. Questa mattina, alla ripresa delle ricerche, viene localizzato un quarto corpo: si trova all’interno del relitto dell’elicottero. Ritrovata anche la scatola nera di uno dei velivoli.
Il sindaco già in conferenza stampa conferma che sull’elicottero tutti i passeggeri erano italiani. "Dobbiamo avvisare amici e parenti ma non parlano inglese, abbiamo mandato degli interpreti". Interrogato sulle cause della tragedia, Bloomberg non trova spiegazioni plausibili: "Non c’è stata nessuna indicazione che uno dei due piloti avesse un problema. Però da un altro aereo nelle vicinanze, il comandante aveva avuto l’impressione che quei due fossero in rotta di collisione. Ha mandato l’avviso via radio. Non sapremo mai se quell’avvertimento è stato ricevuto". E sarà difficile avere una ricostruzione esatta.
Gli elicotteri di quel tipo e i piccoli aerei da turismo non sono tenuti ad avere una "scatola nera" a bordo come quella che registra tutti i dati di volo dei jet passeggeri. Un’ipotesi è che il pilota del Piper che volava sull’asse Nord-Sud abbia "accecato" quello dell’elicottero che si muoveva da Ovest a Est, e che un’ala del velivolo abbia colpito il rotor.
Riesplodono le polemiche sulla scarsa sicurezza nei cieli sopra Manhattan. Alla conferenza stampa il sindaco è stato incalzato dalle domande sul "caos sopra Manhattan", sulla congestione di quello spazio aereo, sulla frequenza di incidenti o quasi-incidenti.Bloomberg ha evocato gli interessi economici di New York: una metropoli dove non pochi banchieri di Wall Street amano tagliare i tempi di percorrenza dall’aeroporto al centro noleggiando un elicottero; e dove lo stesso business della Liberty Tours e concorrenti è una ricca fonte di entrate fiscali per le casse municipali (il turismo gareggia con l’alta finanza per il fatturato annuo che procura alla Grande Mela).Bloomberg ha scaricato le scelte difficili sulla Federal Aviation Authority: "E’ la Faa - ha detto - a stabilire le regole sui voli". Dopo l’11 settembre 2001 l’agenzia federale di controllo dei cieli ha imposto un giro di vite sui passeggeri, con le procedure di sicurezza all’imbarco. Ma è stata meno severa nel restringere l’accesso allo spazio aereo: sopra i grattacieli di Manhattan gli aerei continuano a volare decollando dai tre scali vicini (Jfk, LaGuardia e Newark), così come da tanti piccoli scali privati come Teterboro.
L’11 settembre ha lasciato un segno nell’efficienza delle squadre di soccorso: ieri pochi minuti dopo la collisione il fiume Hudson era già invaso da battelli della polizia e dei vigili del fuoco, squadre di soccorso
e sub con i sonar in azione. Per più di un’ora le tv e radio locali hanno lasciato sperare che vi fossero dei sopravvissuti, da uno a sette, dicevano. Poi l’atroce verità, la ricerca delle famiglie e degli amici da contattare.
(9 agosto 2009)
I piloti: "Area congestionata e senza regole"
Il sindaco Bloomberg: "La città deve restare accessibile"
L’autostrada sul fiume di New York
migliaia di voli in nome del business
dal nostro corrispondente FEDERICO RAMPINI
L’autostrada sul fiume di New York migliaia di voli in nome del business
NEW YORK - I cieli più affollati del mondo con due milioni di voli all’anno sopra il territorio urbano, una compagnia di elicotteri per turismo (Liberty Tours) con una inquietante catena di incidenti alle spalle: tre in 12 anni. La maledizione del fiume Hudson poteva colpire in qualsiasi momento. La causa della tragedia è chiara nelle ciniche parole del sindaco di New York, Michael Bloomberg. Mentre annuncia che non ci sono superstiti gli viene chiesto se non sia urgente imporre restrizioni al traffico aereo iper-congestionato in quella zona sopra Manhattan. "La città - risponde secco Bloomeberg - ha un interesse commerciale a restare pienamente accessibile".
E’ lo sporco segreto che si nasconde dietro i tanti, troppi incidenti avvenuti con frequenza e regolarità impressionante, in quell’angolo di cielo affollato come un’autostrada. Jet passeggeri in volo dai tre aeroporti della città, piccoli aerei da turismo, elicotteri per turisti, per businessmen danarosi e frettolosi, per le riprese aeree delle reti televisive: tutti incrociano tutti, il viavai è incessante, terrificante.
Tragedie sono state sfiorate ed evitate per la bravura di un pilota, come accaduto a gennaio al volo US Airways 1549, con i motori fuori uso per lo scontro con uno stormo di uccelli. In quel caso il comandante Sully Sullenberg riuscì a evitare l’impatto con i grattacieli di Manhattan, a compiere un inaudito "ammaraggio" con la pancia del velivolo sullo Hudson, salvando tutti i 155 passeggeri. Incidenti dove il bilancio poteva essere molto più pesante. Come la caduta di un altro elicottero della Liberty Tours appena due anni fa, nel giugno 2007, poco distante dal Lincoln Tunnel.
In quel caso la fortuna dei turisti a bordo fu che si trattò "solo" di un guasto al motore, l’elicottero non venne giù di schianto, fecero in tempo ad aprirsi e a gonfiarsi i galleggianti di salvataggio, ci furono diversi feriti, alcuni anche gravi, ma nessun morto.
L’assurdità di questo Far West dei cieli, che nessuno ha voluto regolamentare per non disturbare il business, è ben descritta da Doug Butler, pilota d’elicottero che lavora per le troupe televisive di Fox News, e sorvola regolarmente proprio quel tratto sopra il fiume Hudson, tra Manhattan e il New Jersey. "I passeggeri che salgono su quegli elicotteri per turisti - dice Butler - non ricevono praticamente nessuna istruzione sul da farsi in caso di emergenza. Niente che assomigli alle istruzioni che vengono date prima del decollo di un aereo. E sono migliaia gli elicotteri turistici che sorvolano quell’area ogni anno".
Butler descrive quell’angolo di cielo come "affollatissimo, una zona dove si vola a vista, con la Visual Flight Rule". Lo conferma il pilota Dan Rose alla Cnn: "Non è necessaria autorizzazione di volo e non agiscono i controllori dei cieli, in quel tratto". In mancanza di una regìa centrale come quella delle torri di controllo, lì valgono regole molto rudimentali. "Si tiene la destra, come sulle strade, ma non è detto che tutti i piloti dei piccoli aerei da turismo abbiano l’esperienza sufficiente per destreggiarsi in quella zona".
Gli fa eco un altro pilota che sorvola spesso quella zona, Jon Scott. "Le imprese di voli turistici sono tante - dice Scott - , come la Liberty Tours. Quegli elicotteri decollano uno dopo l’altro, a frequenza ravvicinata, soprattutto nelle stagioni di punta del turismo. Pilotare quegli elicotteri è come circolare su un autostrada congestionata, con pochi centimetri di spazio dal paraurti dell’auto che ti precede". Ma c’è un modo in cui i piloti possono comunicare fra loro, per segnalarsi problemi, ed evitare le collisioni in mezzo al cielo?
"In teoria - dice Scott - dove c’è il volo a vista i piloti dovrebbero sintonizzarsi su una lunghezza d’onda speciale, una frequenza riservata, proprio per quello spazio aereo sopra Manhattan. Ma non è detto che lo facciano sempre. E in ogni caso non è neppure obbligatorio farlo". Queste sono le storie che si raccontano dopo, le verità terribili che vengono a galla quando l’irreparabile è accaduto. Nessuno avverte i turisti, milioni ogni anno, che accorrono in visita alla Grande Mela. Il sorvolo su Manhattan, con l’elicottero che sfiora la Statua della Libertà, che accarezza le cime dei grattacieli per consentirti di fare le foto più belle della tua vacanza, è un’attrazione emozionante a cui pochi sanno resistere. Non ti dicono che è un gioco con la morte.
(9 agosto 2009)
Le storie delle vittime italiane e americane. Il pilota del Piper figlio di un "angelo dei cieli"
I Norelli erano in viaggio per festeggiare i 25 anni di matrimonio
Compagni di viaggio e amici nella vita
distrutte due famiglie bolognesi
Tiziana Gallazzi si è decisa a volare solo all’ultimo minuto. E’ morta insieme al marito e al figlio Giacomo
I due ragazzi, entrambi studenti di liceo, su Facebook sognavano la metropoli
Compagni di viaggio e amici nella vita distrutte due famiglie bolognesi
Giacomo Gallazzi e Filippo Norelli
BOLOGNA - I padri, ciclisti dilettanti, ne avevano parlato a lungo, progettando quel viaggio a New York mentre pedalavano sui colli bolognesi. I figli, entrambi studenti di liceo, sognavano i grattacieli e la vita della metropoli, si scambiavano foto e annunciavano la partenza su Facebook. C’era emozione nelle loro parole, l’attesa per quel volo in elicottero sulla skyline, prenotato fin dall’Italia. Centotrenta euro a persona per guardare Manhattan dall’alto.
A New York per festeggiare 25 anni di matrimonio. Michele Norelli, 52 anni, era titolare di un negozio che produce cornici e vende prodotti per l’arredamento al centro commerciale Lame, in via Marco Polo. Sorrideva prima di salire sull’elicottero insieme al figlio Filippo, studente al liceo scientifico Sabin che avrebbe compiuto 17 anni a novembre. A terra era rimasta sua moglie, Silvia Rigamonti, insegnante in un comune del bolognese, che si è salvata proprio perché temeva quel volo. In Italia era invece rimasto un altro figlio, Davide, 23 anni, studente di Economia aziendale, che aveva a sua volta il progetto di andare a New York con la fidanzata, ma in settembre.
Per i Norelli quel viaggio aveva un significato molto particolare: era quello con cui la coppia avrebbe festeggiato, assieme agli amici, il 25esimo anniversario di matrimonio. Davide ha saputo dell’incidente aereo guardando la televisione. Non erano ancora stati diffusi i nomi, ma la sensazione che quel tragico incidente potesse avere riguardato la sua famiglia lo ha spinto a telefonare alla madre. Ha saputo così di avere perso padre e fratello.
La paura del volo, poi la decisione di salire lo stesso. Tiziana Gallazzi, una casalinga che saltuariamente dava una mano in un’oreficeria, prima di raggiungere gli Usa aveva espresso le sue paure per il volo in elicottero, ma poi aveva cambiato idea. Si era decisa a forzare se stessa per vedere New York dall’alto, per condividere quell’emozione con il marito Fabio Gallazzi, che aveva una ditta di rappresentanza di prodotti per aziende metalmeccaniche e con il figlio Giacomo, studente sedicenne al liceo scientifico Fermi. E’ morta con loro, precipitando insieme agli amici di sempre nelle acque dell’Hudson. Giacomo era una giovane promessa della pallacanestro. Alto 1.90, grazie alla sua struttura fisica, giocava come ala nella prima formazione degli under 17 della Bsl, in una squadra di ragazzi di un anno più grandi. Il suo allenatore Roberto Rocca lo ricorda come "un giovane istintivo, gioviale e sempre sorridente". Come la sua famiglia, che sapeva prendere la vita con leggerezza, senza fare pressione sui figli: "Anzi, l’anno scorso, quando Giacomo ha passato un momento difficile perché giocava poco, loro gli sono stati vicino dicendogli le parole giuste".
Pilota del Piper, figlio di un "angelo dei cieli". Steven Altman, il pilota del piccolo Piper al centro dell’incidente sull’Hudson in cui hanno perso la vita i cinque italiani, era un ricco imprenditore immobiliare di Filadelfia. David Altman, il padre di Steven e di Daniel, un’altra delle vittime dell’incidente, aveva cominciato a volare non giovane e si era distinto per il suo servizio con Angel Flight East, un gruppo di volontari che trasportano su piccoli aerei pazienti gravemente ammalati. Con i due fratelli ha perso la vita anche il figlio di Daniel, Doug, che aveva 15 anni. La società immobiliare degli Altman possiede migliaia di appartamenti in New Jersey, Pennsylvania e Delaware. Gli Altman hanno anche parecchi aerei di proprietà. Steven Altman aveva preso la licenza di pilota nel 2001.
Salvi grazie a un ritardo. Si sono salvati una turista romana di 42 anni, Paola Casali, e il figlio Lorenzo, tredicenne: avevano prenotato il tour sull’elicottero precipitato, ma sono arrivati troppo tardi all’eliporto della 30/a strada. Destino? "Sono confusa, ma penso di essere stata molto fortunata", ha detto la donna: "Oggi per me comincia una nuova vita". La Casali ha raccontato che il figlio ieri le aveva detto che era preoccupato e che aveva paura di volare. "Avrebbe voluto fermarsi in uno Starbucks, ma lei le aveva detto che il tour era perfettamente sicuro perché l’aveva fatto sei anni fa".
(9 agosto 2009)
Paola Casali, una turista romana di 42 anni, aveva prenotato il tour sull’elicottero precipitato ieri nell’Hudson per lei e per il figlio Lorenzo, 13 anni, ma è arrivata troppo tardi all’eliporto della 30esima strada e sono ancora vivi. Mentre la donna e il figlio aspettavano l’elicottero successivo si è cominciata a spargere la notizia che era successo un terribile disastro. "Sono confusa, ma penso di essere stata molto fortunata", ha detto la donna: "Oggi per me comincia una nuova vita".
MARIO CALABRESI
Era l’ultima occasione per guardare Manhattan dal cielo, l’ultima possibilità per salire su un elicottero della Liberty Tours all’eliporto sotto Times Square e decollare verso la Statua della Libertà, volando lungo il fiume Hudson. L’ultima estate per regalarsi un’emozione costosa ma alla portata di molti turisti. La loro cancellazione era già stata decisa, proprio per motivi di sicurezza, ma le proteste delle agenzie di viaggio avevano convinto il sindaco a prorogare il servizio almeno fino alla fine dell’anno. Così ieri l’Eurocopter AS 350 era ancora in azione per regalare alle famiglie in vacanza, soprattutto italiane, spagnole e giapponesi, il sogno della Grande Mela dal cielo. Dopo l’11 settembre, ma soprattutto dopo che nel 2005 un piccolo aereo, pilotato da una stella del baseball professionistico, era entrato in un grattacielo dell’East Side, già era stato deciso di proibire i voli sulla città.
Solo elicotteri medici e governativi avevano il permesso di sorvolare Manhattan, tutti gli altri non potevano allontanarsi dallo specchio d’acqua del fiume.
Ma da maggio il numero di voli dei turisti era stato ridotto in nome della crociata verde del sindaco Michael Bloomberg, per diminuire il rumore e i danni all’ambiente. Dall’altra parte dell’isola, sull’East River, invece era tassativamente proibito perché non c’è il controllo radar dei voli.
Il tema era da tempo talmente discusso e controverso da essere entrato anche nella campagna elettorale, tanto che uno dei possibili sfidanti (poi ritirato) alla carica di sindaco, il deputato democratico Anthony Weiner, ha proposto il divieto totale di volo degli elicotteri civili sulla città, perché considerato troppo pericoloso: immaginate quale possibile choc, nella città degli attentati dell’11 settembre, potrebbe produrre uno schianto tra le case.
Per i newyorkesi da anni era un non senso veder decollare in continuazione i piccoli velivoli blu, che si aggiungevano a quelli di chi, per evitare code e ingorghi, arrivava a Manhattan con l’elicottero privato dai due grandi aeroporti, il Kennedy e lo scalo internazionale di Newark in New Jersey. Nonostante perplessità e proteste però l’industria del turismo l’aveva avuta vinta, almeno per questa ultima estate e così questi piccoli elicotteri continuavano a decollare in continuazione per il giro breve, durata tra i sei e gli otto minuti, sufficiente soltanto ad avere un colpo d’occhio mozzafiato e a girare attorno alla Statua della Libertà. Per pochi c’era anche quello superpanoramico e più costoso (per mezz’ora anche mille dollari a famiglia) che regalava tutta la vista racchiusa dai due grandi ponti: a Nord si poteva arrivare fino al Washington Bridge, sopra la Columbia University, dall’altra fino all’Atlantico, là in fondo alla Baia dove tutto si chiude con il Ponte di Verrazzano.
Un’avventura che appariva sicura, emozionante ma senza rischi, anche se gli elicotteri volavano a vista, con il solo ordine di tenersi lontani dalle rotte di aerei grandi e piccoli che passano sopra New York. D’inverno, la stagione migliore per ammirare i grattacieli dall’alto grazie all’aria tersa, non c’era mai la fila per salire, ma d’estate toccava aspettare per ore e così era stato per quel gruppo di amici italiani - padri con i figli - che ieri aveva deciso di concedersi un’esperienza da raccontare. La loro felicità si è trasformata in tragedia in pochi minuti, sotto gli occhi atterriti delle mogli che erano rimaste a terra e degli amici che viaggiavano con loro e che stavano aspettando fuori dall’hangar il loro turno per sorvolare la città.
Il 2009 è l’anno nero per i voli sul fiume, proprio quello in cui si celebra il quattrocentesimo anniversario della prima navigazione dei suoi 500 chilometri da parte di un occidentale: l’esploratore inglese Henry Hudson, l’uomo che, al servizio della Compagnia delle Indie Olandesi, lo ha risalito tutto e gli ha lasciato il nome. Prima era chiamato Muh-lui-kun-Ne-tuk, che significa «Il fiume che fluisce in entrambi i sensi», così come lo avevano battezzato le tribù indiane.
Quest’inverno, il 15 gennaio, in uno dei giorni più freddi dell’anno c’era stato il miracolo della Us Airways, quando un Airbus 320 decollato dall’aeroporto La Guardia e diretto a Charlotte in North Carolina aveva incrociato uno stormo di anatre e le aveva risucchiate nei suoi motori che si erano improvvisamente bloccati. Il disastro non era accaduto quel pomeriggio solo per la genialità e il coraggio del capitano Chesley «Sully» Suyllemberger. «Piloti così - titolò il New York Magazine - non ne nascono più». Grazie al suo amore per alianti e deltaplani era stato capace di planare con entrambi i motori in stallo ed era atterrato nel fiume sei minuti dopo il decollo, salvando la sua vita e quella di altre 154 persone. Non c’era stata nessuna vittima anche se la temperatura dell’acqua era di soli cinque gradi. Ieri invece faceva caldo e, anche se in estate la temperatura oscilla tra i 18 e i 20 gradi, questa volta il miracolo sull’Hudson non c’è stato, per colpa di un impatto mortale, prima in volo e poi con l’acqua.
A gennaio i passeggeri del volo dell’US Airways avevano avuto il tempo di accorgersi di tutto e di sentire la voce ferma del pilota che li avvisava che ci sarebbe stato un «duro atterraggio di emergenza». Avevano indossato i giubbotti di salvataggio e molti avevano cominciato a pregare. Nel silenzio però l’aereo si era posato sull’acqua in modo incredibilmente controllato e l’evacuazione era avvenuta senza panico.
Ieri invece la collisione con il piccolo aereo è stata improvvisa, non sapremo mai se hanno avuto il tempo di capire cosa stava accadendo, di pregare o di gridare.
Ora i sommozzatori dei pompieri e della Guardia costiera cercano con difficoltà i loro corpi, ma l’acqua è scura, quasi marrone, e la visibilità è inferiore ad un metro. Così il fiume della felicità estiva è diventato il fiume della tragedia e della morte.
Proprio a poche centinaia di metri dal punto dello schianto ogni anno a giugno un gruppo di novanta impavidi si tuffa per fare la maratona di nuoto, il giro completo dell’isola di Manhattan - 46 chilometri a stile libero - partendo dal piccolo molo che sta poco sotto Ground Zero. Le barche a vela cominciano ad attraccarsi alla fine di aprile alle boe sistemate lungo l’Upper West Side sopra il porticciolo della 79ª Strada, da cui ogni mattina partono giri in canoa e al tramonto prendono il vento temerari in windsurf che devono schivare i grandi traghetti turistici della Circle Line e quelli più piccoli e colorati di giallo dei pendolari che dal New Jersey arrivano in città. D’inverno il fiume ghiaccia solo sui bordi, resta navigabile nella sua parte bassa e diventa il regno delle chiatte che trasportano legname e benzina.
Adesso dal battello dei turisti si tireranno i fiori, le barche a vela per qualche giorno non passeranno di lì e gli elicotteri, finalmente, resteranno a terra per sempre.
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Cinque turisti italiani e quattro americani, tra i quali un bambino, che volevano vedere dall’alto la Statua della Libertà sono le nove vittime coinvolte in una sciagura aerea tra un piccolo aereo e un elicottero nel cielo.
Tutto accade sopra l’Hudson, il fiume che separa Manhattan dal New Jersey. E’ stato lo stesso sindaco di New York, Michael Bloomberg, a dire in una conferenza stampa tre ore dopo l’incidente che non c’erano superstiti: «E’ corretto dire ora - ha precisato il sindaco - che non è più una operazione di salvataggio ma di recupero delle vittime».
Nelle prime ore i cadaveri raccolti sono stati solo un paio. Per gli altri sette le ricerche continuano, ha detto il sindaco, ma con prudenza. «L’acqua consente una visibilità inferiore a un metro dalla superficie, e non è il caso di peggiorare il bilancio di una tragedia più di quanto già non lo sia». I nomi delle vittime non erano ancora stati comunicati alle agenzie cinque ore dopo la tragedia, perchè era ancora in corso la fase delle comunicazioni ai parenti.
In una giornata di perfetta visibilità e senza vento, poco dopo mezzogiorno (le sei del pomeriggio italiano), un piccolo aeroplano, un Piper PA-32, si è scontrato in volo con un elicottero Eurocopter AS 350 della compagnia di voli charter turistici Liberty Tours, che si era appena levato in volo per un giro di piacere sopra New York. Testimoni oculari hanno raccontato che l’impatto ha provocato la caduta «come un sasso» dell’elicottero, mentre l’altro velivolo ha avuto un’ala tranciata dalle pale ed è precipitato nell’acqua, a poca distanza dall’altro. Nelle prime cinque ore di ricerche i due velivoli non sono ancora stati localizzati.
Una testimone diretta, Katie Tanski di Hoboken, cittadina del New Yersey non lontana dal fiume, ha sentito il rumore dello scontro: «Ho visto l’elica dell’elicottero volar via in pezzi - ha detto Tanski - e alcuni sono finiti sulla terra ferma». Sull’altra riva, alla scena drammatica e spettacolare hanno assistito migliaia di persone, tra chi frequenta le rive del Parco cittadino sull’Hudson, ciclisti, joggers e abitanti alle finestre dei condomini che si affacciano sul fiume. I due velivoli si sono schiantati l’uno nell’altro, con le pale dell’elicottero che hanno segato un’ala dell’areo, hanno riferito molti testimoni. Il momento dello scontro e le sue immediate conseguenze sono state ripresi da qualche turista tra le migliaia che visitano il Museo dell’Intrepid, la nave storica alla fonda nell’Hudson.
Immediatamente dopo lo scontro, sulle cause del quale non ci sono ancora spiegazioni ufficiali, i traghetti e le imbarcazioni che erano in zona sono accorsi, con i primi motoscafi della Guardia Costiera e delle polizie dei due Stati dalle due sponde del fiume. Il tratto meridionale della West Street, l’arteria di Manhattan che corre lungo l’Hudson, e lo spazio aereo corrispondente per tre miglia circa, sono stati subito chiusi al traffico per facilitare le operazioni di soccorso.
L’aereo, con tre persone a bordo, era decollato dal Teterboro Airport nel New Jersey ed era diretto a Ocean City, nello stesso Stato, ma la rotta prevedeva il sorvolo di New York. I cinque italiani e il pilota dell’elicottero avevano appena iniziato il tour della compagnia Liberty Tours, che dura di solito da 15 a 30 minuti e regala viste mozzafiato della skyline cittadina. Il prezzo di queste escursioni può variare da 130 dollari, circa 100 euro, a mille dollari.
La attività degli operatori di velivoli è stata già al centro di precedenti polemiche sulla sicurezza, dopo che era successo un incidente che aveva coinvolto un elicottero della Liberty Harbor Sightseeing Tours nel luglio del 2007, in avaria quando era a 200 metri d’altezza. In quella occasione dei pontoni avevano tenuto a galla il velivolo che aveva dovuto ammarare di fortuna, con il pilota che era riuscito a salvare i sette passeggeri. Altri gitanti a bordo delle loro barche erano subito accorsi e avevano portato i primi soccorsi ai malcapitati, alcuni dei quali soffrirono solo ferite lievi.
ALESSANDRO BARBERA
ROMA
Elicotteri che viaggiano avanti e indietro dall’aeroporto al centro della città. Anche d’inverno, o con scarsa visibilità. Nuovi eliporti, e soprattutto rotte in grado di fare concorrenza alle compagnie aeree sui viaggi brevi dei clienti più ricchi. E’ quanto sarà possibile grazie alle nuove regole messe a punto dall’Enac, l’ente nazionale per l’aviazione civile. La sperimentazione è appena terminata: da settembre si partirà con quattro percorsi che taglieranno da Est e Ovest la Pianura Padana. Quindi si passerà all’ambitissima Milano-Roma. Due le alternative previste: una sull’Adriatico, l’altra da Genova e il Tirreno. Obiettivo della riforma, lo sviluppo del mercato e del traffico elicotteristico. Secondo le stime della stessa Enac, l’attuale parco italiano di 500 mezzi civili si moltiplicherà rapidamente.
La rivoluzione è quasi pronta, e riguarda i grandi mezzi a pale, quelli dotati di apparecchiature per il volo strumentale. Potranno volare a quote comprese fra 3.000 e 4.000 piedi di altezza, ovvero 1.000-1.500 metri durante la fase di crociera, più o meno trecento metri nei pressi della zona di atterraggio, quindi in città. E’ circa un terzo dei diecimila piedi previsti adesso: finora infatti la quota minima consentita era di circa tremila metri, quella spesso usata dagli aerei. Se prima quegli elicotteri erano punti quasi invisibili nel cielo, adesso potremo vederli e sentirli. Con le nuove regole gli elicotteri potranno volare anche in condizioni atmosferiche difficili: «E’ una questione di sicurezza - spiega il generale Valtero Pomponi, direttore Spazio Aereo dell’Enac - Ma così potranno essere anche più utilizzati, come in altri Paesi».
Oggi esistono infatti due tipi di volo per gli elicotteri: «Vfr», ovvero «a vista» è quello praticato per i sorvoli in città dei mezzi più piccoli e meno evoluti. Si tratta del tipo di elicottero – un Eurocopter AS 350 - che ieri si è scontrato sui cieli tersi di New York con un Piper. In questa modalità di volo l’elicottero non può decollare con il buio né in condizioni di tempo difficile o di scarsa visibilità. L’altra modalità di volo è quella definita «Ifr», permessa solo ai grandi apparecchi con cabina «pressurizzata». Le nuove regole dell’Enac riguardano questi ultimi: si tratta degli elicotteri che hanno a bordo sistemi di navigazione più avanzati. Sono concentrati di tecnologia che possono costare fino a dieci milioni di euro, molto veloci, e in grado di trasportare venti persone. E costretti appunto a volare alti, troppo alti, secondo l’Enac: «In caso di cattivo tempo – spiega il generale Pomponi – a quelle altezze si possono correre rischi. Gli aerei sono dotati di sistemi capaci di eliminare il ghiaccio, gli elicotteri no». A quote più basse i rischi di ghiaccio sarebbero eliminati, e quindi il volo potrà essere effettuato in tutti i mesi dell’anno. C’è però anche un’altra ragione a favore della riforma: poiché le nuove regole permetteranno il volo «Ifr» in condizioni di ossigeno «normali», quelle tratte potranno essere percorse anche da elicotteri meno costosi, non dotati della cabina pressurizzata.
Insomma, il nuovo protocollo dell’Enac serve anche a far crescere un’industria e un business che da noi non è ancora sviluppato come ad esempio negli Stati Uniti. Prima di dare il via libera alle regole era necessaria una sperimentazione, terminata questa settimana. Enac ed Enav (l’ente nazionale per l’assistenza al volo, l’altra autorità preposta a vigilare sul traffico aereo), e con la collaborazione dell’Aeronautica militare, hanno testato i voli a bassa quota di un elicottero a cabina pressurizzata. Il velivolo era un Agusta Westland Aw139 prodotto da Finmeccanica, un velivolo capace di ospitare a bordo fino a quindici persone. L’elicottero ha coperto la distanza fra Venezia e Torino (385 chilometri) in poco più di un’ora ad una velocità di crociera di circa 300 chilometri orari. Una volta scattate le nuove regole, si potrà unire Roma e Milano in un’ora e mezza.
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FRANCESCA SCHIANCHI
ROMA
I parenti li aspettavano a terra. Mentre loro, Fabio e Giacomo Gallazzi, padre e figlio, e Michele e Filippo Norelli, anche loro padre e figlio, attraversavano i cieli di Manhattan su un elicottero da turismo. Secondo la polizia di New York sono loro, più una quinta persona, Tiziana Pedrone, le vittime dello scontro di ieri tra un piccolo aereo e un elicottero.
Turisti nella Grande Mela come centinaia di migliaia di italiani ogni anno (oltre 80 mila solo nell’agosto dell’anno scorso), attirati dallo shopping considerato «a buon mercato», grazie all’euro forte, constatano al Dipartimento del turismo americano, e spesso di passaggio anche solo per un weekend lungo, quasi fosse una capitale europea. O in viaggio lungo un itinerario ben preciso: ci sono anche gruppi di signore che ripercorrono il tour sulle orme della popolare serie tv ”Sex & the City”.
New York ha accolto nel 2008 circa 47 milioni di turisti, di cui quasi 10 milioni stranieri. Nella classifica dei Paesi di provenienza stilata dal NYC Statistics, l’Italia nel 2007 risultava sesta, con 360 mila presenze, dopo la Gran Bretagna (1 milione 237 mila), il Canada (881 mila), la Germania (547 mila), la Francia (423 mila) e la Scandinavia, intesa come Svezia, Danimarca, Norvegia e Finlandia, che tutte insieme hanno spedito nella Grande Mela 365mila turisti. All’ultaima Borsa del Turismo di Milano, a febbraio, New York è stata eletta terza città straniera preferita dell’anno, dopo Parigi e Londra, mentre il mese scorso, la American Express ha poi svolto una rilevazione sulla base dei comportamenti di spesa dei clienti. Risultato: gli Stati Uniti restano stabili tra le «top destination», grazie appunto alla passione degli italiani per New York e per Miami.
Chissà quanti, dei connazionali di passaggio tra Brooklyn e Manhattan, Queens e il Bronx, hanno approfittato della proposta di Liberty Tours, la società che, con i suoi elicotteri, organizza escursioni panoramiche nei cieli della metropoli. Per gli appassionati della città, tra una visita a Ground Zero e una al Metropolitan Museum, tra una passeggiata a Central Park e una puntata ai locali più trendy dell’East Village o del Meatpacking District, Liberty Tours offre visite ravvicinate alla Statua simbolo della città e alla vicina isola di Ellis Island, per costi che oscillano da 130 a mille dollari. In uno spazio aereo, quello sopra New York, sorvolato ogni anno da oltre due milioni di aerei.
Non è però la prima volta che succedono incidenti. In dodici anni, quello di ieri è il terzo, anche se l’unico dalle conseguenze così gravi. Due anni fa, un elicottero precipitò da un’altezza di 150 metri: in quel caso, il pilota riuscì abilmente ad ammarare sul fiume Hudson, e i sette passeggeri vennero tratti tutti in salvo. Nel 1997, la pala di un elicottero colpì inavvertitamente un edificio di Manhattan, obbligando il pilota a un atterraggio d’emergenza: anche in quel caso ci fu solo molta paura, ma, fortunatamente, nessun ferito.
Ma il caso più celebre di incidente sul fiume Hudson è stato a gennaio di quest’anno, quando un aereo della US Airways decollato dall’aeroporto di LaGuardia e diretto in North Carolina, a causa di uno stormo di uccelli che mise fuori uso entrambi i motori, fu costretto ad ammarare. Manovra magistrale del pilota e atterraggio senza conseguenze, 155 passeggeri tutti sani e salvi.
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A mio avviso ci sono dei buonissimi motivi per decidere di aggiungere un tour in elicottero alle cose da fare a New York, al punto che non ho esitato a ripetere l’esperienza già fatta nel 2004, come si vede in questa foto ”di repertorio”.
1) Soprattutto se si ha poco tempo a disposizione, una escursione di questo tipo offre la possibilità di vedere la statua della libertà senza dover necessariamente investire mezza giornata per prendere il battello;
2) Dall’alto si riesce a dimensionare che tipo di disastro sia stato l’11/09; verso la fine del video che riporto di seguito si vede Ground Zero e ci si può immaginare le proporzioni del crollo, cosa praticamente impossibile da fare da terra;
3) Si riesce ad avere una visione complessiva ed originale della parte a sud di Manhattan (anche di più se si scelgono tour più lunghi del nostro).
4) Si sale su di un elicottero…cosa che ai più non capita di fare tutti i giorni ;)
Noi ci siamo rivolti a questo operatore, e con $ 75 ci siamo goduti una decina di minuti davvero interessanti. Liberty Helicopters non ha la licenza di volare sopra Manhattan, ci hanno detto che un solo operatore può farlo ma è più caro e non di poco.